Il caso
Dossieraggio, caos calmo. Copasir e Antimafia vogliono vederci chiaro: le audizioni a magistrati e Guardia di finanza
“Capire dove sono state archiviate le decine di migliaia di informazioni che il tenente Striano ha scaricato dai server delle varie banche dati a cui ha avuto accesso in questi anni”. E quindi, capire il movente e il mandante di questa “mostruosa” raccolta dati. Che l’inchiesta di Perugia sta documentando dal 2019 al novembre 2022. Ma che, come hanno spiegato i procuratori Melillo e Cantone, è certamente iniziata prima ed è andata avanti nonostante l’inchiesta. E ha numeri ancora più alti rispetto a quelli noti finora: oltre 33 mila file scaricati, 4.124 Sos (segnalazione di operazioni sospette evidenziate dalla Banca d’Italia). Segno che i servitori dello Stato infedeli tuttora in servizio sono tanti.
Le audizioni
Sono queste le problematiche emerse nelle due audizioni davanti al Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti e sulla sicurezza. Il ruolo di possibili agenti stranieri e quindi di una centrale di informazioni riservate finalizzate anche ad indebolire la sicurezza dello Stato sembra essere stata ridimensionata nelle due audizioni davanti al Copasir. Dove però hanno preso forma domande urgenti e necessarie. Perchè quei dati sono comunque sensibili e possono essere utilizzati per operazioni illecite. Seminare veleni, imbastire ricatti. Per questo il Comitato parlamentare alla sicurezza presieduto da Lorenzo Guerini (Pd) ha deciso una serie di audizioni che saranno formalizzate nei prossimi giorni. Saranno certamente convocati i vertici della Guardia di finanza, realtà investigativa cruciale per il Paese, corpo militare alle dipendenze del Ministero dell’economia con numerosi corpi di eccellenza anche investigativi. Nessuno vuole, ovviamente, mettere sotto accusa la Guardia di finanza. Anzi, l’audizione sarà finalizzata anche alla protezione del buon nome delle Fiamme gialle. Restano però molti aspetti da chiarire. “Non credo che sia un sottufficiale della Finanza il regista di tutta questa operazione di dossieraggio” ha detto ieri il vicepremier Tajani e segretario di Forza Italia. “Forse – ha proseguito – è stato utilizzato da qualcuno da cui riceveva ordini. Bisogna capire qual è la Cupola, chi gli dava gli ordini e a che fine venivano utilizzate informazioni sensibili”.
Striano, l’anello centrale
Di Striano sappiamo molto ma anche molto poco: sessant’ anni, sposato, residente ad Anzio, pochissime foto e una carriera si può dire monotematica: analista di banche dati nell’ambito dell’antimafia. Incarico che assume nel 1999 alla Direzione investigativa antimafia e in pratica, pur cambiando uffici, non lascia più. Una specialista, quindi. E anche molto stimato da quello che si può sapere. Non solo fino a novembre 2022 quando il procuratore antimafia Giovanni Melillo, insediato a giugno, comincia a sospettare di un ufficio, quello destinato alle Sos, dove lavorano agenti di polizia giudiziaria da oltre vent’anni senza una vera turnazione. La specializzazione è certamente un merito. E un valore aggiunto. C’è da capire però se qualche superiore gerarchico della GdiF abbia mai avuto qualche sospetto su Striano. Perchè il tenente Striano abbia conservato negli anni numerose credenziali che gli davano accesso a tutte le banche dati. Anche quelle non di pertinenza della Dna. Oggi Striano è in servizio all’Aquila come responsabile della Sezione acquisti del Reparto tecnico logistico. Quando ha lasciato l’ufficio di via Giulia ha consegnato un libro con riportate tutte le sue attività. Poiché siano tutti innocenti fino a sentenza definitiva, sarà molto interessante vedere come sviluppa l’inchiesta. Osserva un investigatore: “Striano è un anello importante di questa presunta centrale delle info riservate. Ma se ha raccolto e diffuso informazioni in modo così spasmodico, come ha detto Cantone, qualcuno lo ha avallato”. Qualcuno negli apparati: nella Guardia di finanza o in magistratura.
Gli obiettivi
Anche la Commissione parlamentare antimafia vuole indagare. La destra è avvelenata: le ricerche di Striano sono trasversali, c’è di tutto in quegli elenchi ma è vero che tra i politici l’attenzione è sicuramente maggiore per i partiti dell’attuale maggioranza, Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia. In pratica tutto il governo. E prima di questo governo, Striano nei primi mesi del 2021 si era concentrato molto su Matteo Renzi, Marco Carrai e l’avvocato Bianchi, ex presidente della Fondazione Open che la procura di Firenze ha tentato invano di mettere sotto processo. L’ha però indagata azzoppando la nascita di Italia viva. In Commissione il pressing è molto forte per sentire una serie di magistrati. Giovanni Russo è stato fino a fine 2022 aggiunto presso la Dna con l’incarico di sovrintendere il gruppo Sos. Russo è stato poi nominato dal ministro Nordio alla guida del Dap, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, ruolo molto delicato e di fiducia. Russo è già stato sentito a Perugia ma ha detto di non essersi accorto di nulla. L’altro magistrato che funzioni di coordinamento del gruppo Sos era Antonio Laudati: è indagato, avrebbe partecipato all’assemblamento di quattro dossier preinvestigativi costruiti grazie agli accessi abusivi. Il pressing è forte per sentire l’ex procuratore antimafia Federico Cafiero de Raho, numero uno in via Giulia dal 2017 al 2022, proprio nell’era Striano. I dossier pre-investigativi curati da Striano – su Gravina e sui fondi della Lega (di questo sappiamo ancora molto poco) – venivano puntualmente condivisi con Russo e De Raho che nel frattempo è diventato deputato del Movimento 5 Stelle.
L’intuizione
C’è infine un terzo magistrato che potrebbe dire cose utili, anche solo per sgomberare il campo da strane circostanze. Si chiama Antonia Giammaria ed è stata la Pm che ha aperto l’inchiesta sulla fuga di notizie relativa a Crosetto. È stata brava perchè ha intuito subito che il buco nero poteva essere all’Ufficio Sos della Dna. Solo che tra il primo interrogatorio di Striano e quindi la notifica dell’iscrizione al registro degli indagati, e la perquisizione con annesso sequestro di telefono e device sono passati giorni. Utili, probabilmente, a cancellare chat e file di posta.
Il ministro della Giustizia Carlo Nordio chiede la Commissione parlamentare d’inchiesta. Matteo Renzi, tra gli spiati, è d’accordo. Attenzione però che questa storia non diventi un regolamento di conti tra magistrati.
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