Alla riunione dei capi di Stato e di governo, pur fra molte difficoltà politiche e tecniche, sono state ribadite le scelte di fondo riguardanti la necessità di rilanciare la difesa (magari con un nome diverso dal “riarmo”) sia a livello europeo (tempi medio-lunghi) sia attraverso i singoli Stati (tempi più brevi); l’altra scelta è stata quella di tutelare in tutti i modi l’Ucraina.

Queste due decisioni dell’Europa sono imposte dalla assoluta inattendibilità di Putin per ciò che riguarda le trattative di pace e l’altrettanto assoluta imprevedibilità di Trump. Rispetto a queste due scelte di fondo, oltre alle difficoltà tecnico-politiche, sono emersi dei netti dissensi a livello di Stati europei e di forze politiche italiane. Per ciò che riguarda gli Stati, il primo fra tutti gli oppositori è Orbán, il cui legame organico con Putin è evidente e parte proprio dall’Ucraina. Per quello che riguarda l’Italia, contro le due scelte di fondo dell’Europa sono Salvini e Conte, entrambi putinisti e trumpisti.

Le armi

Le cose per quanto concerne l’Italia purtroppo non si fermano qui: né la Schlein e tantomeno Fratoianni e Bonelli sono realmente favorevoli all’invio di armi all’Ucraina e per ciò che riguarda la difesa menano chiaramente il can per l’aia giocando su tempi lunghi, anzi lunghissimi.
Giorgia Meloni si barcamena ribadendo la sua solidarietà all’Ucraina, non si è fatta trascinare da Salvini nel no alla difesa europea ma su tutto ciò sta pattinando, non certo svolgendo un ruolo d’avanguardia.

Dazi e immigrazione

Invece su altre due vicende, quella riguardante l’immigrazione e l’altra sui dazi, la Meloni ha posizioni che potremmo definire asimmetriche. Sull’immigrazione sta riuscendo a trovare convergenze che forse portano a un superamento della sciagurata accettazione del patto di Dublino fatta a suo tempo da un governo Berlusconi. Invece sui dazi la premier ha assunto una posizione attendista che è francamente non condivisibile.

Al di là delle vicende italiane va detto però che emerge il rischio che l’Unione europea ancora una volta si blocchi non per ragioni politiche generali ma per meccanismi burocratici e per questioni di interessi particolaristici. Rispetto a questi limiti però sta emergendo qualcosa di nuovo. Per un verso, il laburista inglese Starmer, per altro verso il popolare Merz, leader della Germania, diversamente dal pacifismo della Schlein e dei suoi alleati italiani hanno colto tutta la pericolosità attuale e futura di Putin, al netto delle schermaglie e delle trattative con Trump e quindi stanno scegliendo la via di un fortissimo rilancio della difesa a livello nazionale sopravanzando così tutti i ritardi derivanti dai meccanismi tradizionali della Ue.

Ventotene

Infine una considerazione che riguarda la rissa in corso sul Manifesto di Ventotene e su Spinelli. Ha perfettamente ragione Alfonso Pascale sul Riformista di ieri: il vero Spinelli, costruttore dell’Europa, fu quello che promosse il progetto di trattato istitutivo dell’Unione europea approvato dal Parlamento europeo il 14 febbraio del 1984. Siamo d’accordo con Giordano Bruno Guerri il quale ha affermato che Giorgia Meloni doveva premettere alle sue critiche, peraltro nel merito legittime, ad alcune parti del Manifesto di Ventotene, il pieno riconoscimento della statura politica e morale di Colorni, Ernesto Rossi e Spinelli, tre autentici giganti nonché perseguitati dal fascismo e avrebbe dovuto fare la stessa considerazione avanzata dalla presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, secondo la quale comunque il Manifesto di Ventotene ha il valore di un documento storico. In quel testo esiste una singolare contraddizione fra due terzi di esso dedicati a definire le linee di un federalismo liberale e talora libertario contrapposto a tutte le dittature allora in campo (nazismo, fascismo e stalinismo) e la finale esaltazione della dittatura di un partito rivoluzionario che francamente è un’ipotesi del tutto inaccettabile.

Non condivido quindi né la netta presa di distanza dal Manifesto fatta dalla Meloni senza le considerazioni esplicative che abbiamo definito, né le autentiche scenate fatte nell’aula di Montecitorio da una parte della sinistra che ci sono sembrate fatte su misura per far dimenticare le profonde divisioni esistenti nell’opposizione. Purtroppo il quadro internazionale, segnato dall’azione militare e terroristica di Putin da una parte e di Hamas dall’altra è così grave che richiede la massima serietà da parte di tutti i governi e di tutte le forze politiche, specie di quelle italiane, sia del centrodestra che del centrosinistra perché in caso diverso l’Italia rischia di cadere in una condizione di totale irrilevanza.