La Russia sta provando a destabilizzare la Moldova per evitare che entri nell’Unione Europea e per preparare il campo a una possibile offensiva militare. L’allarme arriva dall’Istituto per lo studio della guerra (Isw) che in un report ha sottolineato le mosse del Cremlino e di alcuni attori filorussi in Moldova, o Moldavia secondo la pronuncia russofona.
I tentativi della Russia di destabilizzare la Moldova
L’analisi dell’Isw prende come riferimento le dichiarazioni della governatrice della regione autonoma filorussa della Gagauzia, Yevgenia Hutsul, legata a doppio filo con il Cremlino. Hutsul, l’8 aprile durante un’intervista al canale televisivo statale russo Perviy Kanal ha sottinteso che il governo moldavo sia controllato dalla Romania. Secondo Hutsul, infatti, se la Gagauzia dovesse cominciare il processo di secessione dalla Moldova, ci sarebbe una reazione non solo da parte del governo di Chisinau ma anche di quello di Bucarest. Un modo esplicito per dire che la Moldova non sia uno stato sovrano.
Secondo l’Isw le affermazioni della governatrice filorussa rientrano perfettamente nei tentativi del Cremlino di creare le condizioni per giustificare un’azione convenzionale o non convenzionale di Mosca in Gagauzia o in Transnistria agli occhi dei russofoni presenti. Per gli esperti del centro studi statunitense, infatti, l’asse con i filorussi in Moldova è parte “del più ampio conflitto geopolitico esistenziale della Russia con l’Occidente”. Un conflitto che si riflette non solo sul campo di battaglia in Ucraina ma anche altrove, come nell’Europa dell’est o in Asia centrale.
Per gli analisti, l’obiettivo di Mosca in Moldova è evidente: utilizzare attori filorussi “per destabilizzare la democrazia e la società moldava, impedire l’adesione della Moldova all’Ue o addirittura giustificare future operazioni ibride o convenzionali”. Dopo Kiev, quindi, potrebbe toccare a Chisinau. Dagli Stati Uniti gli avvertimenti si fanno sempre più urgenti.