La sua storia non poteva che diventare un film. Ed è lui il vero protagonista di “The Terminal”, famoso film di Steven Spielberg. Mehran Karimi Nasseri, 78 anni, rifugiato iraniano che si faceva chiamare da tutti sir Alfred, è morto nell’aeroporto di Parigi di Roissy-Charles de Gaulle, dove ha vissuto senza mai uscire per 18 anni. È morto per cause naturali al terminal 2F, che era diventata la sua casa. La sua è una storia incredibile.

Si definiva ‘apolide’ e l’aeroporto era diventata ormai casa sua dopo essere stato bloccato dalle autorità in diverse occasioni. Era nato nel 1945 a Masjed Soleiman, nella provincia iraniana del Kuzistan, ma si era stabilito all’aeroporto di Roissy dal novembre 1988 dopo varie peripezie che l’avevano condotto a Londra, Berlino ed Amsterdam alla ricerca di sua madre che sosteneva essere una donna scozzese.

Nell’agosto del 1988 arrivò all’aeroporto di Parigi. Fu fermato nuovamente al terminal 1 mentre tentava nuovamente di imbarcarsi per l’Inghilterra. A quel punto rimase nell’aeroporto: anche dopo il 1992 – quando la Francia era pronta a concedergli il permesso di soggiorno – rimase in una situazione di “limbo giuridico”, derivante da un circolo vizioso delle procedure di ingresso negli Stati. Infatti, aveva ricevuto dal Belgio lo status di rifugiato ma la regolarizzazione del titolo di permanenza dipendeva dal fatto che presentasse la sua tessera di rifugiato accordatagli dal governo belga, ma quest’ultimo chiedeva fosse Nasseri in persona ad andare a ritirarla e lui non poteva uscire dalla Francia perché i suoi documenti erano all’estero.

Nel 1999 la situazione si era sbloccata e lo accompagnarono a ritirare i documenti. Ma forse in stato confusionale per il soggiorno di anni in aeroporto e lo stress, aveva rifiutato di firmare per ritirarli: “Non sono a mio nome – aveva spiegato secondo le cronache di quei giorni – io non sono più quello che ero. Ormai mi chiamo sir Alfred Merhan e non sono iraniano. Mio padre era svedese e mia madre danese”. Roissy diventò definitivamente il suo rifugio, sir Alfred era aiutato e salutato con simpatia da tutto il personale dello scalo, che sapeva di trovarlo sempre “fra la rivendita di sandwich e il McDonald’s”. Allo scalo era ben voluto da tutti, alla tintoria riceveva un trattamento speciale.

La sua storia diventò famosa in tutto il mondo nel 2004 grazie al film The Terminal. Il suo personaggio era interpretato da Tom Hanks. Sir Alfred diventò famoso e iniziò a ricevere giornalisti di tutto il mondo sui divanetti d’attesa al suo terminal. Così era riuscito a racimolare un po’ di soldi e decise di uscire dal terminal e andare in un albergo. Pochi anni dopo finì i soldi, o almeno così disse, e tornò in aeroporto. Eppure nelle tasche gli sono state trovate diverse migliaia di euro. Dalle interviste del 2004 emergevano il suo desiderio di “evadere” dall’aeroporto e il sogno americano, quello di un lieto fine della sua storia in California: “Sono lusingato che la mia storia possa ispirare dei film – aveva detto – qui trascorro le mie giornate a scrivere appunti sulla mia vita, a leggere giornali americani e inglesi e qualche romanzo. Ma qui non si può parlare di vita! Spero che The Terminal mi aiuti a partire per gli Stati Uniti”. Poi è morto proprio lì, al suo terminal.

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Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.