Economia
Economia circolare, l’appello delle imprese alla politica: “Maggiore concorrenza per maggior impulso a settore che muove 20 mld”.

Le imprese dell’economia circolare contano in Italia circa 4mila impianti e 45mila addetti, impegnati in attività di riciclo della carta, della plastica e del metallo. Alla politica chiedono maggiore attenzione, soprattutto per quanto concerne agevolazioni fiscali e la promozione di concorrenza e competitività in modo da far sprigionare realmente le enormi potenzialità del comparto. Le risorse finanziarie previste nell’ultima versione del Recovery Plan italiano a beneficio dell’economia circolare sono esigue. Le imprese si attendevano di più, ma non demordono ed eludono ogni ipotesi di disfattismo o di critica priva di argomentazioni strutturate. A prescindere dalle risorse contenute nel Recovery per l’economia circolare, il terreno e i margini per far decollare il settore ancora ci sono. Le imprese e la politica hanno affrontato e declinato questi temi nel corso del webinar ‘Le imprese del riciclo motore dell’economia circolare, organizzato da Unirima, Assofermet e Assorimap.
“Lo scorso anno, come associazioni del riciclo, abbiamo lanciato un manifesto focalizzato sulle potenzialità del settore che costituisce il cuore dell’economia circolare e chiesto un contributo straordinario per il biennio 2021 – 2022 di 4 miliardi per l’innovazione tecnologica degli impianti. Ad oggi, purtroppo, quella richiesta non è stata ancora accolta. Auspichiamo un nuovo impulso all’economia circolare perché si tratta di un comparto che muove circa 20 mld”, ha sottolineato Cinzia Vezzosi, Presidente Euric e vicepresidente Assofermet. Non bisogna dimenticare però che “parallelamente a maggiori investimenti in impianti, occorrono riforme che garantiscano dinamiche competitive, affinché venga pienamente applicato il principio della concorrenza: un concetto espresso anche dall’Antitrust, per cui il perimetro tracciato dal Decreto legislativo 116/2020 in materia di rifiuti urbani e di quelli speciali è discriminatorio per i gestori privati“, ha osservato Francesco Sicilia, direttore generale di Unirima. Allo stesso tempo “servono interventi operativi e pragmatici, come un credito d’imposta per i riciclatori e sgravi fiscali per chi acquista materiali riciclati. L’idea di generare sovvenzioni al nostro settore è quanto mai attuale, a maggior ragione oggi che si parla sempre più diffusamente di decarbonizzazione“, ha evidenziato Maurizio Foresti, vicepresidente Assorimap.
La politica ha cercato di intercettare la risposta delle imprese, fornendo indicazioni in prospettiva senza trascurare il presente. “Occorre creare una tassazione premiale per le aziende che creano circolarità, a partire da un consistente aumento della concorrenza che consenta di rafforzare sempre di più gli acquisti verdi. Mi auguro che la politica si muova lungo queste direttrici”, ha detto Patty L’abbate, senatrice del M5S . Il Pnrr infatti assegna “maggior rilievo alla questione energetica perché l’Italia patisce carenza di materie prime. Non dimentichiamoci però che la versione varata dal Governo Draghi garantisce all’economia circolare più spazio rispetto ai testi precedenti”, ha dichiarato Silvia Fregolent, deputata di Italia Viva. E’ fondamentale tener presente che “per creare una politica industriale solida è indispensabile aiutare le pmi a entrare in modo strutturato nel mondo dell’economia circolare. La politica deve quindi impegnarsi ad accelerare gli investimenti per favorire concorrenza, competitività e miglior fiscalità per il settore”, ha osservato Rachele Silvestri, deputata di Fdi. Per la Presidente della Commissione Ambiente della Camera, Alessia Rotta, infine, “non dobbiamo essere pessimisti nel rapporto tra Pnrr ed economia circolare. Molti profili devono ancora essere sviluppati: pensiamo per esempio alla riforma del fisco che ancora deve decollare e potrebbe rappresentare un volano di crescita enorme per tutto il settore”.
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