La denuncia
Detenute censurate, non possono più scrivere ai garanti

«Nel carcere di Santa Maria Capua Vetere hanno intimato alle detenute del Senna di non scrivere più lettere ai garanti per farle poi pubblicare», denuncia il garante regionale dei detenuti Samuele Ciambriello. Se non è proprio censura, è sicuramente un invito alla riservatezza che sembra decisamente stonare con le adesioni allo sciopero della fame per sensibilizzare politica e opinione pubblica sul dramma negli istituti di pena, sciopero cominciato il 10 novembre dalla leader dei Radicali e anima di Nessuno Tocchi Caino Rita Bernardini e dal quale è nata una staffetta che ha previsto giornate di digiuno a cui hanno aderito garanti, avvocati, professionisti, parroci e cappellani delle carceri, volontari, rappresentanti del mondo dell’associazionismo locale, oltre appunto a centinaia di detenuti in tutta Italia.
Sabato scorso, a Napoli, il garante Ciambriello e il cappellano di Poggioreale don Franco Esposito hanno guidato una marcia attorno al carcere cittadino. «Un giorno di digiuno per la dignità di chi è in carcere» e per sostenere la necessità di inserire anche i detenuti e chi, come gli agenti della penitenziaria, lavora nelle carceri tra le persone da sottoporre con priorità alla campagna di vaccinazione contro il Covid. In questo contesto, dunque, la censura all’interno degli istituti di pena colpisce. «Ci adoperiamo anche per chi lavora nelle carceri», spiega Ciambriello evidenziando come, tra le vittime del Covid nelle celle della Campania, oltre due detenuti, ci siano stati finora anche un medico e un agente della penitenziaria. E invece è arrivato nel carcere casertano l’invito a evitare lettere e interviste. «Addirittura a una detenuta, il cui parente aveva fatto un’intervista denuncia, per un giorno hanno fatto visite e controlli e poi hanno consigliato di non far ripetere la cosa», aggiunge Ciambriello.
Ma cosa hanno scritto nelle loro lettere le detenute del Senna? Hanno scritto della loro intenzione di aderire allo sciopero della fame: «Aderiremo noi tutte sabato, speranzose che anche il nostro contributo possa essere d’aiuto in questa battaglia alla sensibilizzazione del valore della vita di ogni singolo detenuto». «Purtroppo – si legge nella lettera – dell’universo carcere ci sono idee confuse e percezioni distorte e non aver mai toccato con mano certe realtà può rendere disumani. Un detenuto viene guardato dall’esterno per i crimini che ha commesso e non viene vista la sua natura di essere umano. Qualcuno si ferma mai ad ascoltare cosa si nasconde dietro ciò che ha commesso? Oppure cosa accade nella vita quotidiana di queste persone?». Poi c’è un riferimento alla pandemia e alle preoccupazioni che sta generando: «Anche la morte di un detenuto dovrebbe provocare lo stesso dolore di ogni singolo essere umano».
Il garante regionale ha attivato da ieri una serie di colloqui con i reclusi dei vari istituti di pena campani: si tratta di colloqui telefonici e in videochiamata. Intanto il Covid in cella continua a fare paura. Secondo i dati più aggiornati, i detenuti contagiati nelle carceri della regione sono 49: di questi, il numero più alto è nel carcere di Secondigliano (44 positivi), 2 a Benevento e sono scesi a 3 a Poggioreale, un risultato che incoraggia e premia gli sforzi messi in campo all’interno del più grande penitenziario cittadino. I numeri, però, non consentono di abbassare la guardia: tra agenti della penitenziaria e operatori socio-sanitari si contano ancora 82 positivi al virus.
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