Agli investitori piace sempre di più il debito italiano. Il turbo messo dalla Bce agli acquisti di titoli di Stato allontana la possibilità di un default, mentre il Recovery Fund alimenta le aspettative di crescita nel medio-lungo termine e di una maggiore integrazione europea. Ridimensionando così il rischio politico: rivolgimenti che possano portare l’Italia fuori dall’euro vengono oggi percepiti come improbabili. Infatti, il costo per assicurarsi sui mercati finanziari contro l’Italexit con lo strumento dei credit default swap (Cds) si è quasi dimezzato dal marzo scorso. Ed è pari a poco più di un terzo rispetto a due anni fa, quando la Lega di Matteo Salvini era al governo. Il differenziale tra Btp e Bund è intanto tornato ai livelli di prima dell’esplosione della pandemia e del lockdown.

La tedesca Commerzbank prevede un’ulteriore diminuzione, dai circa 145 punti base attuali fino alla quota 115, mai più toccata dall’aprile 2018 – prima della formazione del governo giallo-verde. Anche altri colossi della finanza internazionale, come Jp Morgan e Axa, stanno privilegiando i Btp. «La nostra fiducia nell’Italia sta crescendo», ha detto alla Bloomberg il responsabile investimenti di Axa Alessandro Tentori. A far prevedere ancora un calo dei rendimenti del decennale (attualmente intorno all’1%), e quindi un aumento del suo valore nominale, anche la previsione che le emissioni saranno inferiori alla richiesta sia quest’anno che il prossimo. Insomma il nostro immane debito pubblico cresce ma stiamo limitandone il costo. Mica male, per un Paese che l’agenzia di rating Moody’s valuta appena sopra il livello di junk, ovvero poco più che spazzatura.

I commenti di Vestager innescano le vendite su Tim
Riparte da quota 19.524,94 l’indice Ftse Mib, dopo che nella seduta di venerdì ha perso poco più dell’1%. Leonardo e Fca hanno lasciato sul terreno oltre il 3%, Unicredit il 3%. Meno 2,3 punti per Telecom dopo che l’eurocommisaria alla concorrenza Vestager, seppur senza citare l’operazione Tim-Open Fiber, ha sottolineato che «un fornitore unico all’ingrosso dovrebbe essere indipendente», e «non avere specifici legami verticali con i fornitori al dettaglio». Continua invece la corsa di Diasorin: + 5,8%. Oggi Eems, Seri Industrial e S.S. Lazio comunicheranno i dati di bilancio.

Tra paure di nuovi lockdown e il desiderio di altri rialzi
Dopo una seduta debole caratterizzata da scadenze tecniche, si riparte nell’incertezza. I troppi casi di Covid in Francia rendono realistica l’ipotesi di nuovi lockdown. Solo il timore di restare al palo in caso di nuovi rialzi controbilancia il pessimismo. In positivo, anche di oltre il 5%, Euronext che insieme con Cdp e Intesa è in trattative esclusive per comprare Borsa Italiana. Parigi ha perso l’1,2%, Francoforte lo 0,7%, come Londra. Peggio delle altre la borsa di Madrid: la mega-operazione di fusione di Caixabank con Bankia non piace alla Borsa. Giù i titoli interessati. Indice Ibex: – 2,2%.

Gli investitori in cerca di idee dopo le “quattro streghe”
In assenza di temi nuovi, Wall Street è stata mossa dal quadruple witching, ovvero le quattro streghe, la scadenza di opzioni e future su indici e singole azioni. Succede ogni tre mesi e provoca sempre un incremento dei volumi e spesso volatilità: vengono chiuse e poi riaperte posizioni consistenti. Alle 18:55 di venerdì l’indice Dow Jones perdeva lo 0,5%, il Nasdaq l’1,6 e l’S&P500 lo 0,9. Oggi parlerà il capo della Federal Reserve, Powell. Gli investitori sanno già che i tassi d’interesse resteranno bassi per anni e si aspettano altro stimolo fiscale. In uscita l’indice dell’attività economica redatto dalla Fed di Chicago.

Tokyo festeggia l’autunno e il boom delle azioni hi-tech
Resterà ferma questo lunedì la Borsa di Tokyo, in rispetto della festività degli anziani. Vacanza anche martedì: in Giappone si festeggia l’equinozio d’autunno. Venerdì l’indice Nikkei ha chiuso in rialzo dello 0,2% spinto dai titoli della tecnologia: +7,6% per Ntt; oltre il 4% di rialzo per Fujitsu e Nec. A Hong Kong l’indice Hang Seng riparte da 24,468 punti dopo un rialzo dello 0,5% dovuto a un rimbalzo dei titoli assicurativi. Anche la Cina in rialzo venerdì, con la borsa di Shenzen che aveva guadagnato il 2,2%.

La sterlina è sotto pressione. La Boe pensa ai tassi negativi
Sul mercato valutario sarà interessante seguire le evoluzioni della sterlina, che il pasticcio Brexit ha fatto diventare «una moneta in via di sviluppo», Bank of America. Venerdì è stata messa sotto ulteriore pressione dalla prospettiva che la Banca d’Inghilterra possa fissare tassi d’interesse negativi. L’istituto ne sta discutendo l’efficacia. Sarebbe una vera rivoluzione economica che, scoraggiando il risparmio, potrebbe spingere consumi e investimenti ma spingerebbe la valuta della regina in territori sconosciuti. Venerdì costava 1,28 dollari.

Haftar riapre i rubinetti ma il greggio sale ancora
I prezzi del greggio non hanno frenato la loro rimonta venerdì scorso, dopo che il leader di Bengasi Khalifa Haftar ha dichiarato che la produzione e l’esportazione dei barili estratti nella parte di Libia sotto il suo controllo potranno tornare sul mercato. Il generale aveva bloccato l’export per mettere in difficoltà il goveerno di Tripoli. La Libia sta producendo 80mila barili al giorno contro gli 1,2 milioni di un anno fa. I contratti future nell’ultima settimana erano risalti da 39,6 ad oltre 43 dollari sulle aspettative di un maggior rispetto delle quote di produzione fissate in ambito Opec.

I PROTAGONISTI

Luigi Gubitosi – Il numero uno di Telecom ha perseguito un accordo per la banda larga con la concorrente Open Fiber, alla condizione di avere la maggioranza e quindi il controllo nella rete unica che ne sarebbe nata. C’è riuscito. O quasi. Nonostante le correzioni alla governance previste per garantire azionisti di minoranza e accesso al network, lo spettro del monopolio ha sempre aleggiato sull’operazione. E l’antitrust dell’Ue potrebbe intervenire per bloccare tutto e garantire la concorrenza, secondo quanto anticipa l’agenzia Bloomberg citando «persone informate sulla materia». Il Tesoro, che è in contatto con la commissaria alla Concorrenza Margrethe Vestager, dice di «non essere al corrente» di un potenziale veto. Ma di certo Bruxelles questa vicenda la segue con attenzione: al contrario di altri Paesi, in Italia non ci sarebbero reti via cavo alternative. Gubitosi lo sa. Il titolo Tim ha perso il 10% dai massimi di sei mesi toccati a fine agosto.

Carlo Rosa – Agli investitori piace sempre di più il debito italiano. Il turbo messo dalla Bce agli acquisti di titoli di Stato allontana la possibilità di un default, mentre il Recovery Fund alimenta le aspettative di crescita nel medio-lungo termine e di una maggiore integrazione europea. Ridimensionando così il rischio politico: rivolgimenti che possano portare l’Italia fuori dall’euro vengono oggi percepiti come improbabili. Infatti, il costo per assicurarsi sui mercati finanziari contro l’Italexit con lo strumento dei credit default swap (Cds) si è quasi dimezzato dal marzo scorso. Ed è pari a poco più di un terzo rispetto a due anni fa, quando la Lega di Matteo Salvini era al governo. Il differenziale tra Btp e Bund è intanto tornato ai livelli di prima dell’esplosione della pandemia e del lockdown.

La tedesca Commerzbank prevede un’ulteriore diminuzione, dai circa 145 punti base attuali fino alla quota 115, mai più toccata dall’aprile 2018 – prima della formazione del governo giallo-verde. Anche altri colossi della finanza internazionale, come Jp Morgan e Axa, stanno privilegiando i Btp. «La nostra fiducia nell’Italia sta crescendo», ha detto alla Bloomberg il responsabile investimenti di Axa Alessandro Tentori. A far prevedere ancora un calo dei rendimenti del decennale (attualmente intorno all’1%), e quindi un aumento del suo valore nominale, anche la previsione che le emissioni saranno inferiori alla richiesta sia quest’anno che il prossimo. Insomma il nostro immane debito pubblico cresce ma stiamo limitandone il costo. Mica male, per un Paese che l’agenzia di rating Moody’s valuta appena sopra il livello di junk, ovvero poco più che spazzatura.