Secondo Fernando Pessoa, tutte le lettere d’amore sono ridicole, esattamente perché sono lettere d’amore. Al contrario, non tutte le lettere di odio o di sdegno sono per forza ridicole, ma ve ne sono comunque alcune che riescono ad esserlo in pieno, soprattutto quando sono rese pubbliche, così da mostrare la corposa ipocrisia dei soggetti coinvolti. Un recentissimo esempio di ciò è la lettera aperta di Eleonora Evi, già deputata europea per il MoVimento 5 Stelle, la quale si è dimessa ieri dalla carica di co-portavoce di Europa Verde con Angelo Bonelli, denunciando il partito a motivo della cultura paternalistica, se non direttamente patriarcale, che lo caratterizzerebbe nelle sue dinamiche interne.

Nella lettera aperta l’onorevole Evi fa altresì riferimento all’increscioso contrasto tra il proclamato programma di un partito che “tra i suoi obiettivi ha quello di difendere la biodiversità, quale elemento preziosissimo per la stessa sopravvivenza del pianeta” e il fatto che “questo valore non si riesca ad applicarlo all’interno del partito stesso” (mi è capitato di leggere prosa italiana migliore). Ma come! Un partito di sinistra ben allineato alla politica identitaria che funziona molto da quelle parti, e nella fattispecie alla linea schleiniana del PD si fa beccare ad essere paternalista e patriarcale?

Come si configura il caso in cui la predica sui valori buoni e giusti provenga ipocritamente da un partito che non li rispetta al suo interno? È d’altra parte ben noto come il rischio di chi si dichiara puro è quello di trovarsi uno più puro che ti epura, oppure che semplicemente faccia presente il fatto che l’autodichiaratosi puro non sia tanto puro. In questo caso la rivelazione proviene dal vertice stesso (anzi: ex-vertice) di un partito di sinistra che trova tipicamente intelligente rivendicare la propria presunta superiorità morale come strumento politico. A parte gli scherzi, se da un lato è apprezzabile la scelta coraggiosa di Eleonora Evi, dall’altro lato ci verrà voglia di fare una doverosa tara alle prossime prediche politiche di chi razzola biodiversamente male.