La Turchia può essere un partner, certo difficile ma utile. Da quando è divento Primo Ministro e poi Presidente, su molti dossier Erdogan ha cambiato varie volte idee e posizionamenti in base al suo interesse nazionale: ciò significa che non ci troviamo davanti a una potenza sorda e irremovibile ma a un interlocutore capace e astuto. L’economia turca, malgrado le difficoltà della lira, sta reggendo bene la crisi economica. Malgrado le differenze, le due società civili -turca ed europea- vanno assomigliandosi sempre più, complice anche la modernizzazione voluta dal leader turco stesso, uno dei suoi più grandi successi. L’errore più grande commesso dagli europei nei confronti della Turchia è stato quello di rimanere ambigui davanti alle ripetute richieste di adesione all’Ue (la prima è del 1964!).

Il negoziato di adesione è formalmente ancora aperto anche se congelato. È ovvio che siamo diversi e che abbiamo talvolta interessi divergenti: ma questa può non essere l’ultima parola. Dialogare rappresenta l’unica strada per superare antiche diffidenze. Ma prima di tutto occorre capire cosa realmente accade in Turchia e quali sono le preoccupazioni dei suoi dirigenti. Sull’ignoranza e sull’improvvisazione emotiva non si costruisce nulla di buono.