La Polonia osserva con preoccupazione il confine orientale e il governo ha deciso di aumentare le forze di sicurezza lungo la frontiera con la Bielorussia. Ieri l’agenzia Reuters ha riportato la notizia dell’annuncio dato dal ministro della Difesa Mariusz Blaszczak riguardo lo schieramento al confine di diecimila uomini. L’annuncio si unisce a quanto dichiarato nei giorni precedenti dai funzionari del ministero dell’Interno, che avevano parlato dell’invio di migliaia di unità al confine visto l’aumento del flusso di migranti provenienti dalla Bielorussia. Un incremento che per l’esecutivo sarebbe il frutto di una manovra di Mosca e Minsk per destabilizzare il Paese come avvenuto nel 2021, quando la crisi dei migranti fu uno dei momenti più difficili per Polonia e Lituania.

La tensione tra Varsavia e Minsk è da tempo in costante crescita. Sullo sfondo c’è la divergenza sempre più ampia tra una potenza in ascesa e a forte trazione atlantica come la Polonia e un Paese considerato un protettorato di Vladimir Putin, ovvero la Bielorussia. Ma gli ultimi anni sono stati contraddistinti anche da singoli episodi che hanno fatto crollare i rapporti tra i due vicini. Nel 2020, quando Lukashenko fu oggetto di proteste che sembravano sfociare in una rivoluzione, la Polonia ha sostenuto la causa dei manifestanti provocando l’ira del leader a est. La crisi dei migranti del 2021 ha poi esacerbato lo scontro, con Varsavia che ha accusato il governo bielorusso e le sue forze di sicurezza di utilizzare la tratta di esseri umani per mettere sotto pressione il Paese in quanto frontiera esterna dell’Unione europea e della Nato. La guerra in Ucraina ha provocato un nuovo e inevitabile crollo dei già quasi inesistenti rapporti. E l’evoluzione degli eventi bellici ha ulteriormente messo in continua allerta il governo di Mateusz Morawiecki.

La Russia ha deciso di inviare in territorio bielorusso le testate nucleari tattiche. Scelta che ha causato la rabbia polacca e la preoccupazione di tutti i Paesi limitrofi e non solo. Pochi giorni fa la Polonia ha denunciato l’ingresso nei propri cieli di alcuni elicotteri bielorussi. Inoltre in questi ultimi mesi si è discusso del dispiegamento delle forze della Wagner in alcune aree della Bielorussia dopo la misteriosa (e tutt’ora oscura) rivolta orchestrata da Evgenij Prigozhin. Su questo punto è interessante notare come alla fine di luglio Morawiecki abbia parlato di “situazione pericolosa” in riferimento ad alcune informazioni sui movimenti di più di cento mercenari della Wagner verso il corridoio di Suwalki, sottile striscia di terra che unisce Polonia e Lituania e che divide la Bielorussia dall’oblast russo di Kaliningrad, sul mar Baltico.

Questa settimana l’Institute for the Study of war, uno dei più autorevoli think tank che segue anche l’evolversi del conflitto in Ucraina, ha riferito di alcune informazioni da Mosca sul presunto ritiro di alcuni contingenti di mercenari (circa 500 o 600 membri) per inviarli nelle regioni russe di Krasnodar Krai, Rostov e Voronezh. L’ipotesi degli informatori dell’Isw è che Lukashenko si sia rifiutato di pagare i mercenari in attesa che lo faccia il Cremlino, ma non è possibile confermare né i movimenti delle truppe mercenarie né la veridicità di questa versione. Non è da escludere, infatti, che i contractors possano semplicemente essere utilizzati altrove e dove è più utile a Mosca. In ogni caso la questione è certamente attenzionata da Varsavia, che appunto teme una pericolosa convergenza di minacce ai suoi confini con la fusione di diversi strumenti di guerra ibrida, da anni parte della dottrina russa. Il campanello d’allarme risuona anche per l’approssimarsi delle elezioni, che si terranno il 15 ottobre. Il governo conservatore non può rischiare la convergenza di crisi migratoria, senso di insicurezza e proteste degli agricoltori sul grano ucraino. E i diecimila soldati al confine possono essere anche un modo (molto altisonante) per tranquillizzare l’elettorato.