La scrittrice e lo studente detenuto in Egitto
Elena Ferrante, l’amica geniale di Patrick Zaki e Napoli: “Contenta che Lenù e Lina l’abbiano aiutato in carcere”

La scrittrice napoletana Elena Ferrante, autrice del successo internazionale L’amica geniale, rilascia un’intervista in esclusiva a La Repubblica e, in qualche modo, risponde a Patrick George Zaki. Lo studente egiziano di 30 anni dell’Università di Bologna è stato scarcerato lo scorso 8 dicembre, dopo 22 mesi di detenzione anche se non assolto dall’accusa di diffusione di notizie false per alcuni post sui social e alcuni articoli sulla persecuzione dei cristiani copti nel suo Paese. All’uscita dal carcere aveva detto che nel carcere di Tora a Il Cairo e in quello di Mansura aveva letto molto: Dostoevskij, Saramago e tanta letteratura napoletana, soprattutto Ferrante.
“Sono contenta che la storia delle mie due ragazze gli sia stata d’aiuto. Ma se penso a Zaki che legge, non riesco a prescindere dallo sfondo. Vedo la cella, con rabbia, non i libri”, ha quindi commentato la scrittrice nell’intervista al quotidiano. Ferrante, autrice ancora anonima, è tra i romanzieri più letti al mondo. La saga de L’amica geniale ha riscosso un successo internazionale clamoroso ed è diventata anche una serie tv – uscirà nel 2022 la terza stagione. Zaki ha anche espresso il suo desiderio di venire a Napoli, un giorno: “Credo che quando la vedrà, pur non conoscendola, la riconoscerà. Innanzitutto perché so che ha letto parecchi altri scrittori napoletani e quindi ha già estratto dai libri una sua mappa personalissima della città. E poi perché Napoli, oltre che ricca di storia – la città, se ricordo bene, ha avuto secoli fa una comunità egiziana di grande influenza culturale – e di storie significative, è uno straordinario riassunto dei problemi del sud del pianeta“.
A quanto pare lo studente 30enne, diventato suo malgrado un simbolo della libertà di espressione e vittima dei regimi autoritari, avrebbe tra l’altro origini napoletane. “Mia nonna, la bisnonna di Patrick, Adel, era per metà italiana. Aveva sposato un libanese ma parte della sua famiglia veniva da Napoli. Chissà se un giorno andremo con Patrick in Italia”, ha infatti dichiarato il padre George Zaki in un’intervista esclusiva a Il Corriere della Sera. Palazzo San Giacomo nel giugno 2020 gli ha conferito la cittadinanza onoraria. Ferrante si è detta a favore, “assolutamente”, del conferimento della cittadinanza onoraria italiana a Zaki.
Per la scrittrice la letteratura è qualcosa di più di un rifugio, l’evasione da una situazione di oppressione. “La scrittura sprigiona mondi, voci, idee, emozioni. Tutto il corpo ne è investito e ha l’impressione di fortificarsi, di accrescere la propria potenza di vita. Un libro, insomma, non può che moltiplicare il bisogno di sopravvivenza. Mi immagino quindi che, in stato di detenzione, ciò che consola sia non l’evasione virtuale, ma quel di più di energia vitale attivato dalla finzione letteraria. La letteratura rende più forti, più resistenti. Ma per quanto piacevole e intensa possa essere una lettura, l’obbrobrio della prigione – in Egitto, qui da noi, in ogni parte del mondo – resta”.
Ferrante ha legato il caso di Zaki a quello di Giulio Regeni, il ricercatore friulano rapito e ucciso dopo terribili torture in Egitto tra gennaio e febbraio 2016. “È Giulio Regeni, credo – con la sua vicenda atroce e senza giustizia – che ha reso i quasi due anni di prigione di Zaki una ferita insopportabile per le nostre coscienze. Questi due ragazzi hanno riassunto in sé tutte le ingiustizie e tutti i pericoli a cui le nostre figlie, i figli, i nipoti, sono esposti anche solo studiando e pensando e cercando di capire, in piena autonomia, in quale mondo gli è toccato di vivere“.
Lo studente egiziano al momento non può uscire dall’Egitto: fonti egiziane hanno fatto sapere si trova su una black-list che gli impedirà di viaggiare prima della fine del processo e di un’assoluzione. La prossima udienza del processo è stata fissata per il primo febbraio. La sua avvocatessa principale, Hoda Nasrallah, ha chiesto l’acquisizione di riprese di telecamere di sorveglianza dell’aeroporto del Cairo, di un rapporto dei servizi segreti interni e di un verbale di polizia per dimostrare che tra il 7 e l’8 febbraio di due anni fa Patrick fu catturato illegalmente. Il capo del pool difensivo ha chiesto anche gli atti di un vecchio processo e la convocazione di un testimone per dimostrare che l’articolo scritto da Zaki non propalava falsità. Il 30enne rischia ancora cinque anni di prigione oltre ai 22 mesi già trascorsi in cella.
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