Il caso del 49enne napoletano morto nel carcere di Sanremo: anni fa era evaso da Rebibbia
Detenuto muore suicida, la frase infelice del sindacato della penitenziaria: “Ha deciso di evadere dalla vita terrena”
Si chiamava Vincenzo Sigigliano ed era detenuto nel carcere di Sanremo. Lì, nella sua cella, ha deciso di togliersi la vita a soli 49 anni. È stato condannato a 7 anni, di cui 2 già scontati. Lascia due figli piccoli, tre più grandi e un nipotino appena nato. Quella di Vincenzo è l’ennesima tragedia, un dramma umano, frutto del disagio che vivono tanti detenuti nelle carceri italiane. La notizia è stata diffusa per prima, come spesso accade dalla polizia penitenziaria. Nelle nota diffusa dall’Ansa si legge che è stato un agente, durante un’ispezione delle celle ad accorgersi che l’uomo non era a letto, mentre gli altri detenuti dormivano.
“Nulla da fare per il detenuto, che ha deciso di evadere la scorsa notte dalla vita terrena – afferma il segretario regionale della Uil Polizia Penitenziaria, Fabio Pagani come riporta l’Ansa – malgrado gli immediati soccorsi della polizia penitenziaria e del personale sanitario”. Il segretario ha scelto una frase che rimbomba agghiacciante per dare il triste annuncio di questa ennesima tragedia delle carceri. “Ha deciso di evadere la scorsa notte dalla vita terrena”, risuona fuori luogo per commentare una tragedia di un uomo recluso, che non ce l’ha fatta a sopportare il peso di quella prigionia.
I due fratelli di Vincenzo, Antonio e Salvatore Sigigliano, intervistati dal Riformista hanno raccontato che il loro fratello era stato trasferito in varie carceri: “Vincenzo soffriva per questa condanna relativa a reati di 20 anni fa – ha raccontato Salvatore – Fu arrestato in Messico due anni fa e portato a Rebibbia. Durante una visita medica evase. Fu ripreso e da quel momento per lui non c’è stata pace: doveva pagare per quella evasione”. Dopo questo racconto la frase del sindacalista della polizia penitenziaria risulta ancora più di cattivo gusto. “Ha deciso di evadere la scorsa notte dalla vita terrena” faceva forse riferimento al passato di Vincenzo, evaso dal carcere di Rebibbia?
I fratelli Sigigliano intanto hanno sporto denuncia presso i carabinieri di Secondigliano, quartiere napoletano in cui vivono, chiedendo alle Autorità di Imperia di fare luce su quanto accaduto. “Intendo presentare tale denuncia per eventuali responsabilità penali nei confronti del personale della Penitenziaria effettivo nella casa di reclusione di Sanremo per i fatti che L’Autorità giudiziaria competente intenderà ravvisare in merito – recita la denuncia firmata da Salvatore – Ho il fondato motivo di ritenere che lo stesso non sia stato piantonato da terze persone per scongiurare il terribile evento”. Bisognerà fare chiarezza per sapere se quel detenuto che solo 4 giorni prima aveva già tentato il suicidio nello stesso carcere fosse stato lasciato solo e non piantonato. Nella denuncia i fratelli fanno anche riferimento allo spostamento di Vincenzo, detenuto comune, in carcere per la truffa del ‘pacco del sale’, nel padiglione in cui sono reclusi i sex offenders. “Non doveva essere lì – hanno detto i fratelli Sigigliano – forse quel trasferimento avuto dopo il tentato suicidio ha aggravato quello stato psicologico già fragile. Vincenzo stava male in carcere, ce lo diceva sempre, forse il trasferimento in quel padiglione potrebbe aver fatto precipitare tutto”.
Forse Vincenzo aveva dei problemi che il carcere non ha saputo riconoscere o comunque nessuno è intervenuto per tempo con risposte concrete. Il sindacalista invece di parlare di “evasione dalla vita terrena” potrebbe interrogarsi sul perché di quel gesto estremo. E ancora chiedersi come è possibile che esseri umani muoiano mentre sono in custodia dello Stato, o peggio, nelle mani della polizia penitenziaria che non si è accorta in tempo di quell’uomo che arrotolava un lenzuolo intorno al collo per togliersi la vita.
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