Paul Ginsborg, lo storico inglese naturalizzato italiano, è morto nella sua casa di Firenze all’età di 76 anni dopo una lunga malattia.

Studioso dell’Italia nel periodo moderno e contemporaneo, con particolare attenzione all’evoluzione della società e dello Stato nel secondo dopoguerra, Ginsborg si è spento circondato dai suoi affetti, la moglie Ajse Saracgil, docente di lingua e letteratura turca e di storia ottomana presso l’Università di Napoli “L’Orientale”, e i tre figli Ben, Lisa e David.

Nato a Londra il il 18 luglio 1945, dopo la laurea al Queens’ College dell’Università di Cambridge Ginsborg aveva iniziato lì la sua carriera come docente di storia contemporanea al Churchill College, dove ha insegnato per 15 anni. Negli anni Ottanta l’arrivo in Italia e l’insegnamento nelle Università di Siena e Torino, quindi nel 1992 lo storico ha insegnato storia dell’Europa contemporanea alla Facoltà di Lettere dell’Università degli studi di Firenze.

Dopo un primo studio del 1978 dedicato a Daniele Manin e alla rivoluzione veneziana del 1848-49, Ginsborg aveva pubblicato la sua opera più importante, “Storia dell’Italia dal dopoguerra ad oggi” edito Einaudi in due volumi nel 1989.

Ma Ginsborg è diventato in Italia anche un volto noto dell’attivismo politico. È infatti considerato il ‘padre nobile’ del movimento dei Girotondi, la mobilitazione dal basso avvenuta all’epoca dei governi guidati da Silvio Berlusconi.

Al Cavaliere e al suo modo di agire nella sfera pubblica aveva dedicato due libri: “Berlusconi. Ambizioni patrimoniali in una democrazia mediatica” (Einaudi, 2003) e “Berlusconismo. Analisi di un sistema di potere” (Laterza, 2011). Dopo esserne stato a lungo membro, Ginsborg era poi diventato nel 2019 presidente dell’associazione Libertà e Giustizia. Il suo ultimo libro è “Passioni e politica” (con Sergio Labate, Einaudi, 2016), un’indagine sul rapporto fra le passioni e la vita politica.

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Napoletano, classe 1987, laureato in Lettere: vive di politica e basket.