Il ministro sapeva?
Di Maio spieghi perché Attanasio è stato mandato allo sbaraglio
È incredibile come governo e media stiano sbrigativamente seppellendo l’ambasciatore Attanasio e il carabiniere Iacovacci, con un dirottamento sulle responsabilità. Il ministro Di Maio in Parlamento, e dietro di lui tutti i media, fingono di credere che l’oggetto dell’inchiesta non sia scoprire chi e secondo quali procedure abbia autorizzato i nostri connazionali ad attraversare senza protezione una zona descritta ad altissimo rischio dai nostri servizi segreti. Ma fingono invece che l’oggetto dell’inchiesta sia scoprire da quali fucili siano uscite le pallottole.
Il ministro degli Esteri Di Maio, in Parlamento ha scrupolosamente dribblato l’unico punto torbido della terribile vicenda, dedicandosi alla narrazione dell’eccidio. Non una parola sul fatto che i nostri servizi segreti avevano tempestato la Farnesina con dettagliati rapporti in cui si diceva che il luogo dell’agguato nell’area detta “delle tre antenne’’ è ad altissimo rischio fin dal maggio del 2018, quando furono rapiti due cittadini britannici in un territorio contiguo al Parco di Virunga in cui operano «molte milizie armate a seguito di guerre civili ufficialmente terminate nel 2003», dicono i rapporti tutt’altro che segreti dei servizi segreti. Uno dei gruppi più pericolosi e più attivi dell’area è quello delle Forze Democratiche Alleate (Allied Democratic Forces – ADF) che il 10 gennaio hanno ucciso 6 Ranger proprio nello stesso Parco e la zona dell’attacco – si legge ancora sui rapporti dell’Intelligence – è nell’area del Kivu del Nord dove dal 1994 si sono insediate milizie Hutu rwandesi in territorio congolese, teatro di scontri per lo sfruttamento delle enormi risorse minerarie dell’area.
«Nell’area – si legge ancora nei rapporti dell’intelligence – sono attive circa cento milizie armate che, operando su base etnica, agiscono spesso in cooperazione tra di loro». Dunque, alla Farnesina sapevano tutto. E dovevano sapere anche che Attanasio aveva chiesto una scorta al governo congolese che gli era stata negata. E che aveva chiesto l’invio dall’Italia di una macchina blindata, non ancora arrivata. Dunque, la vittima era consapevole dello stato di pericolo in cui operava. Ma la nostra domanda è se di quello stato di pericolo erano al corrente anche le persone che alla Farnesina hanno la responsabilità dei movimenti dei nostri diplomatici in zone ad altissimo rischio all’estero. Per questo alla Farnesina hanno dei precisi protocolli. Che cosa dicono i protocolli? C’è stato o no uno scambio di informazioni e autorizzazioni tra l’ambasciata e la Farnesina? Che cosa sapeva di tutto ciò il nostro ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che alla Farnesina è noto per le sue prolungate assenze? Chi e con quali doveri e poteri aveva la responsabilità di autorizzare una missione sulla base delle valutazioni di sicurezza?
Mentre lo seppelliscono con tutti gli onori formali, del tutto necessari e opportuni, stanno però seppellendo la professionalità di un diplomatico che conosce e rispetta le regole, facendo credere che Attanasio essendo – purtroppo per lui e la sua famiglia – una persona con un gran cuore, troppo grande, se ne andava a zonzo seguendo itinerari avventurosi e dettati da generosa irresponsabilità. Questo significa ucciderlo una seconda volta. Attanasio era certamente un uomo generoso e di sentimenti magnifici, ma era prima di tutto un alto rappresentante dello Stato abituato a vivere in un sistema di regole tassative dello Stato. Sospettiamo che qualcuno stia giocando molto sporco in questa vicenda e che cerchi di salvarsi suonando la fanfara del fattore umano, della bontà irresponsabile, quando risulta da ogni atto di questo eccellente diplomatico la sua competenza anche tecnica, formale, burocratica e protocollare.
Ricordiamo che quando accadde un fatto analogo in Libia nel 2012 – in cui persero la vita l’ambasciatore americano in visita al consolato di Bengasi con tre funzionari statunitensi – il ministro degli Esteri Hillary Clinton ebbe la carriera distrutta, quando si scoprì che i servizi segreti avevano avvertito il Dipartimento di Stato della possibilità dell’attacco e che il ministro degli Esteri non aveva fatto prendere tutte le misure derivanti dalla situazione descritta dai servizi di analisi e sicurezza. Esattamente quello che è successo da noi, dove a fronte di un rapporto dei nostri servizi che fa gelare il sangue nelle vene, non è stato fatto nulla di nulla per impedire che le morti annunciate diventassero morti reali, che figli e famiglie fossero precipitati nel lutto, che un’intera nazione dovesse piangere uno dei suoi migliori figli. Non ci importa se sono stati gli Utu o il Fronte dei rwandesi o i gendarmi congolesi. Noi chiediamo alla Farnesina, di cui è responsabile un ministro ricco forse di qualità umane, ma del tutto inadatto all’incarico che ricopre, di esibire la documentazione che precede la sciagurata e mortale missione di Attanasio nel Nord Ovest del Congo, dove ribollono i fermenti di cento guerriglie e bande di grassatori, banditi, mercenari e rapitori.
I nostri servizi avevano già disegnato la tragedia annunciata in prossimità di Kibumba fra Goma e Rutshuru dove era prevista una visita scolastica del Wfp. Nel convoglio, era presente – si legge – anche Rocco Leone, vice Capo del World Food Programme nella Repubblica democratica del Congo, rimasto illeso. Nell’area operano le Fdlr-Foca (Forze democratiche per la liberazione del Ruanda, braccio politico delle Forze combattenti Abacunguzi), Nyatura Cmc (Collectif des Mouvements pour le Changement) Mai-Mai, Afarpm (Alliance des Forces Armees de Resistants Patriotes Mai Mai), il gruppo delle Allied Democratic Forces (Adf), di origine ugandese, recentemente sospettato di adesione al jihadismo, opera di norma in una zona molto più a Nord di Rutshuru (Beni), nel parco di Virunga. Dal 2017, nella parte meridionale del Parco di Virunga (Provincia del Nord Kivu) sono stati registrati circa 1300 incidenti di sicurezza con vittime, oltre 1.280 scontri e quasi 1.000 casi fra sequestri e rapimento ai fini di riscatto. È inoltre emerso negli ultimi mesi, il gruppo terroristico dell’Islamic State Central Africa Province (ISCAP), affiliato a Daesh che ha assunto il controllo delle nelle aree di Rwenzori e Irumu con armi e munizioni sequestrate alle forze militari congolesi.
Tutto ciò era arcinoto alla Farnesina e all’ambasciata italiana a Kinshasa. Nessuno, quindi, può sostenere neppure per dissennato ottimismo che il convoglio in cui con Attanasio e Iacovacci si muovesse su un terreno neutro e privo di mortali rischi. Il rapporto della nostra intelligence è stato battuto dalle agenzie di stampa ed è sul tavolo anche di tutte le redazioni di giornali e telegiornali. Dunque, riproponiamo la domanda e la poniamo al Presidente del Consiglio dei ministri Mario Draghi al quale chiediamo di ottenere risposta alla sola domanda che conta: chi ha autorizzato e organizzato il letale viaggio in cui sono stati assassinati il più giovane ambasciatore, un giovanissimo carabiniere e un autista congolese. Vorremmo avere a che fare con un Ministero, non con un mistero degli Esteri.
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