Sponsorizzata da Donald Trump come farmaco efficace contro il coronavirus, spinta da alcune frange di medici come rimedio per trattare in fase preliminare l’avanzamento della malattia Covid 19, l’idrossiclorochina continua a far discutere. “La clorochina e l’idrossiclorochina possono causare problemi del ritmo cardiaco e questi potrebbero essere aggravati se il trattamento viene combinato con altri medicinali, come l’azitromicina antibiotica, che hanno effetti simili sul cuore”, ricorda l’Ema, sottolineando come studi recenti abbiano rilevato anche alcuni casi fatali.

L’Ente regolatorio europeo specifica come “oltre agli effetti collaterali che colpiscono il cuore”, i due farmaci antimalarici usati anche nella terapia dell’artrite reumatoide e del lupis eritematoso sistemico “sono noti per causare potenzialmente problemi al fegato e ai reni, danni alle cellule nervose che possono portare a convulsioni e ipoglicemia”.

E sull’efficacia nel trattamento dei sintomi da coronavirus “i dati clinici sono ancora molto limitati e inconcludenti” e gli effetti benefici di questi medicinali contro il Covid-19 “non sono stati dimostrati”. Di qui la raccomandazione agli operatori sanitari di “monitorare attentamente” i pazienti con Covid-19 che li ricevono e l’obbligo di prescrizione medica.

“Tra interventi a gamba tesa di Tar e Consiglio di Stato, la tensione alta tra Aifa, scienziati, Regioni e medici di famiglia, non si capisce nulla”, sottolinea l’avvocato Stefano Putinati, professore associato di diritto penale Università di Parma, in un approfondimento sul sito di informazione e divulgazione scientifica “MedicalFacts’” fondato dal virologo Roberto Burioni.

“Va inoltre ricordato – prosegue Putinati – che quando si somministra un farmaco fuori dai casi e dalle patologie per le quali il farmaco viene autorizzato, la responsabilità, in caso di evento avverso dovuto al farmaco, è del medico che lo prescrive per l’uso diverso e non della casa farmaceutica che lo produce”

Gli effetti anti-virali di questi farmaci sono noti fin dagli anni 60: molte specie diverse di virus mostrano una ridotta capacità di replicazione quando esposti a concentrazioni diverse di Clorochina o di Idrossiclorochina. Riguardo al SARS-Cov 2, ci sono evidenze che questi farmaci siano in grado di inibire il contatto tra i virus e l’epitelio delle vie respiratorie. Oltre a questo effetto di superficie, Idrossiclorochina e Clorochina agiscono anche a livello intracellulare (dopo che il virus è penetrato nella cellula) interferendo con il rilascio del genoma virale nel citoplasma grazie all’ inibizione di specifici enzimi lisosomiali.

In conclusione, sulla base della valutazione della Letteratura scientifica, non esistono certezze circa l’efficacia terapeutica e/o preventiva di Idrossiclorochina e Clorochina nell’infezione da SARS-COV-2. La risposta definitiva potrebbe venire dai risultati dei numerosi studi che sono stati avviati nel mondo.

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