Dopo due anni d’assenza a causa della difficile malattia, Giovanni Allevi è tornato a suonare davanti al pubblico. Lo ha fatto dal Teatro Ariston di Sanremo, su invito di Amadeus al 74esimo Festival della musica italiana. Ma oltre alla sua composizione, Tomorrow, a toccare il cuore degli spettatori è stato il suo discorso, in cui ha ricordato le difficoltà del suo malessere, ma soprattutto i doni che quest’ultimo gli ha portato.

Il discorso di Giovanni Allevi al Festival di Sanremo

“All’improvviso mi è crollato tutto, non suono più il pianoforte davanti al pubblico da quasi due anni. Il dolore alla schiena nel mio ultimo concerto era talmente forte che non riuscivo ad alzarmi dallo sgabello.

E non sapevo nemmeno di essere malato. Poi è arrivata la diagnosi. Ho guardato il soffitto, come se avessi la febbre a 39 per un anno intero. Ho perso molto, i capelli, le certezze ma non la speranza e la voglia di immaginare. Era come se il dolore mi porgesse inaspettati doni. Tempo fa quando ho notato in un mio concerto una poltrona vuote mi sono sentito mancare… Eppure ai miei inizi, suonavo davanti a 15-20 persone. Oggi, dopo la malattia non so cosa darei per suonare davanti a 15 persone. I numeri non contano. Sembra paradossale detto da qui, ma ogni individuo è unico, irripetibile e a suo modo infinito.

Un altro dono? La gratitudine nei confronti della bellezza del creato. Non si contano le albe e i tramonti che ho ammirato nel letto d’ospedale: il rosso dell’alba è diverso da quello del tramonto.

Un altro dono è la gratitudine e riconoscenza a medici e infermieri. Per la ricerca scientifica senza la quale non sarei qui a parlarvi, per il sostegno ricevuto dalla mia famiglia, e per l’esempio che ricevo dagli altri pazienti.

I guerireri, così li chiamo. E lo sono anche i loro famigliari, e lo sono anche i genitori. Ora come promesso, vi ho portato tutti qui sul palco, prima di andare all’ultimo dono, facciamo loro un applauso.

Ancora un dono, ma quanti sono… Quando tutto crolla il giudizio che riceviamo dall’esterno non conta più, il cielo stellato può continuare a volteggiare nelle sue orbite perfette, io posso essere nel mutamento ma sento che c’è qualcosa che permane ed è ragionevole pensare che sarà così in eterno. Cosa mai sarà un giudizio dall’esterno? Voglio accettare il nuovo Giovanni”. Allevi si è tolto il cappello di lana liberando i suoi capelli ricci.

“Ho le vertebre fratturate – conclude Allevi – e la neuropatia, non potendo contare sul mio corpo, suonerò con tutta l’anima”.

Il maestro ha poi eseguito il suo brano ‘Tomorrow’.

Redazione

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