Soffriva da tempo di problemi di cuore
È morto Gino Strada, scompare a 73 anni il fondatore di Emergency
![Foto Cosima Scavolini/Lapresse
05-10-2008 Roma
Spettacolo
Trasmissione Domenica In
Nella foto Gino Strada
Photo Cosima Scavolini/Lapresse
051-10-2008 Rome
Tv program Domenica In
In the photo Gino Strada Foto Cosima Scavolini/Lapresse
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In the photo Gino Strada](https://www.ilriformista.it/wp-content/uploads/2021/08/gino-strada1-900x600.jpg)
È morto Gino Strada. Il fondatore di Emergency aveva 73 anni e soffriva da tempo di problemi di cuore. A dare la notizia Il Corriere della Sera. Il medico chirurgo sarebbe morto mentre era in vacanza in Normandia, in Franci, con lui seconda moglie Simonetta che aveva sposato lo scorso giugno. Proprio oggi era stato pubblicato dal quotidiano La Stampa un suo editoriale, Così ho visto morire Kabul, sull’avanzata dei talebani in Afghanistan che sta mettendo in crisi il Paese e un popolo intero, con migliaia di sfollati, e sotto assedio la capitale. Le strutture e lo staff di Emergency sono attive in questi giorni e in queste ore per far fronte alla crisi umanitaria che si sta aggravando velocemente.
“Ho vissuto in Afghanistan complessivamente 7 anni – aveva scritto Strada – ho visto aumentare il numero dei feriti e la violenza, mentre il Paese veniva progressivamente divorato dall’insicurezza e dalla corruzione. Dicevamo 20 anni fa che questa guerra sarebbe stata un disastro per tutti. Oggi l’esito di quell’aggressione è sotto i nostri occhi: un fallimento da ogni punto di vista. Oltre alle 241 mila vittime e ai 5 milioni di sfollati, tra interni e richiedenti asilo, l’Afghanistan oggi è un Paese che sta per precipitare di nuovo in una guerra civile, i talebani sono più forti di prima, le truppe internazionali sono state sconfitte e la loro presenza e autorevolezza nell’area è ancora più debole che nel 2001. E soprattutto è un Paese distrutto, da cui chi può cerca di scappare anche se sa che dovrà patire l’inferno per arrivare in Europa. E proprio in questi giorni alcuni Paesi europei contestano la decisione della Commissione europea di mettere uno stop ai rimpatri dei profughi afgani in un Paese in fiamme”.
Strada era nato a Sesto San Giovanni, comune operaio in provincia di Milano. Era cresciuto in un ambiente cattolico e aveva aderito alla corrente comunista universitaria. Aveva studiato al Liceo Classico Carducci e si era laureato in Medicina e Chirurgia all’Università Statale di Milano. E’ stato anche attivista del Movimento Studentesco negli anni della contestazione.
Cominciò all’ospedale di Rho e fece pratica nel campo del trapianto fino al 1988. Si specializzò nella cura delle vittime di guerra e in particolare nella chirurgia cardiopolmonare negli Stati Uniti. Dal 1989 al 1994 ha lavorato con il Comitato Internazionale della Croce Rossa tra Pakistan, Etiopia, Perù, Afghanistan, Somalia e Bosnia ed Erzegovina.
L’esperienza sul campo lo motivò a fondare l’ong Emergency con alcuni colleghi, associazione umanitaria internazionale per la riabilitazione delle vittime della guerra e delle mine antiuomo. Dalla fondazione nel 1994 fino al 2013 l’associazione ha fornito assistenza gratuita a oltre sei milioni di pazienti in 16 Paesi in tutto il mondo. L’attuale Presidente dell’Organizzazione Rossella Miccio ha espresso in poche parole il suo cordoglio per la scomparsa del chirurgo: “Nessuno se l’aspettava, siam frastornati e addolorati. Una perdita enorme, ci mancherà tantissimo. Ha fatto di tutto per rendere il mondo migliore”.
Il messaggio di cordoglio condiviso poco dopo sui social network dall’organizzazione: “Il nostro amato Gino è morto questa mattina. È stato fondatore, chirurgo, direttore esecutivo, l’anima di EMERGENCY. ‘I pazienti vengono sempre prima di tutto’, il senso di giustizia, la lucidità, il rigore, la capacità di visione: erano queste le cose che si notavano subito in Gino. E a conoscerlo meglio si vedeva che sapeva sognare, divertirsi, inventare mille cose. Non riusciamo a pensare di stare senza di lui, la sua sola presenza bastava a farci sentire tutti più forti e meno soli, anche se era lontano. Tra i suoi ultimi pensieri, c’è stato l’Afghanistan, ieri. È morto felice. Ti vogliamo bene Gino”.
Strada lascia la figlia, Cecilia, avuta con la moglie Teresa Sarti, filantropa e insegnante, cofondatrice di Emergency nonché prima Presidente dell’Ong, e un nipote. Sarti è scomparsa a Milano nel settembre 2009 a causa di un tumore. Cecilia Strada, nata nel 1979, è stata anche lei Presidente di Emergency. È saggista e filantropa, laureata in Sociologia all’Università degli Studi di Milano-Bicocca. Gino Strada era anche nonno, padre del figlio avuto da Cecilia Strada con il marito, il giornalista Maso Notarianni. Si era risposato lo scorso giugno.
Cecilia Strada non era con il padre Gino, morto oggi all’improvviso ma era comunque, in qualche modo, nel posto giusto: ad aiutare gli ultimi. Proprio come il padre le aveva insegnato. “Amici, come avrete visto il mio papà non c’è più. Non posso rispondere ai vostri tanti messaggi che vedo arrivare, perché sono in mezzo al mare e abbiamo appena fatto un salvataggio – ha scritto sui social – Non ero con lui, ma di tutti i posti dove avrei potuto essere…beh, ero qui con la ResQ – People saving people a salvare vite. È quello che mi hanno insegnato mio padre e mia madre. Vi abbraccio tutti, forte, vi sono vicina, e ci sentiamo quando possiamo”.
Gino Strada sui vaccini e l’emergenza Coronavirus
“Sospendendo i brevetti molte aziende in possesso del know-how e delle tecnologie potrebbero invece produrre i vaccini aumentando rapidamente la disponibilità delle i dosi”. Si era espresso in questi termini Gino Strada a proposito dei vaccini, l’emergenza coronavirus, la corsa all’immunizzazione. Per Strada “le case farmaceutiche proprietarie dei brevetti oggi non sono in grado di produrre vaccini per tutti. L’unica soluzione è aprire alla possibilità che altri possano produrli, ma questo significa di fatto rinunciare ai brevetti”. A Il Fatto Quotidiano aveva portato l’esempio dell’Hiv, ricordando come prima della liberalizzazione dei brevetti si producessero pochi farmaci retrovirali e a prezzi altissimi. Un’emergenza che, osserva il medico, “ha provocato una quantità di morti impressionante. Solo con la liberalizzazione dei farmaci i prezzi si sono abbassati e si è riusciti a controllare l’infezione. Lo stesso vale per il covid. Se i vaccini non verranno liberalizzati temo che ci saranno ancora tantissimi morti”.
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