La premessa è che i temi sono complessi e le motivazioni alla base delle dimissioni che negli ultimi tempi hanno messo distanza tra alcuni magistrati napoletani e la Anm sono varie, per cui generalizzare rischierebbe di generare errori e confusione. Detto questo, la posizione della giunta esecutiva dell’Associazione nazionale magistrati di fronte alle dimissioni di nove magistrati e al documento sottoscritto da ventuno colleghi (non tutti, quindi, dimissionari) è sintetizzata dal presidente Marcello Amura.

«A mio modo di vedere – spiega – il nuovo Csm sta operando meglio del precedente e sicuramente con logiche di maggiore trasparenza e maggiore autoregolamentazione delle scelte. Il tema è complesso – aggiunge, facendo riferimento alle dimissioni di alcuni iscritti -, è il tema del rapporto tra le correnti e i consiglieri del Csm, è il tema più ampio della riforma della legge elettorale di cui si sta discutendo ampiamente anche in Parlamento».  Motivazioni che vengono da lontano, dunque.

«Io – commenta – non sono per la demonizzazione delle correnti in seno alla magistratura, laddove non si trasformino in luoghi di gestione del potere, in strumenti di elaborazione del consenso e strumenti dove si gestisce il potere. Non bisogna confondere l’importanza di un fenomeno come quello associativo con le sue degenerazioni. La soluzione – afferma il presidente della giunta napoletana – non è abolire le associazioni o dimettersi dall’Anm, ma cercare di riformarle o cercare di riformare la cultura di fare associazione, ed è quello che mi anima e mi auguro animi anche i colleghi che regalano il proprio tempo all’associazione». Amura fa riferimento al valore dell’associazionismo: «L’associazione va intesa come il luogo dove si elaborano idee di magistratura e si tutela, in chiave anche sindacale, la magistratura».

Il presidente non teme il rischio di un’emorragia di iscritti nel distretto di Napoli, si dice amareggiato per le critiche del dimissionario Paolo Itri e sottolinea l’importanza del dialogo: «Ritengo che le dimissioni non siano mai la soluzione, perché il rifiuto della partecipazione è a priori perdente. L’associazione è su base democratica e si fonda su organi elettivi, per cui chi ha idee nuove e progetti culturali da portare avanti può farlo tranquillamente anche all’interno dell’Anm. La lotta per gli ideali e per la riforma – sostiene il presidente – si fa all’interno dell’associazione, invece come al solito si confonde l’istituzione associazione con coloro che l’hanno rappresentata e non si prova a cambiare insieme l’associazione. Le dimissioni, al di là del clamore mediatico che provocano, non sono una risposta efficace per affrontare i problemi dell’associazione».

In questo contesto risulta caso a sé quello del magistrato Catello Maresca che nei giorni scorsi ha rassegnato le dimissioni dall’Anm ma per motivazioni che, più che a questioni culturali e ideologiche, sembrano attenere alla sua sfera privata e in particolare alle richieste di fare chiarezza sui rumors relativi al suo possibile ingresso in politica come candidato a sindaco di Napoli e sui contatti con esponenti del centrodestra locale e nazionale.

Per il resto, gli otto dimissionari sono magistrati che non condividono la linea culturale e politica dell’Anm: qui il dissenso si concentra sui macrotemi della giustizia, sui problemi atavici e quelli provocati dall’attuale pandemia. «Veniamo da un anno in cui c’è stata un’emergenza sanitaria e – precisa Amura – noi, come Associazione magistrati di Napoli, siamo stati sempre presenti e abbiamo interloquito con i capi degli uffici per garantire ai magistrati condizioni di sicurezza». La struttura verticale del Palazzo di Giustizia non ha aiutato: «Se non ci fosse stata la trattazione scritta con modalità telematica, che ha evitato il grande afflusso di avvocati in tribunale, sarebbe stata una tragedia per il settore civile. Purtroppo il Palazzo di Giustizia di Napoli si sviluppa in verticale ed è inadeguato per la gestione del rischio pandemico».

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Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).