Il premier anticipa la stretta contro il Covid
Draghi, la conferenza di fine anno: “Sono un nonno al servizio delle istituzioni, il mio destino non conta”
Mario Draghi? Un “nonno al servizio delle istituzioni”. SI definisce così il presidente del Consiglio nella conferenza stampa di fine anno provando a dribblare le domande sul Quirinale, compito per il quale è ormai da settimane tirato per la giacca dai partiti (non tutti) nel tentativo di trovare un nome forte per il Colle e non arrivare alla prova muscolare in Parlamento.
Destino personale che per Draghi “non conta assolutamente niente, non ho particolari aspirazioni di un tipo o di un altro”, anche se poi lo stesso premier sembra mandare un messaggio ai partiti: “Questo governo comincia con la chiamata del presidente Mattarella, una chiamata di altissimo ordine che si è tradotto in vicinanza costante all’azione di governo ma la responsabilità quotidiana sta nel Parlamento così come la prosecuzione sta nel parlamento. È il Parlamento a decidere la vita del governo quest’anno e sempre”.
Governo che “va avanti indipendentemente da chi ci sarà“. L’importante, chiarisce Draghi rispondendo a una domanda sull’eventuale proseguimento della legislatura per un altro anno, è che l’esecutivo sia “sostenuto da una maggioranza come quella che ha sostenuto questo governo, la più ampia possibile“.
Un futuro che Draghi non immagina “all’interno o all’esterno delle Istituzioni“. “L’ho detto una volta rispondendo ad una domanda fatta da alcuni ragazzini al punto luce di Torre Maura: l’importante è vivere il presente e farlo al meglio possibile“, spiega in conferenza il premier, che poi nel ringraziare i ministri per il lavoro svolto quest’anno aggiunge: “Forse sbaglio, ma i motivi del successo del governo, per me sicuramente ma credo anche per altri ministri, è che ha lavorato sul presente senza chiedersi cosa c’è nel futuro, cosa c’è per me nel futuro“.
Sul Quirinale, tema centrale nel ‘dibattito’ con i giornalisti, la responsabilità della decisione, secondo il presidente del Consiglio è “interamente nelle mani delle forze politiche, non nelle mani di individui: sarebbe un fare offesa all’Italia, che è molto di più di persone individuali“. Quindi una frase che riassume di fatto un appello ai partiti: “È immaginabile che una maggioranza si spacchi sull’elezione del Quirinale e si ricomponga magicamente quando è il momento di sostenere il governo?“.
Il suo esecutivo , rivendica quindi Draghi davanti alla stampa, ha conseguito “tre grandi risultati: siamo uno dei Paesi più vaccinati, abbiamo consegnato in tempo il Pnrr e abbiamo raggiunto i 51 obiettivi. Il governo ha creato queste condizioni indipendentemente da chi ci sarà“.
L’EPIDEMIA – Molto spazio, e non poteva essere altrimenti, è dedicato all’andamento dell’epidemia di Coronavirus e alle misure che prenderà il governo contro la quarta ondata di contagi spinti dalle varianti Delta e Omicron.
Domani, come noto, ci sarà la cabina regia che potrebbe prendere ulteriori misure restrittive: “L’arrivo della variante Omicron, più contagiosa, ha aperto nuova fase della pandemia”, ha chiarito il premier. Da Draghi è arrivato l’ennesimo appello agli italiani: “I vaccini restano lo strumento di difesa migliore dal virus. Invito tutti i cittadini a continuare a vaccinarsi e a fare la terza dose, questa è la priorità. Il vaccino funziona molto bene anche contro le varianti“.
Quanto alle restrizioni, Draghi ha fatto l’esempio delle mascherine all’aperto non utilizzate, “basta vedere le immagini di una partita di calcio”. Quindi l’intervento sulle possibili decisioni della cabina di regia: “Il consenso sull’uso delle mascherine all’aperto, sull’uso di mascherine Ffp2, su che tipo di tamponi fare, credo che lì ci sia molta apertura, ne discuteremo. Bisogna prendere tutte le precauzioni possibili. Ma ogni decisione è guidata dai dati, non dalla politica”. La discussione sarà anche sulla “riduzione dei tempi di validità del Green Pass”, certificato che per il presidente del Consiglio “è diventato uno strumento di libertà”.
Non esclusa anche l’ipotesi “dell’applicazione del tampone” per i vaccinati. “In questo periodo può essere utile fare un tampone, per capire se si è positivi. Sono sistemi per poter cercare di rallentare la diffusione del virus”, ha chiarito Draghi.
Per ora comunque, ha assicurato Draghi, “non parliamo di lockdown per i non vaccinati ma ogni risposta è sul tavolo, voglio però far presente che i due terzi delle terapie intensive sono occupate da non vaccinati“. L’obbligo vaccinale invece “resta sullo sfondo, è stato già esteso ad alcune categorie, valuteremo l’estensione ad altre categorie. Non so se verrà discussa esplicitamente domani. Se i dati continuano a peggiorare, sarà oggetto di discussione in tempi brevissimi“.
ECONOMIA E LAVORO – Altro tema chiave è quello dell’economia, in ripresa, e del mondo del lavoro in fibrillazione dopo lo sciopero generale indetto da Cgil e Uil. Sulla legge di bilancio Draghi riconosce che “c’è stato molto affanno nella fase finale della discussione sulla manovra”. Un affanno dovuto “alle scadenze che il Pnrr ha imposto nel mese di dicembre”.
Draghi poi non manca ancora una volta di strizzare l’occhio ai partiti, ringraziando “tutte le forze politiche: senza il loro ruolo, quello del Parlamento, dei gruppi parlamentari e la loro disponibilità non saremmo riusciti ad arrivare in tempo e lo dico nella maniera più sincera”.
Quindi il passaggio sull’argomento Superbonus, che a lungo ha fatto discutere la maggioranza. Per Draghi si tratta di una misura “che ha dato molto beneficio, ma ha creato distorsioni e per questo il governo” era “riluttante ad una sua estensione“. “Il Parlamento ha usato i fondi per l’azione parlamentare che potevano andare anche in altre direzioni, per estenderlo. Ma perché il governo non voleva? Per le distorsioni, con l’aumento straordinario dei prezzi delle componenti per fare le ristrutturazioni. Il risultato è che oggi un’unità di efficientamento energetico costa molto più di prima. L’altro aspetto è che ha incentivato moltissime frodi”, ha spiegato il premier.
Sul caro bollette, altro argomento molto sentito dagli italiani, Draghi sottolinea che l’esecutivo deve procedere “ad una rapida risposta agli aumenti”. Se, ricorda il presidente del Consiglio, la Commissione europea sta lavorando in tal senso, “noi dobbiamo lavorare in ambito nazionale“.
Quanto al lavoro, “la precarietà è certamente uno dei motivi per cui non si mette su famiglia, è uno dei temi aperti nel confronto con le forze sociali. Abbiamo aperto un tavolo sulle pensioni ma si parlerà anche di questo”, spiega Draghi riaprendo al confronto con i sindacati. L’obiettivo secondo Draghi è quello di “dare certezza ai pensionati che il sistema non cambi ogni 3 anni, questo è il motivo per iniziare la discussione con i sindacati: ma il vincolo è di non rimettere in discussione il sistema contributivo“.
SCUOLA – Sulla scuola Draghi è invece netto, smentendo categoricamente l’ipotesi di prolungare le vacanze natalizie contro il Covid, come chiesto da alcuni esperti. “Non allungheremo il calendario delle vacanze scolastiche”, spiega Draghi in conferenza, ricordando come sul tema anche il ministro dell’Istruzione Bianchi “è stato esplicito in questa direzione”.
IL CAPITOLO GIUSTIZIA – Presidente del Consiglio che è intervenuto anche sul capitolo della giustizia, a partire dal Consiglio superiore della magistratura. Secondo Draghi “più che un di credibilità c’è un problema di riforma del Csm che può portare a una sua credibilità diversa”. Quindi il premier ribadisce che il meccanismo di elezione dei membri del Csm “verrà cambiato certamente”.
Quindi un passaggio sulle “porte girevoli” dei magistrati, ovvero sulla possibilità per i pm di candidarsi in politica e poi eventualmente rientrare nella magistratura, come recentemente accaduto a Napoli con Catello Maresca.
Un fenomeno “che non possiamo apprezzare”, lo ha definito Draghi in conferenza stampa, “ma su questo c’è un dettato costituzionale da rispettare. Poi occorrerà vedere come fare a ovviare a tutte e due le cose cioè ovviare a questo che per molti di noi è un difetto e tener conto del dettato costituzionale”.
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