“Dispiace che Renzi abbia scelto di supportare, in Molise, il candidato di destra, mi sembra che sia quello meno adatto a dare lezioni sulla subalternità visto che appena arrivato al Nazareno ha invitato Berlusconi facendoci un patto”: queste le parole della segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, durante la direzione nazionale del partito. “L’avversario è la destra – aggiunge – la gente è stanca di discussioni interne”. Il riferimento è chiaro, è alle parole del direttore de il Riformista, relative alla partecipazione della segretaria Schlein al corteo stellato, organizzato lo scorso sabato da Giuseppe Conte, nella Capitale.

Ma è anche un attacco al nostro quotidiano, seppur velato: siamo noi ad aver raccolto le testimonianze dei molti riformisti, ancora presenti nel Pd, che non hanno gradito una’apertura – e, per l’appunto, la subalternità – della Segretaria, rispetto all’agenda Grillo-Conte, andata in scena sabato. Un’agenda che – aveva fatto notare Davide Faraone – contiene una serie di temi tutti palesemente in contraddizione con le istanze portate avanti dal Pd durante le scorse segreterie.

Testimonianze, peraltro, pubbliche: sono in molti i dem che, via Twitter, hanno espresso il loro dissenso alla linea Conte-Schlein – è il caso di Pina Picierno, ad esempio – cui si aggiungono i gesti eclatanti avvenuti nelle ultime ore: è fuga dal Pd a trazione gialla, come è avvenuto nel caso di Alessio D’Amato, consigliere regionale dem del Lazio, che lascia l’Assemblea Nazionale, o nel caso di Maria Concetta Chimisso, vicesegretaria regionale del Molise, che molla il partito a sei giorni dalle elezioni regionali.

E però, “ha stato Renzi”: non c’è modo di sfuggire alla più classica delle tradizioni dem, dare la colpa a Matteo Renzi.

“Colpisce  – risponde via Twitter il direttore de il Riformista – che durante la Direzione Nazionale del PD Elly Schlein senta il bisogno di attaccare proprio me. Il mio Pd provò a fare le riforme nonostante il fuoco amico e la violenta polemica interna. E provò a fare le riforme insieme alle opposizioni: Berlusconi venne al Nazareno per discutere seriamente tra avversari come si fa nei paesi civili“.

“Non si mise – aggiunge Renzi, citando le parole di Beppe Grillo dal palco romano di sabato – il passamontagna per parlare delle brigate, non attaccò gli Stati Uniti d’America, non portò una piattaforma opposta a quella del PD come hanno fatto Grillo e Conte“.

Un consiglio a Elly? Non usi il mio nome per ricompattare i suoi, è un giochino che non funziona più. Parli del futuro se ne è capace. Sul passato, se vuole confrontarsi con i nostri risultati, prima prenda il 41% e poi ne riparliamo”, conclude Renzi.

Sullo stesso tema interviene Carlo Calenda, che rimprovera ad Elly Schlein di soffrire di amnesie selettive.  “Renzi chiamò Berlusconi al Nazareno per parlare di riforme (e fece bene) ma Letta lo chiamò addirittura nel governo (e fece bene anche lui in quel momento). Evitiamo amnesie selettive, stiamo sui temi e parliamo di cose che interessano i cittadini oggi: retribuzione minima contrattuale, sanità, industria 4.0″, scrive su Twitter il leader di Azione Carlo Calenda.

L’unica linea chiara di Schlein è la demonizzazione di Renzi. Le fake news filoputiniane da parte di Moni Ovadia su Usa e Nato colpevoli della guerra in Ucraina? Le frasi di Grillo? Non sono un problema. D’altronde lei alla manifestazione del M5S c’era ‘solo per un saluto’. Ma il Patto del Nazareno, quello sì che è un’onta da cui prendere le distanze. Nel suo magico mondo le riforme in Parlamento si fanno solo con gli amici, ai quali tra l’altro non si rimprovera nulla”, questo il commento dell’eurodeputato Nicola Danti di Italia Viva, vicepresidente di Renew Europe, commentando la relazione della segretaria del Pd durante la direzione del partito.

Redazione

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