Ammetto che, come molti altri, mi ero sbagliata. Avevo pensato che con l’abolizione della prescrizione si fosse raggiunto il capolinea del giustizialismo e della furia manettara di questo governo. E invece no.  Ieri abbiamo approvato alla Camera, in assenza del ministro Bonafede, che evidentemente non ha ritenuto l’occasione degna della sua presenza, una riforma del sistema delle intercettazioni ancora più invasiva e aberrante rispetto ai tanti errori legislativi già compiuti in passato su questo tema. È l’ennesimo strappo all’impianto delle nostre garanzie costituzionali, perché questa riforma consentirà un uso – o abuso? – pressoché indiscriminato dei famigerati captatori informatici “trojan” e consoliderà la stagione della pesca a strascico.

È un’ulteriore vittoria del peggior giustizialismo grillino, corroborato, sebbene con stili diversi, dalle altre forze di governo, il Pd e Italia viva. Per me è incomprensibile che questi due partiti, i quali si autodefiniscono garantisti, abbiano votato pedissequamente questo provvedimento, che va nella direzione opposta al garantismo e anzi consegna ogni cittadino italiano al rango di sospettato permanente e pertanto passibile di controlli invasivi. L’uso del trojan come strumento di fatto ordinario d’indagine metterà tutti a disposizione dei pubblici poteri, ogni ambito delle nostre conversazioni potrà essere spalancato a orecchie attente, e naturalmente, nel caso si godesse di qualche forma di notorietà o ruoli pubblici, potrà essere oggetto di pubblicazione su questo o quel mezzo di comunicazione, naturalmente con forme di taglia e incolla che distorceranno ulteriormente la rappresentazione della realtà e, grazie alla tecnologia, la renderanno eterna e incancellabile.

Eppure la riservatezza e la corretta rappresentazione di ciascuna persona, ancor più nell’era digitale, dovrebbero essere trattati come valori intoccabili proprio perché ogni pregiudizio loro recato non può più ottenere riparazione. Questa sensazione della grande facilità attribuita ai poteri dello Stato di poterci controllare inevitabilmente cambierà il nostro modo di comportarci, di parlare; inevitabilmente ci condizionerà nel nostro intimo.  Non ci può essere violazione più grande di quella che, presumendo a prescindere una nostra qualunque colpevolezza, va ad agire non sui nostri comportamenti ma addirittura sulle nostre intenzioni. Così, nessuno potrà essere più se stesso. Fin qua si spingeranno le conseguenze di questo provvedimento.

È lecito chiedersi, ora, cos’altro potrà accadere, fin dove si spingerà l’ideologia del M5s, e se le altre forze di governo continueranno a tollerare questa deriva, facendosi anch’esse esecutrici testamentarie della Costituzione in materia di giustizia. Sono riusciti ad abolire la prescrizione condannando gli italiani all’ergastolo processuale. Ieri hanno fatto un altro passo avanti, inaugurando il controllo indiscriminato delle nostre comunicazioni. Così, nei fatti, si consentirà di non perseguire più un reato, ma la persona. Nel silenzio, le garanzie costituzionali sbiadiscono e un disegno inquietante prende inesorabilmente la sua forma.