Le violenze contro le donne israeliane commesse dai terroristi di Hamas lo scorso 7 ottobre non sono eventi isolati ma rientrerebbero in uno schema di generalizzata violenza di genere adottata dai miliziani. E’ quanto emerge in una inchiesta condotta dal New York Times che negli ultimi due mesi ha analizzato video, foto, dati dei Gps dei telefoni cellulari e intervistato oltre 150 persone tra testimoni, sanitari, soldati e consulenti esperti di casi di stupro. Violenze che, secondo il prestigioso giornale statunitense, sarebbero avvenute in almeno sette località israeliane dove le donne sono state vittime di violenze e mutilazioni.

La storia di Gal Abdush: carbonizzata dopo lo stupro

L’assalto nei kibbutz e al rave party poco distanti dal confine con la striscia di Gaza ha provocato l’uccisione di oltre mille civili israeliani. E il NYT parte dalla storia di Gal Abdush, violentata e diventata un simbolo della ferocia inferta alle donne e alle giovani israeliane durante gli attacchi del 7 ottobre. I familiari ad oggi non hanno mai ricevuto un certificato di morte. Stanno aspettando risposte ancora adesso. In un filmato girato nelle prime ore dell’8 ottobre da una donna che era alla ricerca di un amico scomparso nella zona del rave party nel deserto, la si vede riversa sulla schiena con il vestito strappato, le gambe divaricate, la vagina in vista. Il volto è carbonizzato fino a essere irriconoscibile e la sua mano destra le copre gli occhi. Gal è stata accerchiata dai terroristi mentre era intrappolata sull’autostrada in una fila di automobili con persone in fuga dal rave. Ha avuto solo il tempo di mandare un ultimo messaggio, via Whatsapp, alla sua famiglia: “Non potete capire”, le sue parole.

Gal era con il marito Nagi al rave party. Quest’ultimo era in auto con lei quando è stato ucciso. Poco prima aveva inviato un messaggio al fratello alle 7.44: “Prenditi cura dei bambini”. Poi i colpi d’arma da fuoco hanno interrotto tutto. La coppia aveva due figli di 10 e 7 anni con il più grande che continua a chiedere alla nonna come è morta la mamma. Nagi è stato identificato due giorni dopo: anche il suo corpo era carbonizzato ed è stato identificato grazie al Dna e alla fede nuziale.

Cadaveri di donne con gambe divaricate e segni di violenza ai genitali

Secondo il New York Times, sono quattro i testimoni che hanno descritto nei dettagli di aver assistito allo stupro e al massacro di donne in due luoghi diversi lungo la Strada 232, la medesima autostrada dove, in una terza località, è stato trovato riverso a terra il corpo seminudo di Gal Abdush. Numerosi soldati e volontari hanno spiegato di aver recuperato circa una trentina di cadaveri di donne nella zona del rave party e in due kibbutz. Tutte erano in condizioni simili a quelle di Gal: gambe divaricate, vestiti strappati, segni di violenza nell’area dei genitali.

Le accuse di violenza sessuale sono state respinte da Hamas con Onu e agenzia Un Women che non hanno preso atto, almeno nella fase iniziale, delle numerose accuse di violenza sessuale. Ad oggi, tuttavia, non è possibile quantificare il numero esatto di donne stuprate dai miliziani con la polizia israeliana che ha ammesso che, nello confusione generale del 7 ottobre, non si è adoperata per raccogliere campioni di liquido seminale dai corpi delle donne, né per richiedere autopsie o esaminare da vicino le scene dei crimini. In quel momento, hanno detto le autorità, gli agenti erano impegnati a respingere Hamas e a identificare i corpi dei morti.

 

Il racconto: “Donna fatta a pezzi, seno mutilato e lanciato dai miliziani”

Viene riportata la testimonianza di Sapir, una donna di 24 anni diventata una delle testimoni principali della polizia israeliana. Ha partecipato al rave party e nel corso di una intervista di due ore ha spiegato di aver visto gruppi di uomini che imbracciavano armi pesanti violentare e uccidere almeno cinque donne. Lei, dopo essere stata colpita alla schiena, è riuscita a salvarsi nascondendosi sotto i rami bassi di un albero di tamerice, a circa 6 chilometri dal luogo del rave party. A circa una quindicina di metri dal suo nascondiglio, ha raccontato di aver visto moto, macchine e furgoni avvicinarsi e un centinaio circa di uomini radunarsi: erano i miliziani di Hamas.

La prima vittima che Sapir ha visto è stata una giovane donna: aveva la schiena macchiata di sangue e i pantaloni abbassati a metà gamba. Un uomo l’ha tirata per i capelli e l’ha fatta inginocchiare. Un altro l’ha stuprata. Sapir ha detto di aver visto che ogni volta che la giovane barcollava, l’uomo le affondava un coltello nella schiena. Un’altra donna – ha raccontato – è stata “fatta a pezzi”: mentre un terrorista la violentava, un altro le ha mutilato il seno con un taglierino. “Uno di loro continuava a stuprarla e gli altri si tiravano il suo seno, l’hanno lanciato fino a quando è caduto a terra”. Sapir ha aggiunto che gli uomini hanno mutilato anche il viso di quella giovane, poi sparita ai suoi occhi. Più o meno nello stesso momento, ha assistito allo stupro di altre tre donne, e ha visto i terroristi portarsi via le teste mozzate di altre tre ancora.

Il racconto di un sopravvissuto: “Donna violentata e massacrata, urla senza parole”

Un’altra testimonianza è quella di Raz Cohen, un giovane israeliano che partecipava al rave, salvatosi dopo essersi nascosto nel letto asciutto di un ruscello. Nell’intervista ha spiegato che a circa 35 metri di fronte a lui ha visto accostare un furgoncino, che poi ha spalancato le portiere. Ha visto cinque uomini in abiti civili, armati di coltelli e di martello, trascinare una donna per terra. Era giovane, era nuda e urlava. “Si sono disposti a semicerchio attorno a lei” ha detto Cohen. “La giovane era in piedi. Hanno iniziato a stuprarla. Uno la violentava. La giovane gridava. Ricordo ancora la sua voce. Urla senza parole. Poi un uomo ha sollevato un coltello e l’ha massacrata”.

I primi soccorsi: “Donne morte con gambe divaricate e mani legate”

I primi soccorsi arrivati nella zona del rave party hanno poi trovato davanti ai propri occhi scene agghiaccianti. Quattro sanitari hanno riferito di aver scoperto cadaveri di donne morte con le gambe divaricate e senza biancheria addosso. Tra loro c’è chi aveva mani legate da fascette di plastica. Scoperte analoghe sono state fatte anche in due kibbutz poco distanti: Be’eri e Kfar Aza. Otto medici volontari e due soldati israeliani hanno raccontato al giornale statunitense che in almeno sei edifici diversi si sono imbattuti nei corpi di almeno 24 donne e giovani nude o seminude, alcune delle quali mutilate, altre legate e spesso sole.

 

Redazione

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