Si parla molto di sostenibilità ambientale, di cambiamento climatico, di misure tese a limitare sotto i 2°C il riscaldamento globale, di auto elettriche, di decarbonizzazione dei servizi pubblici, ma poco della possibile rivoluzione dei sistemi agricoli considerando che la produzione alimentare è una delle principali cause del cambiamento ambientale globale in quanto le attuali pratiche agricole costituiscono fino al 30% delle emissioni globali di gas serra.

Dal punto di vista della sostenibilità alimentare una possibile linea d’azione, che sta riscuotendo un interesse sempre crescente, è quella della transizione verso un sistema alimentare a base vegetale, che potrebbe avere un’impronta significativamente minore sull’ambiente rispetto agli alimenti di origine animale. La PBD (Plant Based Diet) è un termine generico che descrive qualsiasi modello dietetico che enfatizza il consumo di alimenti derivati da vegetali e limita il consumo della maggior parte o di tutti i prodotti animali. Un’alimentazione tendenzialmente vegetariana “sana” si concentra su alimenti di origine vegetale non trasformati quali frutta, verdura, cereali integrali, legumi, noci, semi.

Mentre un’alimentazione tendenzialmente vegetariana “malsana” contiene elevate quantità di alimenti vegetali trasformati e ultra-processati, bevande zuccherate, cereali raffinati, dolciumi con conseguente aumentato rischio di obesità, diabete 2, ipertensione e cancro. La EAT-Lancet Commission ha sviluppato un modello alimentare di riferimento sano che consentirebbe all’umanità di rimanere in uno spazio operativo sicuro in termini di cambiamento climatico, uso del territorio, uso di acqua dolce e inquinamento da azoto e fosforo, anche con 10 miliardi di popolazione globale. Il modello dietetico si basa sull’assunzione di legumi, verdura, frutta, cereali integrali, legumi, noci e olio di oliva, su un consumo moderato di pesce e pollame, su un consumo basso di carne rossa, carne lavorata, salumi, insaccati, zuccheri aggiunti, cereali raffinati e verdure amidacee. Utilizzando i dati della EPIC (European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition) che ha coinvolto 443.991 partecipanti, è stato stimato che fino al 19–63% dei decessi e fino al 10–39% dei tumori potrebbero essere prevenuti adottando diversi livelli di aderenza alla dieta di riferimento EAT-Lancet.

È stato inoltre stimato che il passaggio da una bassa aderenza a una maggiore aderenza a questa tipologia di alimentazione potrebbe ridurre le emissioni di gas serra associate agli alimenti fino al 50% e l’uso del suolo fino al 62%. A livello globale stiamo sperimentando un livello senza precedenti di malattie legate all’alimentazione. Nel mondo 2,1 miliardi di adulti sono in sovrappeso o obesi; il sovrappeso e l’obesità sono associati a una serie di malattie croniche tra cui il diabete di tipo 2 (T2D), l’ipertensione le malattie cardiovascolari (CVD) e alcuni tipi di cancro e, insieme, queste malattie hanno un costo enorme per la società in termini di vite perse e di spesa sanitaria. Lo studio Global Burden of Disease ha stimato che un maggiore consumo di cereali integrali, verdure, noci, semi e frutta potrebbe prevenire rispettivamente 1,7 milioni, 1,8 milioni, 2,5 milioni e 4,9 milioni di morti premature all’anno, attraverso gli effetti benefici sulle malattie croniche.

Un ampio corpus di studi di popolazione e sperimentazioni cliniche supporta l’implementazione della PBD (Plant Based Diet) per la prevenzione dell’obesità e delle malattie ad essa correlate. I dati osservazionali dell’Adventist Health Study-2 (AHS-2), che ha coinvolto 41.387 partecipanti, hanno mostrato che l’indice di massa corporea (BMI) era correlato positivamente con la quantità di alimenti di origine animale consumati, in modo tale che i non vegetariani avevano una maggiore percentuale di sovrappeso rispetto a chi seguiva un’alimentazione vegetariana e lo studio EPIC-PANACEA (European Prospective Investigation into Cancer, Physical Activity, Nutrition, Alcohol, Cessation of smoke, Eating out of home and obesity) ha rilevato che il consumo totale di carne era positivamente associato all’aumento di peso in 103.455 uomini e in 270.348 donne.

La prevalenza globale del diabete 2 è quasi raddoppiata negli ultimi 30 anni. Nel 2021 il diabete è stato responsabile di 6,7 milioni di decessi e di 966 miliardi di dollari di spese sanitarie, dal punto di vista nutrizionale ampi studi di coorte mostrano che la prevalenza e l’incidenza del T2D sono significativamente più bassi tra coloro che seguono un’alimentazione tendenzialmente vegetariana, lo stesso dicasi per la prevenzione delle malattie cardiovascolari dell’ipercolesterolemia e per molti tipi di cancro.
Tutto sembrerebbe semplice e di facile applicazione ma in realtà gli ostacoli alla messa in pratica di questi modelli alimentari non è facile da attuare. Nel 2020 una revisione completa della letteratura ha delineato le barriere percepite e oggettive più importanti che impediscono alle persone di passare a modelli alimentari vegetariani, l’ostacolo più importante ad esempio è la difficoltà a percepire come “normale” un’alimentazione che limita molto l’uso della carne e dobbiamo anche dire che il passare a sostituti della carne a impronta vegetale come i burger vegetali non può dirsi una scelta alimentare salutare perché alla fine essi sono alimenti ultra processati.

Il secondo ostacolo più importante alla transizione verso piani alimentari a base vegetale è la possibile insorgenza di carenze nutrizionali dalle vitamine del gruppo B alla carenza proteica o di calcio e qui entra in gioco una corretta educazione nutrizionale sull’utilizzo di specifiche fonti alimentari di origine vegetale contenenti nutrienti essenziali come ferro, calcio e zinco e sul fatto che il fabbisogno proteico possa essere sufficientemente soddisfatto anche con questo tipo di alimentazione ed inoltre, e qui ci vorrebbe una vera e propria rivoluzione alimentare, far sì che l’offerta nutrizionale nel settore della ristorazione delle mense agli ospedali alla scuola possa prevedere sempre di più pietanze a base vegetale.

Ricordiamoci però sempre che pur se la nutrizione rappresenta un pilastro fondamentale per la nostra salute e per la sostenibilità ambientale e alimentare futura del pianeta un vero e proprio health style che ci aiuti a vivere meglio e in salute e che possa limitare il sovrappeso, l’obesità, il diabete 2, l’ipertensione, le malattie cardio e cerebrovascolari, le demenze senili e il cancro deve prevedere almeno altri tre pilastri quali l’esercizio fisico quotidiano, il sonno ed una migliore gestione dello stress che oggi è in forte aumento anche per una visione del mondo “social“ che poco ha a che spartire con la nostra vita reale.