Le trattative sul Conte ter rischiano di far deflagrare il Movimento 5 Stelle. I grillini, passati da rivoluzionari che voleva aprire “come una scatoletta di tonno” il Parlamento a ultragovernisti pronti a passare da una maggioranza con la Lega a una col Partito Democratico e Italia Viva, stanno vivendo ore complicato.

Da una parte infatti la sfida per formare un nuovo esecutivo a guida Conte, compiendo una marcia indietro sul veto nei confronti di Matteo Renzi e probabilmente dovendo sacrificare big del partito come il Guardasigilli Alfonso Bonafede, dall’altra il rischio di ritrovarsi con un partito dilaniato o addirittura una scissione.

Lo scenario non è fantapolitica: subito dopo la riapertura a Renzi fatta durante l’ultimo giorno di consultazioni da parte del reggente politico Vito Crimi è arrivata la durissima presa di posizione di Alessandro Di Battista, leader (da fuori il Parlamento) dell’area più massimalista del Movimento. Tornare a sedersi con Renzi significa commettere un grande errore politico e direi storico. Significa rimettersi nelle mani di un “accoltellatore” professionista che, sentendosi addirittura più potente di prima, aumenterà il numero di coltellate. Ed ogni coltellata sarà un veto, un ostacolo al programma del Movimento e un tentativo di indirizzare i fondi del recovery verso le lobbies che da sempre rappresenta. L’ho sempre pensato e lo penso anche adesso. Se il Movimento dovesse tornare alla linea precedente io ci sono. Altrimenti arrivederci e grazie”, è stato l’ultimatum lanciato dall’ex deputato.

Le persone più vicine a Dibba lo vedono pronto a creare, paradossalmente visti i tempi, un suo gruppo di “responsabili” in salsa grillina. Con lui ci sarebbero un compatto gruppo di fedelissimi e soprattutto Davide Casaleggio, figlio del co-fondatore Gianroberto e da tempo in rotta con i vertici del Movimento, da Vito Crimi a Luigi Di Maio.

L’obiettivo è quello di spaccare il Movimento e legittimarlo anche grazie al voto su Rousseau. A citare la piattaforma è stata l’altra nota ‘pasionaria’ pentastellata, la senatrice pugliese Barbara Lezzi. Subito dopo l’apertura a Renzi l’ex ministro per il Sud aveva chiesto “il voto immediato degli iscritti” per legittimare quello che definisce un “repentino cambio di linea” del M5S.

Ma chi sarebbe pronto a seguire il “Che Guevara di Roma Nord” nel nuovo gruppo che dovrebbe, nelle intenzioni, rappresentare l’anima originaria del grillismo? Le indiscrezioni vogliono al Senato una possibile fuoriuscita della Lezzi, del presidente della commissione Antimafia Nicola Morra e dei senatori Luisa Angrisani, Bianca Laura Granato ed Elio Lannutti. Alla Camera il gruppo potrebbe contare su sei deputati: secondo il Foglio a farne parte sarebbero Raphael Raduzzi, Alvise Maniero, Davide Zanichelli, Francesco Forciniti, Francesco Berti e Vittoria Baldino.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia