Ewelina Jelenkowska-Lucà è una avvocata polacca. Dal 2003 lavora per le istituzioni europee, prima nella Corte di giustizia, poi nella Commissione europea. È a capo del settore della comunicazione del dipartimento digitale della Commissione europea.

Il Digital Service Act (DSA) è stato approvato nel 2022 dall’Unione Europea. Cos’è e sta funzionando?
«C’è ancora tanta strada da fare ma il Digital Service Act è la prima regolamentazione al mondo che ha inquadrato i colossi del web. È un atto che regola le piattaforme digitali, che le inquadra in modo legale e impone una serie di obblighi nei confronti degli utenti ma anche nei confronti delle aziende. Già da tempo sapevamo che eravamo profilati, le grandi aziende e piattaforme digitali registrano quello che facciamo. Lasciamo tracce digitali online, non solo sui social, ma anche sulle ricerche, sugli acquisti online. Queste aziende raccolgono i dati e poi li vendono, permettendo ad altre aziende di inviarci delle pubblicità mirate e personalizzate. Questa cosa può essere comoda ma oggi grazie al DSA abbiamo la scelta di non permettere alle grandi aziende di profilarci, quindi è una scelta agnostica. Io non sto dicendo che tutti dovremmo rifiutare la personalizzazione, magari a qualcuno fa comodo, ma noi abbiamo diritto di dire: io non voglio essere profilato, quindi il contenuto che vedo online non deve essere fatto su misura per me».

Avete delle statistiche che confermano l’efficacia del DSA?
«Siamo ancora all’inizio dell’applicazione della legge, in effetti è stata approvata a fine del 2022 ma i primi grandi VLOPS (Very Large Platforms and Search Engines) che devono attenersi a queste regole sono stati nominati ad aprile 2023, quindi è tutto molto recente. Noi Commissione Europea abbiamo già intrapreso passi di implementazione. Un esempio che ha fatto capire quanto è potente questo strumento che abbiamo in Europa rispetto ad altre parti del mondo è quello di TikTok. A un certo punto aveva introdotto in Francia e Spagna una versione TikTok Light, che incentivava i ragazzi a mettere più like e passare più tempo sulla piattaforma, li teneva attaccati alla piattaforma dandogli in cambio punti che erano monetizzabili, quindi era un cosiddetto detto Addictive Pattern (modello di dipendenza), una delle cose che la legge europea vieta. Soprattutto i minori devono essere protetti, e quindi la commissione ha preso subito una decisione molto forte e TikTok ha ritirato la versione Light. Questo è già un risultato molto concreto. Un’altra cosa molto concreta: oggi le piattaforme, soprattutto le grandi, hanno l’obbligo di predisporre un modo facile la segnalazione e la denuncia dei contenuti illegali, come hate speech (linguaggio dell’odio) o cyberbullismo. Un altro esempio: è capitato a tutti che qualche contenuto che abbiamo pubblicato magari sui nostri social fosse rimosso. Prima della DSA non potevi fare niente, hai questo grande colosso di fronte e tu sei un piccolo utente. Oggi non solo la piattaforma deve spiegarti perché ha rimosso il tuo contenuto ma deve anche darti la possibilità di contestare questa decisione. Magari uno dice: va bene che m’importa, sono un utente, ho pubblicato una foto o un brano di musica, è stato rimosso per il copyright. Però se io sono un influencer, chi mi rimuove un contenuto mi causa un danno economico».

Libertà per tutti significa a volte limitare la libertà di qualcuno, soprattutto dei più potenti. Come hanno reagito i grandi colossi di Internet a questa normativa europea?
«Chi ha operato in piena libertà e viene confrontato con dei vincoli non è mai contento. L’abbiamo già visto all’epoca del GDPR, cioè della normativa sulla privacy. Anche qui l’Europa è stata un pioniere e a stabilito uno standard che oggi è il mondiale. Queste grandi aziende dovendo adeguarsi al contesto europeo, ricordiamoci che noi siamo il mercato unico più grande del mondo, più grande anche degli Stati Uniti, ogni tanto ce ne dimentichiamo, sicuramente l’economia più ricca, non siamo un mercato che si può sottovalutare, anche questi grandi del Web ci guardano con rispetto e considerazione».

Il futuro sarà dei servizi a pagamento per chi rifiuta di essere profilato?
«Se lo sapessi, sarei probabilmente molto ricca! Siamo all’inizio dell’applicazione di tutte queste regole. Una delle premesse del DSA è che queste scelte a livello dell’utente devono essere semplici. Le domande che stiamo mandando in questo momento vanno esattamente in questa direzione, noi stiamo osservando le piattaforme che stanno cercando ad adeguarsi al sistema, le misure che stanno prendendo per garantire questi diritti agli utenti o per mitigare i rischi che hanno obbligo contenere.
Mandiamo le cosiddette richieste di informazioni quando abbiamo dubbi. Questa cosa prenderà un po’ di tempo prima che il sistema si assesti. Il team di implementazione sta nella mia direzione due piani sotto il mio ufficio, quindi so esattamente com’è la loro attività. Siamo in questa fase delicata importantissima, lavoriamo con le piattaforme per spronare che sia effettivamente un’implementazione adeguata».

Succede anche nel giornalismo, ci sono alcuni giornali online che offrono l’abbonamento per eliminare la pubblicità.
«La pubblicità mirata è un tema interessante. C’è un’altra novità con DSA, ci sono certi dati sensibili che non possono in nessun caso essere venduti eusati, anche se l’utente dovesse dare il consenso. Sono per esempio orientamenti politici e sessuali, delle informazioni definite dati sensibili nel GDPR, questi non possono essere usati per la pubblicità in nessun contesto».