L'intervista del Corriere all'ex premier
Draghi: “Al governo sarei rimasto volentieri: ora faccio il nonno, non mi interessano incarichi”

“Faccio il nonno, ho quattro nipoti. E mi godo il diritto dei nonni di poter scegliere che cosa fare. Anche per questo ho chiarito che non sono interessato a incarichi politici o istituzionali, né in Italia né all’estero”, ha detto l’ex Presidente del Consiglio Mario Draghi in una lunga intervista rilasciata a Il Corriere della Sera. Lo scorso luglio, dopo la crisi del cosiddetto “governo di unità” nato in piena pandemia, all’inizio del 2021, e la caduta dello stesso le elezioni politiche del 25 settembre hanno eletto un governo di centrodestra, guidato dalla leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni.
“Se guardo alle sfide raccolte e vinte in soli venti mesi di governo, c’è da sorridere a chi ha detto che me ne volessi andare, spaventato dall’ipotetico abisso di una recessione che fino a oggi non ha trovato riscontro nei dati. Ero stato chiamato a fare, dopo una vita, un mestiere per me nuovo e l’ho fatto al meglio delle mie capacità. Sarei dunque rimasto volentieri per completare il lavoro, se mi fosse stato consentito”, ha risposto alla domanda sulla fine del suo governo. “Con il passare dei mesi, la maggioranza che sosteneva il governo si era andata sfaldando e diversi partiti si andavano dissociando da decisioni già prese in Parlamento o in Consiglio dei ministri”.
E quindi il Movimento 5 Stelle “sempre più contrario” al sostegno militare all’Ucraina, Forza Italia e Lega “contrarie ad aspetti di alcune importanti riforme” su fisco e concorrenza, Lega e M5s richiedevano inoltre uno scostamento di bilancio cui il premier si è sempre opposto. “Il centrodestra era disponibile ad andare avanti, purché i ministri Cinque Stelle uscissero dal governo e fossero sostituiti da loro esponenti. Tuttavia, il Pd non era disponibile a far parte di quello che sarebbe diventato nei fatti un governo di centrodestra. Inoltre, sin dalle consultazioni che precedettero la formazione del governo, avevo chiarito che per me sarebbe stato impossibile guidare un governo di unità nazionale senza il partito di maggioranza relativa in Parlamento, il Movimento 5 Stelle”.
Nessun giudizio sul governo: “Non spetta a me giudicare il governo, soprattutto non dopo così poco tempo. Giorgia Meloni ha dimostrato di essere una leader abile e ha avuto un forte mandato elettorale. Occorre stare attenti a che non si crei di nuovo un clima internazionale negativo nei confronti dell’Italia. Mantenere saldo l’ancoraggio all’Europa è il modo migliore per moltiplicare il nostro peso internazionale. Penso anche che si debba sempre mantenere aperto il confronto con le parti sociali, con gli enti territoriali, con il terzo settore. Un confronto ispirato al dialogo, all’ascolto, alla disponibilità”. Replica però alle dichiarazioni di Meloni sul Pnrr: “Abbiamo rispettato tutti gli obiettivi dei primi due semestri, come ha certificato la Commissione Europea. Questo è l’unico indicatore da cui dipende l’erogazione dei fondi, che infatti è avvenuta in modo puntuale. Mi avrebbe fatto piacere completare il lavoro che avevamo portato avanti, e qui mi riferisco in particolare agli obiettivi del secondo semestre di quest’anno: ne abbiamo raggiunti circa metà nel tempo che ci è stato dato”.
Positiva l’approvazione del Price Cap sul gas, ancora meglio la diversificazione delle fonti di approvvigionamento da altri Paesi oltre alla Russia – da 40% di inizio anno ad appena un quarto. Draghi coglie l’occasione e rivendica i risultati dell’esecutivo da lui guidato: “Quest’anno cresceremo di quasi il 4%, più di Francia e Germania, dopo i sette trimestri di crescita consecutivi durante il mio governo. Il debito pubblico in questi due anni è calato come mai nel dopoguerra, e l’Italia è l’unico grande Paese europeo che, negli ultimi anni, è riuscito ad aumentare le proprie quote di mercato nell’export internazionale”.
E riconosce la misura che più gli è costato prendere: “Penso alla scelta di attuare tra i primi in Europa il green pass e l’obbligo vaccinale. Sapevo che erano limitazioni delle libertà individuali, ma erano necessarie per garantire a tutti il diritto alla salute, soprattutto ai più fragili. Mi fa piacere vedere oggi che la Corte Costituzionale concordi in pieno con l’impostazione del governo. Altrettanto difficile è stato scegliere ad aprile dello scorso anno di riaprire le scuole: mi hanno paragonato a Bolsonaro, hanno detto che avremmo causato una catastrofe sanitaria. Ma l’epidemia è rimasta sotto controllo e i ragazzi sono tornati a scuola in modo continuativo. Infine, il sostegno immediato e convinto all’Ucraina: i rischi di una ritorsione russa erano evidenti, ma non potevamo girarci dall’altra parte davanti a chi aveva riportato la guerra in Europa”.
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