Del Turco ha vinto. Il Consiglio di Presidenza del Senato ha ripristinato lo Stato di diritto e riconosciuto a Ottaviano Del Turco il pacifico godimento della pensione parlamentare maturata. La revoca è stata sconfessata dalla norma che prevede l’incancellabilità dell’assegno previdenziale ed è stata votata, su proposta della Presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati. La decisione “erga omnes” adottata per Formigoni ha esteso i suoi effetti a Del Turco, anche se l’esito della votazione di ieri non era scontato e il dibattito in Consiglio si è rivelato più acceso che mai.

La discussione, protrattasi per oltre tre ore, ha visto un duro scontro tra le forze politiche, dopo quanto stabilito dalla commissione Contenzioso di Palazzo Madama. In quella sede aveva prevalso la decisione per il ripristino del trattamento pensionistico per Roberto Formigoni, con una “sentenza” che annulla la delibera Grasso-Boldrini, che prevede lo stop per i parlamentari condannati. In particolare, da parte del M5S si contesta il fatto che la sentenza della Contenziosa – che di fatto annulla la delibera n. 57 – porti quindi all’annullamento di tutte le delibere conseguenti, tra cui quella che prevede la fine dell’erogazione dell’assegno a Ottaviano Del Turco.

I pentastellati, a caccia di argomenti per rinvigorire gli animi disorientati e dispersi al loro interno, potrebbero puntare sull’usato sicuro, rispolverare il vecchio armamentario e lavorare per impugnare la delibera sul reintegro del vitalizio a Formigoni. Un elemento di scarsissima rilevanza politica e di inconsistente peso economico, certo, ma comunque una buona occasione per fare da collante dei cocci del Movimento, verso il quale lo stesso Giuseppe Conte è ieri apparso più sconsolato di prima: il ricorso legale dell’avvocato Silvio Demurtas sembra aver toccato i cavilli giusti e rallentato la corsa al vertice dell’ex premier. Al Movimento serve un ritorno di battaglia identitaria, alla faccia della “svolta liberale” vanamente annunciata da Di Maio.

Come spesso accade, è Marco Travaglio a dettare la linea, e con l’editoriale di ieri il direttore del Fatto si è guadagnato un’altra querela per diffamazione, che va ad aggiungersi a quella datata 14 aprile: è ancora Guido Del Turco, assistito da Gian Domenico Caiazza, a portare in tribunale Travaglio. «Con tutte le cazzate che fanno, i Cinque Stelle non muoiono mai perché gli altri sono così», chiosava il suo editoriale, a spronare gli istinti primordiali dei grillini. Che colgono il segnale e si muovono a tutta gazzarra, richiedendo da parte del segretario generale del Senato di impugnare tutto: ogni volta che la politica dà loro torto, cercano il conforto di autorità sanzionatorie. Se ne fa portavoce la senatrice Paola Taverna, a fine incontro. «Questa decisione ci lascia assolutamente basiti», ha detto Taverna riferendosi alla sentenza su Formigoni. «Ci siamo chiesti com’è possibile che una sentenza che doveva giudicare un singolo caso, si sia espressa abrogando per intero una delibera e quindi sia ora applicabile erga omnes», ha aggiunto. Sul caso Del Turco, Taverna ha poi chiarito che se, nella richiesta di ricorso, non si propone anche la sospensione del vitalizio, la sentenza della Contenziosa è immediatamente esecutiva.

Guido Del Turco non nasconde la soddisfazione: «Si riconosce il diritto alla pensione a un uomo delle istituzioni», dice tirando il fiato. E dà appuntamento nelle aule di giustizia: «Di quello che ha detto Travaglio ne risponderà in tribunale, dove finalmente potrà conoscere un po’ meglio la vicenda di mio padre da un punto di vista giudiziario». Sul sipario che si chiude sul teatrino di chi ha cavalcato la vicenda per ricavarne un posizionamento politico, Del Turco jr. taglia corto: «L’ultima battaglia identitaria che era rimasta a Paola Taverna è stata quella contro un malato di Alzheimer. Complimenti per il coraggio», conclude. E rientrando a casa avrebbe voluto raccontare a suo padre l’esito di questa battaglia, ma l’ex leader sindacale socialista ed ex governatore dell’Abruzzo non può più gioire. Del Turco ha vinto ma non lo saprà mai.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.