Un vicepremier e ministro delle Infrastrutture (con i frecciarossa che offrono più disagi che servizi). Un politico eletto nel 2013 segretario della Lega che negli anni ha ricoperto anche il ruolo di ministro dell’Interno tra navi delle Ong bloccate e annunci supercazzola come quello celebre sulle mafie (“le elimineremo nel giro di qualche mese o al massimo anni”). L’elenco di uscite roboanti e fuori luogo del leader di partito più discusso d’Italia è lungo, ci limitiamo solo a ricordare il delirio di onnipotenza nella famosa estate delle Europee e del Papeete, con Salvini che entrò in Parlamento da aspirante premier e finì nel giro di poche settimane tra i banchi delle opposizioni.

Salvini e l’ultima bestialità

L’ultima bestialità uscita dalla bocca del vicepremier del governo Meloni non è l’attacco ai giudici nel corso di uno spazio ad hoc andato in scena nel corso del Tg1, che in tanti ribattezzano TeleMeloni per la visibilità che offre al governo di risolvere presunte crisi (celebre il falò con gli italiani dell’ex ministro Sangiuliano). La bestialità elaborata dal segretario del Carroccio riguarda un migrante del Mali di 26 anni ucciso domenica dalla polizia nel corso di un tentativo di aggressione. “Non ci mancherà” le parole di Salvini che non perde occasione per seminare odio e per cavalcare le sue battaglie politiche.

Nello specifico il 26enne aveva prima danneggiato le vetrine di alcuni negozi presenti in stazione, poi ha aggredito gli agenti della polizia municipale. Dopo circa due ore, quando la situazione di pericolo sembrava essere rientrata, si è presentato in stazione armato di coltello tentando di accoltellare un poliziotto in servizio: uno degli agenti presenti spara tre colpi, uno dei quali mortale. Mentre veniva chiamata l’ambulanza, è stato lo stesso poliziotto, un agente con molti anni di servizio alle spalle, a praticare al 26enne il massaggio cardiaco prima che i sanitari giunti sul posto ne constatassero la morte.

Salvini e gli algoritmi

Da chi da ministro dell’Interno ha fatto proclami, annunci (a Napoli ancora aspettano le telecamere) e fissato obiettivi (utopici, 5 anni dopo le mafie sono vive più che mai), in queste situazione sarebbe più giusto non commentare. E invece Salvini non perde occasione per cavalcare algoritmi e racimolare quei consensi che negli anni sono precipitati. “Con tutto il rispetto, non ci mancherà. Grazie ai poliziotti per aver fatto il loro dovere” l’elucubrazione partorita dal suo “gulliver”.

Salvini e il Tg1 colonizzato per 4 minuti: attacco ai giudici

Poche ore prima aveva colonizzato per 4 minuti il Tg1 della Rai (servizio sulla carta pubblico la cui edizione delle 20 dura mezz’ora) per attaccare i giudici che hanno bloccato il trasferimento dei 12 (dodici) migranti in Albania. Salvini, imputato a Palermo nel processo Open Arms, ha attaccato quei magistrati “che ribaltano il voto popolare e le leggi del governo, con delle interpretazioni politiche”, auspicando che quelli “che hanno rovinato la vita negli anni a decine di migliaia di italiani ne paghino personalmente le conseguenze”.

“Riteniamo che gli oltre quattro minuti di intervista al ministro Salvini – scrive il comitato di redazione del Tg1 – abbiano leso uno dei principi alla base del nostro mestiere: l’equidistanza tra i soggetti di cui siamo chiamati ad occuparci”. “Quell’intervento in diretta del ministro non è informazione, ma propaganda”, aggiunge il sindacato Usigrai.

La replica dell’Unirai, sindacato dei liberi giornalisti Rai: “Cresce il malessere nella redazione del Tg1 per i continui attacchi che arrivano dalla politica che pretende di dettare sommari e scalette al Servizio Pubblico. Il primo telegiornale italiano, nel rispetto dei principi del pluralismo e della completezza dell’informazione, il giorno della contestata intervista a Salvini ha intervistato l’ex procuratore Caselli, il giorno prima il presidente dell’Anm Santalucia. Chi dipinge una testata sbilanciata e faziosa viene puntualmente smentito dai numeri. Agcom e Osservatorio di Pavia dimostrano infatti che il Tg1 da oltre un anno si distingue per un equilibrio assoluto fra tutti i partiti. E con riferimento allo spazio riservato al maggior partito di opposizione, questo non ha precedenti nella storia della stessa testata”.

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Giornalista professionista, nato a Napoli il 28 luglio 1987, ho iniziato a scrivere di sport prima di passare, dal 2015, a occuparmi principalmente di cronaca. Laureato in Scienze della Comunicazione al Suor Orsola Benincasa, ho frequentato la scuola di giornalismo e, nel frattempo, collaborato con diverse testate. Dopo le esperienze a Sky Sport e Mediaset, sono passato a Retenews24 e poi a VocediNapoli.it. Dall'ottobre del 2019 collaboro con la redazione del Riformista.