Nel Sì & No del giorno del Riformista spazio al dibattito sulle misure cautelari previste per i giovani dal decreto Caivano. Come deve essere affrontata la loro educazione? Sul tema si contrappongono le tesi di Alberto Balboni, senatore di Fratelli d’Italia e di Samuele Ciambriello, garante dei detenuti Campania.
Di seguito il commento di Samuele Ciambriello
Ho sempre pensato che una società che giudica un minore e dopo averlo giudicato lo mette in carcere, è una società malata che giudica se stessa e la propria malattia. Con questo spirito nel marzo 1989 ho fondato l’associazione la Mansarda che si è occupata in questi anni di minori a rischio, delle misure alternative, al carcere per i minori e quindi la gestione di due comunità di accoglienza per questi adolescenti a metà, con la morte nel cuore. Mi dispiace che si fa confusione legislativa e anche giuridica oltre che sociale tra disagio minorile, devianza e microcriminalità. I minori che entrano nel circuito della giustizia civile e penale hanno affrontato varie difficoltà: economiche, familiari, educative, scolastiche e relazionali, la figura del minore a rischio è nettamente delineata, la scuola o meglio l’evasione scolastica è il primo campanello d’allarme dove viene costatato tale disagio e invece di pensare al recupero educativo, all’inclusione sociale, alla tutela dei diritti di chi è partito svantaggiato, si pensa a come aumentare le pene e si mettono in campo giro di vite contro il piccolo spaccio di questi adolescenti e il consumo di droghe leggere. È un errore attribuire alla giustizia penale il compito di risolvere questo disagio o questa devianza con il carcere!
Lo stop all’uso dei cellulari, il daspo insomma pene più severe per i genitori che non mandano i figli a scuola, siamo passati dall’attuale multa di 30 euro all’anno per i genitori (quando ci sono), che non mandano i figli a scuola, ai due anni di carcere! È una repressione a dir poco folle e dannosa tra l’altro per queste persone ai margini che spesso hanno difficolta ad avere chi li può aiutare a superare una vita da sballo. In Italia già per gli adulti il 32% delle persone è in carcere per aver violato la legge sulle droghe mentre la media europea è del 18%, abbiamo già pene purtroppo significativamente troppo alte, pene produttrici di un carcere che è diventato una discarica sociale.
Occorre colpire i rappresentanti della criminalità organizzata, le mafie, occorre depenalizzare il reato del possesso delle droghe leggere e quindi rafforzare l’attenuante della lieve entità. Questo decreto minori, perché chiamarlo Caivano in senso razzista e dispregiativo ha avuto almeno il merito di accendere i riflettori sulle periferie italiane, sul disagio giovanile. Purtroppo in Italia il populismo penale non è ancora finito e coinvolge anche il settore della giustizia minorile. Si coniuga anche con il populismo politico che raramente ha il dilemma tra approccio securitario e garantismo, ma questo riguarda anche il sistema dell’informazione che accende i riflettori su Napoli, Caivano, dimenticando che le città più calde per la presenza di baby gang sono Torino, Milano e Genova dove ci sono fenomeni sempre più preoccupanti di risse, giovani che si organizzano in baby gang in incontri a suon di botte.
Questo non lo dico io ma l’allarme non ascoltato e quindi non pubblicato sui giornali o in tv, è arrivato dalla Direzione di analisi criminale interforze del Ministero dell’Interno.