I legali di Shmuel Peleg hanno presentato istanza al Tribunale del Riesame di Milano chiedendo la revoca dell’ordinanza cautelare emessa dal giudice di Pavia. Nei confronti dell’uomo – nonno del piccolo Eitan, il bambino di cinque anni unico sopravvissuto alla strage della funivia del Mottarone dello scorso maggio, nel quale morirono 14 persone, tra cui i genitori e il fratello minore del piccolo – era stato spiccato un mandato di arresto internazionale. Le accuse contestate: sequestro di persona e trattenimento di minore all’estero. Il Riesame si è riservato.

“La zia paterna Aya, tutrice del bambino, non è affidataria e non ha diritti di custodia sul minore”, affermano i legali di Peleg, gli avvocati Paolo Sevesi, Sara Carsaniga e Paolo Polizzi. I legali hanno inoltre presentato un ricorso anche alla Corte Suprema di Israele, dopo le due sentenze a loro sfavorevoli. Shmuel Peleg, sostengono i legali, “non sequestrò il bambino” lo scorso 11 settembre: in quell’occasione il tenente colonnello in pensione dell’esercito israeliano, 63 anni, aveva prelevato il piccolo e lo aveva portato in Israele con un volo privato partito dalla Svizzera. Sul blitz dovrà esprimersi il Tribunale del Riesame, la sentenza probabilmente entro il prossimo 22 novembre.

L’ordinanza di custodia cautelare internazionale è stata firmata dal gip della Procura di Pavia Pasquale Villani lo scorso 30 ottobre. Coinvolto nel mandato anche il presunto complice Gabriel Alon Abutbul, 50enne che sarebbe legato a un’agenzia di contractor statunitense. A quanto ricostruito nelle scorse settimane dalla Procura, con una golf noleggiata a Malpensa lo zio avrebbe portato il piccolo all’aeroporto di Lugano-Agno. Il volo per Tel Aviv su un Cessna 680 della società Aronwest sarebbe stato noleggiato per 42mila euro.

Peleg ha fatto ricorso alla Suprema Corte di Israele chiedendo “un esame immediato da parte di esperti per chiarire quale sia la reale volontà del bambino ed il suo bene”. La Corte di Appello di Tel Aviv aveva respinto un primo ricorso e disposto il rientro entro 15 giorni del piccolo sopravvissuto alla strage in Italia con la zia paterna, come disposto dalla prima sentenza del Tribunale della Famiglia di Tel Aviv.

Il bambino, dopo la strage, era stato affidato dal giudice tutelare alla zia paterna Aya Biran, che vive a Travacò Siccomarico, in provincia di Pavia, con la famiglia. Il bambino da quando ha due mesi vive in Italia. Il giudice ad agosto aveva anche vietato che Eitan venisse portato all’estero senza il consenso della zia affidataria e aveva obbligato il nonno a riconsegnare il passaporto israeliano del nipote, che ha doppia nazionalità.

I reati contestati dal mandato di arresto internazionale sono sequestro di persona, sottrazione e trattenimento di minore all’estero. Accusata in concorso anche la nonna materna Esther Cohen. In attesa della decisione del Tribunale pavese (entro il primo dicembre), gli avvocati dei due rami familiari dovranno depositare le proprie memorie di fronte al Tribunale per i minorenni di Milano, con oggetto il reclamo contro la nomina della zia come tutrice; gli avvocati dei nonni materni hanno posto la questione di un presunto conflitto d’interessi di Aya Biran, tra i suoi ruoli di tutore e di “richiedente l’adozione”. Il bimbo è in Israele con la zia.

La sospensione della sentenza

La Corte Suprema ha intanto congelato l’esecutività della sentenza emessa dal Tribunale di Tel Aviv che aveva ordinato il rientro in Italia di Eitan entro 15 giorni pur dando tempo 7 giorni di sospensione in vista del possibile ricorso da parte dei legali del nonno materno Shmuel Peleg. “Siamo contenti – ha detto all’Ansa l’avvocato Ronen Dlayahu – che la Corte Suprema abbia deciso di sospendere quella esecutività e che esamini il caso. Speriamo che la materia del ricorso sia discussa in maniera approfondita e che alla in questo caso tragico e senza precedenti sia visto il bene del bambino”.

La Corte Suprema avrebbe dato tempo fino al 21 novembre agli avvocati di Aya Biran per far giungere le proprie osservazioni e fino al 23 novembre ai legali dei Peleg. Dopo aver ricevuto questi documenti e averli analizzati la Corte deciderà sulla prosecuzione dell’esame del caso.

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Giornalista. Ha studiato Scienze della Comunicazione. Specializzazione in editoria. Scrive principalmente di cronaca, spettacoli e sport occasionalmente. Appassionato di televisione e teatro.