Era stata trovata morta nel Piave a Spresiano (Treviso), ora la svolta nel delitto della 30enne Anica Panfile. I Carabinieri di Treviso, infatti, hanno eseguito il fermo di indiziato di Franco Battaggia, imprenditore nel settore ittico, tanto da essere definito il “re del pesce” ed ex datore di lavoro della donna. I militari lo hanno fermato su provvedimento della Procura e ora il 77enne è accusato di omicidio e tentata soppressione di cadavere aggravata.

Fermato dai carabinieri

Battaggia era indagato dallo scorso giugno nell’inchiesta sull’omicidio della donna di origini romene e madre di quattro figli. Il 77enne è un ex pezzo grosso della criminalità trevigiana, legato anche alla Mala del Brenta. Alle spalle una condanna già scontata per omicidio, tanto da essere uscito di prigione dopo 21 anni nel 2011.

Proprio Battaggia, finora indagato a piede libero, ai carabinieri aveva detto che Anica Panfile aveva un debito di soldi. La donna – secondo quanto riferito dal 77enne – gli avrebbe chiesto 10mila euro. E Battaggia  l’aveva aiutata con 5mila euro. L’uomo fu l’ultimo ad aver visto la donna e ha raccontato di averla accompagnata in un negozio ad Arcade.

La morte di Panfile

Il 18 maggio Anica Panfile era uscita da casa per andare al lavoro. La 30enne lavorava, facendo le pulizie in abitazioni private: quella mattina doveva andare proprio in una casa ad Arcade. Quel giorno però non è mai tornata a casa. Il marito – preoccupato – non vedendola tornare, ha lasciato trascorrere qualche ora, provando a contattarla, telefonandola, aspettandola a casa. Ma in seguito si è recato ai carabinieri per denunciare la scomparsa. Il 21 maggio il cadavere di Panfile è stato trovato nel fiume a Spresiano.

Redazione

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