Nessun atto osceno davanti ai bimbi della scuola. Smentita, come spesso capita, la ricostruzione dei sindacati di polizia. E’ quanto emerge nella prima fase delle indagini sulla brutale quanto gratuita aggressione di quattro agenti della polizia locale nei confronti di una donna transessuale di 41 anni, originaria del Brasile, avvenuta nella mattinata di mercoledì 24 maggio in via Sarfatti a Milano. La vittima, una trans brasiliana, è stata colpita più volte con calci e con il manganello al fianco e alla testa, anche quando si trovava a terra.

I due video amatoriali girati da persone che si trovavano in zona sono diventati virali nel giro di poche ore. Adesso la donna, che nel quartiere è conosciuta da tutti con il nome di ‘Bruna‘, ha paura di parlare, di denunciare formalmente l’episodio alle forze dell’ordine e raccontare quanto avvenuto. Ha rifiutato le cure dei medici intervenuti sul posto e adesso ha 90 giorni di tempo per sporgere denuncia altrimenti – essendo un reato perseguibile con querela in virtù della riforma Cartabia entrata in vigore nei mesi scorsi – la procura di Milano sarà costretta a chiudere l’indagini per improcedibilità. Al momento i pm meneghini hanno aperto un fascicolo a carico di ignoti per lesioni aggravate dall’abuso della pubblica funzione e sono a lavoro per ricostruire la dinamica di quanto accaduto e distinguere il ruolo dei quattro agenti coinvolti nell’episodio e intervenuti inizialmente per portare la transgender al comando di via Pietro Custodi per l’identificazione. Poi l’aggressione e il tentativo di immobilizzarla con l’utilizzo dello spray al peperoncino prima di ammanettarla e denunciarla per resistenza a pubblico ufficiale.

Stando anche alle testimonianze raccolte dagli investigatori, che hanno sentito le persone presenti davanti all’area verde del Trotterino, nessuno dei presenti l’avrebbe vista importunare i bambini davanti alla scuola. Raggiunta da Repubblica, la 41enne racconta, con poche parole e tanta commozione, l’incubo vissuto ieri. Dice di essere “impaurita” e di avere “male alla testa e al fianco dove ho preso le botte“. Botte ricevute nonostante “avevo le braccia alzate” e invitava gli agenti  a “non picchiarmi“. Poi spiega gli attimi che hanno preceduto la brutale aggressione subita. “Ero molto agitata ieri mattina avevo litigato con alcuni sudamericani ma non è vero che ero nuda al parco” precisa, ammettendo che “ero su di giri” perché “avevo bevuto la sera prima e avevo fumato uno spinelli” ma “non ho fatto nulla di male, non ho picchiato nessuno”.

La donna trans ha piccoli precedenti per resistenza e violazione della normativa sull’immigrazione. Spiega che “dalla rabbia mi sono morsa le braccia e mi sono fatta dei tagli” prima di sottolineare il perché ha tentato di fuggire dall’auto della polizia locale: “Avevo paura che mi picchiassero ancora: anche al Trotter e in macchina mi hanno strattonata tutta. Mi sono nascosta dietro a un’aiuola ma mi hanno trovata”.

Dei quattro agenti intervenuti giustifica l’operato della donna poliziotta: “Chiedevo di non picchiarmi, solo la donna vigile è stata gentile con me” spiega per poi aggiungere: “mi sono sentita trattata come un cane“. Infine racconta di essere stata aggredita e insultata anche in auto e di essere stata lasciata “ammanettata sulla macchina per venti minuti fuori dall ufficio dei vigili”.

 

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