Il decreto
Decreto intercettazioni, votata la fiducia: i pm controlleranno le nostre vite
La Camera ha votato la fiducia sul decreto intercettazioni. Che vuol dire? Che ormai il provvedimento ha avuto il via libera e che non sarà più possibile modificarlo. Domani ci sarà il voto finale e poi sarà legge. Il decreto amplia le possibilità, da parte delle Procure, di controllare la vita privata di tutti noi, a nostra insaputa. E il potere dei giornalisti di sputtanare politici, imprenditori e semplici cittadini. I Pm potranno ascoltare le nostre telefonate e anche controllarci con strumenti tecnologici più avanzati, come i virus informatici, che si chiamano trojan, e che vengono inviati dagli addetti allo spionaggio ai computer e ai cellulari. I Trojan funzionano come delle microspie e registrano tutto ciò che facciamo e diciamo nel corso della nostra giornata, quando siamo in giro con il cellulare o anche quando siamo in casa sotto l’occhio del Pc o del portatile.
Non esiste nessun altro paese al mondo, tra quelli a democrazia avanzata, nel quale funzioni un sistema di controllo di massa così avanzato. Centinaia di migliaia di intercettazioni che demoliscono i diritti alla privacy di alcuni milioni di persone (ogni utenza telefonica, naturalmente, trasmette le conversazioni di varie decine di persone) e assumono il ruolo di pilastro di tutto il sistema giustizia.
In parte è già così. Moltissime inchieste giudiziarie, in Italia, si fondano sulle intercettazioni. L’unica alternativa alle intercettazioni sono i pentiti. In quasi tutti gli altri paesi occidentali gli investigatori non si affidano alle intercettazioni e ai pentiti ma indagano. Una volta era così anche da noi. Oggi in Italia si realizza un numero di intercettazione circa cento volte più grande di quello delle intercettazioni britanniche. E in Gran Bretagna le intercettazioni non possono essere usate come prova, servono solo a mettere in moto una indagine. Da noi le intercettazioni sono spesso assai discutibili. Spesso, per esempio, non sono dirette ma indirette. Cioè si lavora sulla base di una registrazione telefonica o ambientale nella quale una persona (A) dice a un interlocutore (B) che (C) ha compiuto una certa azione o anche che solo ha detto che la compirà. Di norma una intercettazione di questo genere – che dovrebbe essere del tutto priva di valore – è considerata sufficiente per processare, e talvolta per arrestare il signor (C). Anche senza riscontri. Del resto non è che le dichiarazioni dei pentiti siano molto più affidabili.
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