Il nonno ha violato la Convenzione dell'Aja
“Eitan tornerà in Italia”, sarà affidato alla zia Aya: la decisione del tribunale di Tel Aviv

L’unico sopravvissuto alla tragedia della funivia del Mottarone, Eitan Biran tornerà in Italia dove c’è la sua residenza abituale. Il 23 maggio nell’incidente sono morti la madre, il padre, il fratellino e i bisnonni. La decisione di affidarlo alla zia Aya Biran è stata presa dal giudice del tribunale della famiglia di Tel Aviv.
Eitan, che ha sei anni e che in Italia era iscritto alle scuole elementari, era stato portato in Israele dal nonno paterno Shmuel Peleg con un volo privato decollato da Lugano, ed era al centro di una contesa giudiziaria tra la famiglia materna e quella paterna. Il nonno sarà anche costretto a pagare le spese processuali. Il nonno e la nonna paterni sono indagati dalla Procura di Pavia con l’accusa di sequestro.
La giudice Iris Ilotovich-Segal ha respinto la tesi del nonno materno, Shmuel Peleg, secondo cui Israele e’ il luogo normale di residenza del bimbo cosi’ come la tesi che abbia due luoghi di residenza, Israele e Italia. La corte ha rigettato anche la tesi di Peleg convinto che Israele sia il luogo dove debba crescere Eitan dal momento che i suoi genitori, morti nella tragedia della funivia, volevano tornare a vivere nello Stato ebraico. La giudice ha messo l’accento sulla continuita’ nella vita del minore, arrivato in Italia appena nato e li’ vissuto finora.
Shmuel Peleg, nonno di Eitan dovrà pagare 70mila Shekel (circa 18mila euro) di spese processuali. E intanto potrebbe impugnare il ricorso. Un’ipotesi che potrebbe far allungare i tempi del rientro del bambino: ”Ci sono una serie di questioni tecniche e operative che sono in fase di definizione con le autorità locali”, ha detto il legale Cristina Pagni, dicendo che ”aspettiamo i dettagli della decisione di una lunga sentenza che andrà tradotta”.
“Non ci sono ne’ vincitori ne’ vinti, c’e’ solo Eitan. Tutto quello che vogliamo per lui e’ che ritorni presto nella sua casa, ai suoi amici a scuola, alla sua famiglia e specialmente alle sue cure terapeutiche di cui ha cosi’ tanto bisogno”. Hanno detto gli avvocati della zia paterna Aya Biram che ha espresso “grande gioia”.
Eitan ha “legami più forti e si sente più a suo agio con la sua famiglia italiana e l’ambiente circostante di quanto non ne abbia con la sua famiglia israeliana e l’ambiente circostante”. Secondo il giudice, riporta il sito del Jerusalem Post, il nonno del bambino, Shmuel Peleg, ha violato la Convenzione dell’Aja portando in Israele il bambino senza copertura giuridica. Il tribunale ha anche sottolineato come l’Italia sia per EITAN “il suo ambiente di vita abituale”.
“Io e la collega Grazia Cesaro siamo contenti per la decisione favorevole del Tribunale di Tel Aviv e del fatto che i principi e lo spirito della Convenzione dell’Aja abbiano trovato applicazione” ha spiegato il legale civilista Cristina Pagni, che rappresenta in Italia, con la collega Cesaro (sul fronte penale c’e’ l’avvocato Armando Simbari), la zia paterna di Eitan, Aya Biran. “Aspettiamo di capire quando sara’ possibile il rientro del bimbo in Italia, lo sapremo forse in serata”, ha chiarito il legale e cio’ anche in relazione al fatto che i nonni materni avranno possibilita’ di impugnare la sentenza del giudice israeliano.
Oltre ad aver disposto il rientro in Italia di Eitan, la Corte di Tel Aviv ha indicato come di fondamentale importanza “concentrarsi sulle condizioni mediche ed emotive“ del piccolo e “dargli il sostegno, le cure e l’abbraccio di cui ha bisogno a causa della tragedia che ha colpito lui e la sua famiglia” è scritto nella sentenza del tribunale israeliano. I giudici inoltre ritengono che sia ancora possibile ricomporre “la frattura familiare” che si è creata dopo la tragedia, proprio per il bene del bambino a cui si dovrebbe far sentire la “connessione” tra i due nuclei familiari.
(Articolo in aggiornamento)
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