È un “disastro senza precedenti” quello che ha colpito l’arcipelago di Tonga. Il primo comunicato del governo locale, accompagnato dalle foto satellitari della situazione sulle isole, ha definito in questi termini le conseguenze della violenta eruzione vulcanica sottomarina e il successivo tsunami che ha interessato le coste dell’intero Oceano Pacifico. Il sistema di comunicazioni è gravemente danneggiato, i soccorsi hanno sofferto dei ritardi considerevoli, gli aiuti potranno cominciare ad arrivare da domani insieme con la paura che sulle isole possa sbarcare il covid-19.
L’eruzione è stata così forte da essere percepita perfino in Alaska, a novemila chilometri di distanza, con onde acustiche registrate persino sull’Etna. Le onde hanno provocato la fuoriuscita di petrolio sulle spiagge del Perù. Per i ricercatori della Nasa la potenza dell’eruzione avvenuta al largo sabato è stata “500 volte più potente della bomba atomica sganciata su Hiroshima”. Lo scienziato capo del Goddard Space Flight James Garvin ha detto a Radio Npr che “il numero a cui siamo arrivati è attorno a 10 megaton – 10 milioni di tonnellate – di equivalente in tritolo”. Per Michel Poland, del servizio geologico degli Stati Uniti “potrebbe trattarsi dell’esplosione più rumorosa avvenuta sulla terra dal 1883, quando esplose il vulcano Krakataoa in Indonesia”.
Cos’è successo a Tonga
Sabato 15 gennaio una violenta eruzione vulcanica ha colpito il Regno (una monarchia costituzionale parlamentare) dove vivono circa 100mila abitanti. Il vulcano sottomarino Hunga Tonga-Hunga Ha’apai sembrava essere in una fase di calma dopo alcuni giorni di vivace attività alla fine del 2021. E invece tra sabato e domenica ha prodotto un’alta colonna di fumo, una tempesta elettrica con fulmini e tuoni e un’eruzione che ha provocato una potente onda d’urto che ha creato maremoti e danneggiato le coste dell’arcipelago Tonga. Un’eruzione che si verifica ogni mille anni, con conseguenze mondiali, secondo alcuni esperti.
Le isole formate dalla caldera del vulcano sono quasi del tutto scomparse sottacqua dopo l’eruzione. Le onde anomale hanno raggiunto le spiagge e si sono spinte per diversi metri nell’entroterra. Sulle isole è caduta una grande quantità di cenere e polveri che ha coperto vegetazione e zone abitate. Alcune isole minori sono andate praticamente distrutte. Le vittime riportate sono tre: una cittadina britannica che ha provato a salvare i suoi cani, un uomo di 49 anni e una donna di 65 anni.
L’emergenza a Tonga
La cenere continua a ricoprire spiagge e abitazioni. Una nota governativa ha spiegato che “a essere gravemente colpite sono state alcune delle isole più piccole e periferiche. Su un’isola tutte le case sono state distrutte, mentre sull’altra ne sono rimaste solo due. Danneggiate anche alcune case sull’isola principale, quella di Tongatapu (dove risiedono circa 74 mila persone). Inoltre le riserve d’acqua sono state gravemente colpite dalla cenere vulcanica”. È stato dichiarato lo stato d’emergenza.
A preoccupare sono le risorse idriche. “Le riserve d’acqua delle isole Tonga sono state gravemente contaminate dalla cenere e l’acqua salata – ha dichiarato Katie Greenwood, della Federazione internazionale della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa, aggiungendo che esiste – un rischio elevato di malattie come il colera e la diarrea”. Australia e Nuova Zelanda hanno mandato navi attrezzate di sistemi per desalinizzare l’acqua marina.
Fa paura anche il covid-19: non è mai stato registrato un caso nell’arcipelago ma l’arrivo di aiuti e soccorritori internazionali potrebbe cambiare la situazione. A partire da domani potranno cominciare ad atterrare i primi aerei con gli aiuti di emergenza. La principale pista di atterraggio, sepolta da 5-10 centimetri di cenere è stata sgomberata. I primi voli attesi sono arriveranno dall’Australia e dalla Nuova Zelanda. Danni anche nella capitale Nuku’alofa.
Critica la situazione anche dal punto di vista delle comunicazioni. Ci vorrà almeno un mese, secondo il ministero degli esteri neozelandese, per riparare il cavo sottomarino di circa 800 chilometri che mette in comunicazione lo stato insulare con le Fiji. Il cavo si sarebbe danneggiato in almeno due punti: uno nei pressi del vulcano eruttato e un altro a 37 chilometri dalla costa. “Tonga rischia di stare per un bel po’ di tempo isolata, considerando che il 99% delle comunicazioni avviene tramite cavi sottomarini”, aveva dichiarato Radio New Zealand. Al momento l’arcipelago comunica con il resto del mondo tramite telefoni satellitari, per la maggior parte messi a disposizione dalle ambasciate. L’operatore locale Digicel ha ripristinato parte del sistema 2G per far ripartire le comunicazioni nell’arcipelago.