«Il Recovery Fund è un’opportunità irripetibile per il Sud e c’è molto da fare. Servono una fiscalità di vantaggio e un dialogo tra imprese e istituzioni non contaminato dal populismo. Bisogna investire in formazione, infrastrutture fisiche e digitali, oltre che dare priorità al settore dell’automotive, dell’aeronautica, dell’agroalimentare e del turismo». Costanzo Jannotti Pecci, imprenditore ed ex presidente di Confindustria Campania, indica gli interventi da mettere in campo per utilizzare al meglio risorse che, quasi certamente, il Mezzogiorno non riceverà mai più: parliamo di circa 71 miliardi di euro. La pandemia ha chiaramente attirato l’attenzione della politica sull’apparato pubblico, sanità e scuola in primis. Del privato e del mondo delle imprese, invece, sembra che si parli ancora poco.

«Gli sforzi delle istituzioni sono concentrati sul pubblico ed è giusto che sia così, ma anche nel privato ci sono delle priorità – spiega Jannotti Pecci – Innanzitutto va rivisitata l’offerta formativa delle università. Abbiamo visto con il Covid che c’è carenza di personale medico, per esempio, e che molte scuole versano in condizioni pessime. Ecco partirei da lì, ampliando il numero chiuso dei corsi di studio che ancora lo richiedono ed erogando fondi agli atenei per rinnovare gli spazi e i corsi di formazione». Ogni intervento non può prescindere dal sistema delle infrastrutture che nel Mezzogiorno fatica ad allinearsi con il resto del Paese. «Bisogna intervenire sulle infrastruttura fisica intesa come miglioramento dello spostamento di persone e merci – dice Jannotti Pecci – e sull’infrastruttura virtuale estendendo a tutti i territori la banda larga e digitalizzando i processi che consentiranno a cittadini e aziende di sfruttare al meglio l’economia digitale. Bisogna anche decongestionare la rete urbana e collegare meglio la fascia costiera con le aeree interne».

Per quanto riguarda l’economia produttiva, il governo deve ancora chiarire gli interventi che metterà in campo e in che misura dialogherà con imprese e lavoratori. «Urge un dialogo sociale, lontano da questo populismo dilagante nel quale tutti parlano di tutto – sottolinea l’ex presidente degli industriali – Si devono individuare gli interlocutori rappresentativi degli imprenditori e dei lavoratori e trovare con loro le soluzioni migliori». E per le imprese quali sarebbero le misure migliori da adottare? «Indubbiamente serve una legge sull’agevolazione fiscale – risponde Jannotti Pecci – Non è possibile che oggi un imprenditore paghi un carico contributivo così alto: da un alto si massacra il dipendente sobbarcandolo di tasse e, nel contempo, anche il datore di lavoro. Il costo del lavoro nel Mezzogiorno è insostenibile».

E chiaramente questa condizione allontana anche gli investitori stranieri che, tra costi e burocrazia lenta e ingarbugliata, guardano solo da lontano il Mezzogiorno. «Il Sud in generale e la Campania in particolare hanno dei settori che funzionano in maniera eccellente. Basti pensare agli stabilimenti automobilistici di Pomigliano d’Arco, al distretto aerospaziale, al settore dell’agroalimentare nel quale siamo i numeri uno e a quello del turismo che va dal balneare all’enogastronomico e al culturale – sottolinea Jannotti Pecci – Dobbiamo partire da loro, i fondi principali devono essere indirizzati a questi settori centrali per l’economia regionale, in questo modo diventeranno attraenti anche per i mercati esteri ai quali però dobbiamo dare l’opportunità di investire qui». Come? «Mettendo a punto degli incentivi – conclude Jannotti Pecci- per esempio concedendo l’esenzione fiscale per dieci anni a chi decide investire al Sud o a chi decide di ampliare la propria attività».

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Giornalista napoletana, classe 1992. Vive tra Napoli e Roma, si occupa di politica e giustizia con lo sguardo di chi crede che il garantismo sia il principio principe.