Cosa non torna
Dossieraggio, i paradossi della vicenda: niente arresti per pm e finanziere e dettagli rivelati da Melillo e Cantone
La vicenda è ancora poco chiara, eppure nel depositarsi dei fatti sul terreno giorno dopo giorno, emergono alcuni interrogativi vestiti di paradosso.
Quale reato si contesta a questo finanziere? Accesso abusivo a sistema informatico. Un reato grave, anche per entità della pena prevista (da tre a otto anni).
E -rivela incredibilmente il procuratore di Perugia Cantone, competente perché in mezzo a questa vicenda c’è l’ennesimo magistrato, stavolta romano, che però nessuno disturba- Striano avrebbe scaricato 33mila files.
Allora, pur essendo io personalmente, e questa testata editorialmente, contrari all’esercizio, tanto più se superficiale, della custodia cautelare, mi domando: è chiaro che ricorra per definizione un evidente rischio di inquinamento delle prove. Se ci fossero stati di mezzo, anziché magistrati e finanzieri, un politico e un imprenditore, li avreste arrestati al volo. Come mai qui tanto garantismo (tanto più se Striano, come sembra, è stato sentito e si è avvalso della facoltà di non rispondere)?
In più, che strano, di solito quando c’è un mostro sbattuto in prima pagina, scatta l’assalto di cronisti di ogni ordine e specie, fin sotto casa. Assedi, assalti a telecamere accese, citofonate. Accade di tutto al malcapitato di turno. Stavolta, niente. Tutti i cronisti si fanno all’improvviso discreti.
Da ultimo, due Procuratori che sono due pezzi da novanta della nostra magistratura, uno dei quali addirittura titolare dell’inchiesta, si fiondano di loro spontanea volontà in Parlamento, e davanti ad esso, rivelano dettagli di un’inchiesta ripresi da tutta Italia, offrendo al pubblico particolari di un’indagine in corso, citando addirittura i numeri degli accessi e dei file scaricati dall’indagato principe. Ma -dice il Procuratore Nazionale Antimafia- egli non può aver agito da solo, dunque ci sono dei mandanti. Deduzione o rivelazione di quanto già scoperto? Il Procuratore ci fa sapere poi che con il suo avvento, che succede a quello sotto il cui naso tutto sarebbe avvenuto senza che, nella migliore delle ipotesi, si accorgesse di nulla (cioè l’oggi senatore grillino Cafiero De Raho), questo andazzo è terminato. Ma il giorno dopo, nella sua audizione, Cantone lo contraddice: “L’andazzo è proseguito anche dopo Striano”.
Insomma, grande confusione, anche alimentata dai due procuratori con un contegno molto pubblico e preventivo, e a lavori giudiziari ancora in corso. Veramente atipico.
Pensiero malizioso: ma non è che tutta questa luce indotta su una vicenda che era meglio rimanesse secretata e approfondita per bene, produrrà un nulla di fatto utile solo alla politica per scannarsi a favore di telecamera…?
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