Il discorso sullo Stato dell’Unione
Ecco il Biden che piace agli americani, incazzatissimo e spettacolare: ora guida il gioco con buona pace di Trump
Discorso sullo Stato dell’Unione? Altro che Unione: quello del Presidente degli Stati Uniti d’America Joe Biden davanti al Congresso e alla nazione e al mondo, con i repubblicani che sembravano a una partita di baseball, col cappello Maga stampato sulla t-shirt che urlavano i loro prolungati “buuuuuu” cui lui rispondeva come in una lite da strada, aitante, litigioso, provocatorio e insomma giovanile malgrado gli ottantuno anni che gli vengono continuamente rinfacciati come una colpa, è stata una dichiarazione di guerra. Un pezzo di scena che non ha eguali nella storia degli Stati Uniti. Il coup de theatre ha spiazzato i repubblicani, tanto che il figlio di Donald Trump, Donald Jr, ha commentato sui social: “Biden sembrava un cadavere resuscitato”.
Altro che “sleepy Joe” (Joe dorme in piedi) come lo ha sempre chiamato Trump padre: questo Presidente magro, candido, azzurrino, con camicia bianca e cravatta blu su completo aziendale celeste, è uno che si sveglia di colpo ed è capace di assestarti un uppercut che ti piega in due e ieri ha voluto dare di sé l’immagine di cui è stato avaro e che invece piace agli elettori americani: calmo e prudente sì, ma che se lo tiri per la giacca ti mette al tappeto, uno che non si fa mettere i piedi in testa, ma reagisce.
Certo, c’è qualche svagatezza, come quella di stringere qualche mano di troppo, che i repubblicani deridono per i vuoti di parole e che cade come Harold Lloyd nei film di cento anni fa in bianco nero, cadendo senza fare una piega sulla scaletta dell’aereo. Ebbene, proprio lui, davanti al mondo intero, si è scatenato contro “il mio predecessore” (mai chiamato per nome ma soltanto “predecessore”, per tredici volte) e ha risposto a Trump come se si fossero scambiati i ruoli.
E così ieri si suppone che Trump stesse zitto, e lui, il mite Presidente, l’ottuagenario traballante trasformato in un teppista, il bullish della retorica politica. Chi l’aveva mai visto un Biden così? Si è anche rivolto a Trump chiamandolo “quel tizio che deve pur essere da qualche parte”. L’effetto di questa trasformazione sugli americani lo prendo in prestito da Peter Baker sul New York Times: “Questo che vedete non è il povero vecchio Joe. No, questo è il fortissimo Jo, l’incazzatissimo Joe, che sa alzare la voce e che adesso diventa il Joe che guida il gioco”.
È stato un discorso come dicono gli americani “confrontational”, cioè a dita negli occhi, libero persino dalle rituali formule di cortesia parlamentare a cominciare da quella con cui il Presidente ringrazia il Parlamento per ascoltarlo: “Il Presidente degli Stati Uniti, come un re repubblicano, è salito sul ring per combattere e non si farà intimorire dalle canaglie, il mito dell’Americano tranquillo” con Jhon Wayne anni Cinquanta.
Tutto questo piace agli americani perché adorano la democrazia vissuta come un conflitto fra il bene e il male a patto che sia spettacolare, che mostri e dimostri la sua vitalità come una corrida spagnola. E se Donald Trump deride i vestiti dell’antagonista Nikki Haley (una volta sua fan e ambasciatrice americana all’Onu) sono pochi quelli che si scandalizzano: à la guèrre comme à la guèrre, dicono perché hanno conservato brandelli della lingua dei fratelli maggiori francesi. E poi la loro parola più amata non è Democrazia, ma Constitution.
E nella loro Costituzione esistono labirinti fantastici ma figli, come emendamenti, di lotte liberali anche fratricide. Insomma, se Biden ha spinto sull’acceleratore al punto da non far capire più se incarna il buon dottor |Jekyll o l’abominevole Mister Hyde, va bene perché il gioco era squilibrato: Trump sempre cattivissimo ma adorato, Biden sempre buonissimo, ma detestato anche in casa democratica dove sono più quelli che lo vorrebbero far che vincitore il 4 novembre, l’Election Day
. In quale Paese, del resto, si elegge un capo di governo ma lo si insedia due mesi dopo? La risposta sta nelle distanze a c avallo dei pony che portavano le schede elettorali e le notizie del conteggio dei voti da uno Stato all’altro fra scontri coni nativi e saloon per risposare mentre cambiano cavallo. Oggi c’è la posta elettronica ma la politica americana conserva tutti i germi delle liti, guerre, casi precedenti, riti sfarzosi e appassionanti come i caucaus che sono dei picnic nelle praterie. E per noi europei non è sempre facile capire e apprezzare tutto ciò che c’è di spettacolare nei riti degli States, comprese le spese elettorali per candidato che vanno a milioni di dollari.
Biden, comunque, ha chiarito con forza ai limiti della violenza oratoria, i punti cui teneva di più. Il primo: a ottantuno anni, il Presidente si esibisce in una performance per dimostrare di essere vivo vegeto e longevo quanto basta per affrontare il prossimo quadriennio e che nessuno osi di nuovo usare come capo d’accusa l’argomento dell’età. “Del resto, Donald Trump di anni ne ha 77 e quindi è un argomento ridicolo|”, dicono al quartier generale del Partito Democratico.
Secondo: sull’economia il Presidente Biden non ha fatto giri di parole: giù le tasse ai lavoratori, e su le tasse per le imprese multimilionarie. I maggiori introiti saranno spesi in sanità pubblica. È un punto importante perché Trump durante il suo primo mandato, abbassando le tasse alle imprese ottenne un rilancio gigantesco dell’economia. Finché non si abbatté su tutto il mondo “il virus portato dalla Cina”, come lo chiamava Trump.
Terzo: la politica estera degli Stati Uniti d’America resterà quella di sempre: difesa ad oltranza dell’Europa contro le brutali minacce della Russia. L’America, ha detto Biden, è al fianco dei Paesi che hanno diritto a sentirsi minacciati e a chiedere il nostro aiuto. Sulla guerra scatenata da Hamas contro Israele le cui azioni militari non smettono di provocare la morte di migliaia di vittime innocenti, gli Stati Uniti stanno costituendo un pontile galleggiante nel mare davanti a Gaza e su quello faranno arrivare gli aiuti, sfidando il governo di Netanyahu.
Donald Trump ha già messo nei guai l’Ucraina, perché il blocco di fondi destinati all’esercito e all’economia di Kijev adottato dai repubblicani “trumpisti” – ha ricordato con enfasi Biden – ha messo in ginocchio i soldati ucraini che cadono come animali al macello, ormai privi di munizioni.
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