L’essenza delle gestioni previdenziali sta nel “patto generazionale” che unisce i tre tempi del vivere umano: passato, presente e futuro. Resisteranno i sistemi previdenziali al Covid-19? Dobbiamo crederci, non farlo significherebbe perdere la speranza nel futuro. Serve, tuttavia, «un’azione comune, no a vecchi schemi!», così come esortato, con voce ferma, dal nostro presidente della Repubblica. E allora non si può perdere tempo, è necessario superare pregiudizi e steccati ideologici, rinunciando a combattere battaglie di retroguardia in difesa dell’esistente. Le Casse più piccole e meno patrimonializzate e le altre che scontano un pregiudizievole rapporto iscritti/pensionati, dovranno presto incassare i contributi per far fronte agli oneri pensionistici.

Di seguito dovranno farlo tutte le altre, consce, tuttavia, del fatto che il forte calo reddituale delle categorie professionali comporterà un minor gettito contributivo. E, quindi, non è possibile sprecare risorse tramite interventi dettati dall’emotività del momento, ma è indispensabile ri-pensare al mondo della previdenza obbligatoria. Il problema di tutti sarà quello della liquidità, che i liberi professionisti utilizzeranno innanzitutto per soddisfare i bisogni delle famiglie e proseguire le attività professionali; la contrazione della liquidità sarà poi aggravata da un disagevole ricorso al credito bancario, stante l’incertezza sulla capacità reddituale e su quella di restituzione degli importi mutuati. La difesa dei sistemi previdenziali si attua, dunque, mediante un sostegno concreto all’iscritto nel rapporto con il mercato creditizio e con l’abbandono, per un congruo periodo, di logiche sanzionatorie in caso d’inadempimento dell’obbligo contributivo.

In tale ottica, misure straordinarie, quali la restituzione a domanda dei contributi soggettivi di più annualità o, ancor prima, dei contributi “volontari” versati a titolo di riscatto o per previdenza integrativa, può essere una soluzione, magari con facoltà di ricostituzione dei montanti quando la recessione segnerà il passo e ci sarà l’auspicata ripresa dei redditi. La tenuta del “sistema”, in sostanza, passa da interventi immediati, atti a concedere liquidità, sì che tutti possano continuare a lavorare e produrre reddito. Si potranno prevedere forme d’iscrizione soltanto facoltativa, per i giovani e per gli iscritti percettori di redditi oggettivamente bassi; è vero che costoro perderebbero le tutele assistenziali e previdenziali oggi loro garantite, ma li si potrà ancora “obbligare” a pensare al loro “risparmio previdenziale”? E quanti davvero riusciranno a farlo?

E, dunque, per salvare il sistema, nella consapevolezza che nessuno può restituire contribuzione e riconoscere le anzianità contributive utili a far maturare il diritto a pensione, si ritiene che l’iscrizione facoltativa, a chi intende esercitarla, possa essere concessa. Per i liberi professionisti più avanti negli anni può ipotizzarsi, invece, una sorta di anticipo pensionistico, a domanda e con le dovute penalità; chi non potrà proseguire nella propria attività professionale si garantirà, così, un reddito certo, rinunciando a una prestazione previdenziale futura di maggiore consistenza. Queste, e altre che verranno, sono ipotesi di lavoro su cui un legislatore previdenziale lungimirante e accorto ha il dovere di confrontarsi; gli organi delle Casse dei liberi professionisti saranno, dapprima, chiamati a importanti modifiche statutarie per rendere più agevoli i percorsi deliberativi e, poi, a modifiche strutturali dei regolamenti assistenziali, messi a nudo da un’emergenza sanitaria inattesa e di incerta durata.

Gli stessi dovranno, però e con la medesima urgenza, ripensare i regolamenti previdenziali, sui quali incideranno la lunga congiuntura economica, un forte calo dei redditi e una sensibile riduzione degli introiti contributivi. È in pericolo, di fatto, la tenuta del sistema. La sostenibilità finanziaria delle Casse dei professionisti, garantita dal patrimonio accumulato negli anni, non può, in ogni caso, essere messa a rischio in danno del futuro dei più giovani, pena la compromissione del “patto fiduciario” tra le generazioni. Essa, però, deve accompagnarsi alla “sostenibilità sociale”, anch’essa garanzia primaria del medesimo patto generazionale. I sistemi previdenziali privatistici, per assicurare la sostenibilità sociale e finanziaria, dovranno dunque cambiare metodo, rifiutandosi di affrontare il nuovo usando vecchi schemi. Keynes usava dire che «quando i fatti cambiano io cambio la mia opinione. Lei cosa fa signore?»