Una saracinesca abbassata può fare tanto male al cuore. Lo sa bene Gino Bergame’, titolare dello storico locale Il Ciottolo in via Amerigo Vespucci. “Chiudere il negozio è stato un colpo al cuore – racconta Gino – non mi vergogno a dire che ho pianto. Dopo 31 anni di apertura è la prima volta che succede. Noi da 31 anni siamo aperti 365 giorni all’anno, compreso i festivi”.

“Arriva il momento, anche IL CIOTTOLO abbassa le serrande. Mettendo in cassa integrazione 27 famiglie! La riapertura e da destinarsi, finché non ci sarà qualche decreto che ci mette in condizione di ritornare a lavorare”. Con un post su Facebook Gino aveva annunciato la chiusura postando un video amaro: per la prima volta dal 1989 il Ciottolo chiude”. È una chiusura temporanea. Gino e i suoi dipendenti hanno preso insieme questa scelta perchè gli incassi erano davvero troppo bassi. “La gente ha paura del covid e della povertà – continua Gino – Esce poco in questo momento e anche via Marina è sempre vuota. Noi di solito apriamo alle 18 e tiriamo avanti fino al mattino seguente. Adesso anche il delivery ha dei limiti di orario per cui abbiamo visto che la fatica non vale la pena e l’incasso è misero”.

Nel locale di Gino lavorano circa 27 famiglie, ora tutte in cassintegrazione. “Spero che il Governo li supporti adeguatamente – dice – io starò loro vicino finchè potrò. Questa è una catena di crisi economica non indifferente: io chiudo e dopo di me andranno in crisi anche tutti i miei fornitori, a catena andrà tutto male”. Ogni sera davanti al Ciottolo c’era il traffico, tanti i clienti che affollavano via Amerigo Vespucci di ritorno da una serata in discoteca o per assaporare una delle sue bontà appena sfornate. Adesso davanti alle saracinesche abbassate c’è solo molto silenzio. “Spero che tutto questo non diventi una interminabile catena di disoccupazione e di una grande crisi economica”.

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Giornalista professionista e videomaker, ha iniziato nel 2006 a scrivere su varie testate nazionali e locali occupandosi di cronaca, cultura e tecnologia. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Orgogliosamente napoletana, si occupa per lo più video e videoreportage. È autrice anche di documentari tra cui “Lo Sfizzicariello – storie di riscatto dal disagio mentale”, menzione speciale al Napoli Film Festival.