Nel “Si&No” del Riformista spazio al caso Andrea Delmastro, il sottosegretario alla Giustizia del governo Meloni rinviato a giudizio per violazione di segreto d’ufficio sul caso Cospito. Deve dimettersi? Favorevole Walter Verini, senatore del Partito Democratico, secondo cui Delmastro deve dimettersi perché “fornì carte di limitata divulgazione per colpire parlamentari d’opposizione“. Contrario Roberto Giachetti, deputato Italia Viva che ribatte: “No alle dimissioni perché si consegnerebbero ancora una volta le sorti della politica nelle mani dei pm”.

Qui il commento di Roberto Giachetti:

Quando ho sentito il sottosegretario Delmastro Delle Vedove tuonare “io non mi dimetto perché sono innocente” ho pensato tra me e me: ma chi te lo chiede! Mi sono illuso… Pochi minuti e sono arrivate svariate richieste di dimissioni. Ora che i Cinque stelle per un rinvio a giudizio chiedano le dimissioni non mi stupisce, anzi la considero una ovvietà, fatico ad abituarmi all’idea che ormai anche per il Partito democratico la piega giustizialista sia diventata la stella polare.
Dunque ancora una volta si decide di consegnare nelle mani dei magistrati le sorti della politica. Sarebbe fin troppo banale rilevare che un rinvio a giudizio sia solo la fase iniziale di un procedimento giudiziario e che la nostra Costituzione considera non colpevole qualunque persona fino a sentenza definitiva. E non voglio neanche troppo sottolineare che la legittima scelta del gup sia in netto contrasto con le richiese del pm, segno quanto meno di una forte incertezza sul piano giudiziario.

Quello che rileva tristemente in questa richiesta è, ancora una volta, la incapacità di una consistente fetta della classe dirigente di questo paese di scegliere la scorciatoia giudiziaria per la battaglia politica. E quando parlo di classe dirigente mi riferisco solo a cinque stelle, pd e sinistra e verdi che oggi sono in prima linea per chiedere le dimissioni di Delmastro delle Vedove, ma anche agli stessi sodali del sottosegretario (e dei giornali che a lui fanno riferimento) oggi messo sulla graticola che, per fare un esempio, a parti invertite, solo qualche mese fa si sono accaniti contro, fino a quasi il linciaggio pubblico, Aboubakar Soumahoro per una vicenda giudiziaria, anch’essa solo all’inizio, che non lo ha mai investito direttamente. Conterà poco per la pubblicistica e la platea casta dei giustizialisti ma noi siamo diversi. Quanto è semplice per noi, con quale serenità ci troviamo a reagire, difronte a situazioni di questo tipo. Quanto ci aiuta una sorta di automatismo culturale nel ragionare sulla base di una concezione giuridica che prescinde dal caso in specie, e dal soggetto che è investito dalle polemiche, sia esso amico o avversario, nel prendere una posizione tanto serena quanto determinata.

La nostra diversità dai populisti di destra e di sinistra, dai giustizialisti di destra e di sinistra probabilmente non ci rende popolari ma certamente di consente di continuare a lottare a testa alta perché il nostro Paese trovi finalmente il modo e le forme per ritornare a venerare le fondamenta della cultura liberale ed illuminata in tema di giustizia e lo facciamo con la serenità e la determinazione di chi sa che in parti avverse non solo ci siamo trovati aggrediti dagli stessi che oggi difendiamo ma che domai ne potremmo essere nuovamente vittime.
Io sono radicalmente contro le dimissioni di Andrea Delmastro delle Vedove perché voglio cambiare la parte peggiore di questo Paese e di questa classe dirigente. Perché non voglio scivolare nell’oscurantismo di una concezione giuridica giustizialista per ottenere qualche percentuale in più lucrando sul terreno del populismo rinnegando gli ideali sui quali mi sono formato. Il mio obiettivo è riuscire a trasformare il sentimento più retrogrado ed involuto di questo paese, che ancora in molti oggi non combattono ma alimentano per raggranellare un po’ di consenso, in un riscatto di civiltà ed in una riqualificazione della lotta politica.

A me non interessa lottare politicamente contro Delmastro Delle Vedove, contro Fratelli d’Italia e contro questa maggioranza ergendomi a tribunale del popolo pronto a condannare il reo sottosegretario. Io voglio sconfiggere questa destra sul terreno della politica. Io voglio combattere la scelta politica di cui Delmastro Delle Vedove è corresponsabile, se non diretto artefice, nella scelta di nominare Garante dei detenuti dopo lo straordinario lavoro di Mauro Palma (a proposito oggi al Senato ci sarà il congedo suo e del collegio uscente) una persona che probabilmente in un carcere non c’è mai entrato, con la complicità di una maggioranza che non ha neanche consentito che vi fosse una sua audizione in Parlamento affossando la possibilità che a ricoprire quel ruolo ci fosse una persona che ha dedicato la sua vita, insieme a Marco Pannella, per migliorare la qualità della vita e delle condizioni di tutti coloro che interagiscono nell’universo carcerario. Altro che rinvii a giudizio.