E’ morto nella sua abitazione di Roma all’età di 97 anni Arnaldo Forlani.

Nato a Pesaro l’8 dicembre 1925, Forlani è  stato uno dei massimi esponenti nazionali della Democrazia Cristiana e uno dei politici italiani più importanti ed influenti dagli anni ’70 fino agli anni ’90.

Dopo aver completato gli studi di giurisprudenza presso l’Università di Urbino, Forlani ha intrapreso la sua carriera politica nella DC, diventando un esponente di spicco del partito. Nel 1958 è stato eletto per la prima volta alla Camera dei Deputati, inaugurando una lunga carriera parlamentare che si sarebbe protratta per oltre trent’anni.

Forlani ha ricoperto vari incarichi di rilievo nel governo italiano. Nel 1968, è diventato sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, mentre nel 1974 è stato nominato Ministro per i Rapporti con il Parlamento nel governo di Aldo Moro. Nel 1976, dopo l’omicidio di Moro, Forlani è stato eletto Segretario Nazionale della Democrazia Cristiana, diventando così il leader del partito.

Durante il suo mandato come Segretario della DC, Forlani ha cercato di mantenere l’unità del partito in un periodo politicamente tumultuoso. Ha guidato il partito attraverso diverse crisi interne e ha cercato di favorire un dialogo con altri partiti politici italiani per raggiungere accordi di coalizione stabili.

Nel 1980, Forlani è diventato Primo Ministro italiano, incarico che ha ricoperto fino al 1981. Il mandato di Forlani come Primo Ministro è stato segnato da sfide politiche ed economiche. Durante il suo governo, l’Italia ha affrontato problemi come la crisi economica e l’aumento della disoccupazione. Nonostante gli sforzi di Forlani nel gestire queste difficoltà, il suo governo ha avuto vita breve e si è dimesso nel 1981.

Oltre ad essere stato presidente e vicepresidente del consiglio dei Ministri,  fu anche ministro degli affari esteri, ministro della difesa e ministro delle partecipazioni statali. Fu anche segretario nazionale della Democrazia Cristiana dal 1969 al 1973 e poi dal 1989 al 1992. E’ stato anche a lungo presidente del Consiglio nazionale del partito.

Candidato alla presidenza della Repubblica dal suo partito nel 1992, fu ostacolato dai franchi tiratori, tra i quali vi furono molti della corrente andreottiana. Forlani a quel punto si dimise da segretario e di lì a poco venne coinvolto nel processo per la maxi tangente Enimont, dove fu condannato in via definitiva a due anni e 4 mesi per finanziamento illecito dei partiti. Evitò il carcere con l’affidamento ai servizi sociali alla Caritas.

La fine della sua seconda segreteria diede inizio al percorso che, sotto la segreteria del suo successore Martinazzoli, portò allo scioglimento della DC e alla costituzione del Partito Popolare Italiano.

Dopo quella vicenda, minime furono le uscite pubbliche di Arnaldo Forlani: apparì poche volte, conducendo una vita ritirata, interrotta solo dalla presentazione di un libro nel 2009 e da alcune interviste. Fino alla tragica notizia di oggi.

 

 

Redazione

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