La crisi
E-commerce e aperitivi, così il mercato del vino ha resistito alla pandemia
Nonostante la pandemia, il mondo del vino italiano non si ferma. L’Asolo Prosecco, per esempio, chiude il 2020 con 18,7 milioni di bottiglie certificate e un incremento del 10% rispetto al 2019. A dispetto della crisi, le vendite dell’Asolo Prosecco si mantengono costantemente al di sopra dei livelli dell’anno precedente per tutto il 2020: all’ulteriore impennata di ottobre e novembre, con 2,5 milioni di bottiglie certificate in ciascuno dei due mesi, si aggiunge l’accelerazione del mese di dicembre, che ha segnato una crescita del 34% rispetto all’ultimo mese del 2019. I segnali positivi riguardano anche i prodotti destinati a una lunga conservazione, come il Brunello di Montalcino. Sono circa 9 milioni i contrassegni Docg consegnati nel 2020 dal Consorzio per altrettante bottiglie di Brunello pronte alla vendita. Il dato registrato da Valoritalia è superiore del 12,2% rispetto alle bottiglie immesse sul mercato nel 2019 e alla media degli ultimi 5 anni (+4,3%). Protagonista il millesimo 2015, osannato dalla critica internazionale e protagonista di un boom di ordini da tutto il mondo già prima del suo esordio sugli scaffali. «Vista la crisi – dice il presidente del Consorzio del vino Brunello di Montalcino, Fabrizio Bindocci – il risultato è positivo, anche se in condizioni normali la crescita sarebbe stata almeno doppia».
Buone notizie anche dal fronte dei consumi. Nonostante i lockdown, nei sei mercati chiave per il vino italiano – Stati Uniti, Germania, Regno Unito, Svezia, Canada, Australia e Cina – la frequenza di consumo di vino è rimasta stabile e, in molti Paesi, è cresciuta oltre i livelli del 2019. Secondo i dati di Wine Intelligence presentati da Agivi, l’associazione dei giovani imprenditori vinicoli italiani under 40 di Unione italiana vini, «la moltiplicazione dei momenti per stappare a casa compensa il venir meno della maggior parte delle opportunità del fuori casa. Protagonisti di questa tendenza sono i consumatori “core”, le donne e i giovani, in particolare i Millennials. Un contributo all’affermazione delle vendite nel canale e-commerce». Per la presidente di Agivi, Violante Gardini Cinelli Colombini, nonostante le restrizioni, «il vino continua a farsi interprete dei momenti della socialità, anche se vissuti a distanza, con una sorta di “effetto sostituzione” dell’aperitivo, soprattutto tra i giovani».
E se a livello internazionale la pandemia ha cancellato il 9,7% dei consumi di vino in volume e il 9,5% in valore, confortano le previsioni dell’Iwsr, l’International Wine & Spirit Reasearch. Anche se lento, il recupero ci sarà. I consumi torneranno a livelli pre-Covid entro il 2024 per i vini fermi, ed entro il 2023 per gli spumanti. A livello globale, da oggi al 2024, il vino registrerà una crescita aggregata sia in volume (+1,8%) che in valore (+2,4%). Secondo l’Iwsr il trend dominante del 2021 sarà il digitale. «L’e-commerce offre ai consumatori l’occasione di confrontare, rivedere e scoprire i prodotti. Questa capacità lo rende adatto al segmento del vino, frammentato per natura. Se il vino rappresenta il 14% del mercato totale degli alcolici – sottolinea l’Iwrs – nell’on-line la sua market share sale al 40%». Destinati a guidare la crescita dell’e-commerce del vino sono gli Stati Uniti, seguiti da Brasile, Cina, Regno Unito e Australia.
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