Dopo l’ormai famosissimo ‘whatever it takes’ pronunciata dall’allora governatore della Banca Centrale Europea il 26 luglio 2012 nell’ambito della crisi del debito sovrano per indicare che la Bce avrebbe fatto appunto “tutto il necessario” per salvare l’euro da eventuali processi di speculazione, oggi Mario Draghi trova un altro slogan che sa tanto di predizione da aggiungere alla sua collezione. Nella sfida della transizione ecologica, ha detto il premier intervenendo all’evento ‘Lavoro ed Energia per una transizione sostenibile’, dobbiamo essere “aperti a tutto, immaginare quel che è’ oggi impossibile diventi possibile domani: il panorama delle innovazioni mondiali che vanno a compimento in ogni momento nel mondo è straordinaria, non ci sono confini alle nostre capacità di affrontare questa sfida che è esistenziale, però dobbiamo continuare a lavorare insieme”.

Sceglie quindi l’evento di Confindustria Energia per lanciare un messaggio politico alle forze che sostengono il governo e alle opposizioni. “La transizione ecologica ha un’importanza esistenziale per noi come individui e noi come Italia”, ha detto, “ed è auspicabile che nelle sfide fondamentali per il futuro tutti trovino il modo di andare d’accordo“. Poi sottolinea che “quest’occasione di per sé, per il modo in cui è stata strutturata, è molto importante e, auspicabilmente, un esempio da seguire in tutti i settori”.

“Un buon sistema di relazioni industriali è fondamentale per promuovere una crescita davvero equa e sostenibile. C’è bisogno di cooperazione costante tra industria, istituzioni, sindacati“, ha detto, aggiungendo che “questo confronto deve allargarsi al mondo della scuola, dell’universitá e della formazione. Per aiutare i lavoratori di oggi e quelli di domani“. Di qui l’invito a “continuare a lavorare tutti insieme”.

Draghi apre a possibili nuovi interventi del governo sul tema del caro-energia, che si è trasferito nelle bollette che arrivano ai consumatori e alle imprese. Un tema che è finito anche in molte proposte di modifica alla legge di Bilancio stessa, con tutto l’arco parlamentare che chiede all’esecutivo di aggiungere risorse su questa posta: “Per limitare i rincari nel breve periodo e aiutare in particolare le famiglie più povere, abbiamo stanziato 1,2 miliardi di euro a giugno e oltre 3 miliardi a settembre. Interveniamo in legge di Bilancio e siamo pronti a continuare a farlo, con particolare attenzione per le fasce più deboli”, poi ha aggiunto: “Abbiamo chiesto alla Commissione europea di studiare soluzioni di medio periodo, ad esempio sul tema dello stoccaggio, per limitare le fluttuazioni di prezzo e i rischi per imprese e cittadini”.

Un manifesto in dieci punti, dalla decarbonizzazione alla spinta alle rinnovabili, per una transizione equa e giusta che garantisca costi sostenibili dell’energia e sia “labour oriented”, che guardi alla riconversione tecnologica e industriale con investimenti vincolati alla creazione di lavoro. Lo Stato “avrà un ruolo centrale nella gestione di questi cambiamenti”, ha aggiunto, che significa anche mettere i soldi per attutire i costi del passaggio epocale ha riconosciuto il premier: “E deve fare in modo che i rischi della transizione si trasformino in occasioni di crescita: nel settore delle energie molte delle tecnologie più promettenti hanno costi fissi elevati e richiedono investimenti sostanziosi. Il settore pubblico deve contribuire a queste spese che non possono essere sostenute solo dalle aziende ma deve anche investire in formazione per garantire la mobilità e sostenere i giovani“.

“La riconversione dei settori industriali tradizionali rappresenta un’occasione per l’Italia e per il suo tessuto imprenditoriale – è sicuro Draghi – Nella nostra storia, abbiamo saputo cogliere le opportunità delle rivoluzioni industriali, e sono sicuro che lo sapremo fare ancora”.

Riccardo Annibali

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