Napoli si appresta ad eleggere il nuovo sindaco dopo dieci anni di amministrazione arancione. La città è storicamente schierata a sinistra da oltre un ventennio e attualmente ha sei candidati alla poltrona di Palazzo San Giacomo, di cui quattro provengono proprio dall’area mancina della politica.

La campagna elettorale in corso è evidente che risulta essere la più lunga degli ultimi anni e le coalizioni messe in campo a destra sono quelli di Catello Maresca, magistrato, e Sergio Rastrelli (come anticipato dal Riformista) proposto da Giorgia Meloni ed accolto con piacere da Forza Italia che dovrebbe segnare la rottura definitiva con l’ex magistrato. A sinistra, invece, c’è una frammentazione che attinge dal serbatoio napoletano che in questi anni ha deciso le ultime elezioni di sindaci cittadini e governatori di regione. In corsa su tutti, per l’asse Leu-Cinque Stelle –Pd Gaetano Manfredi, ex Ministro all’Università del Governo Conte ed ex Rettore della Federico II, tampinato da Antonio Bassolino, ex Sindaco di Napoli ed ex Governatore della Regione Campania ripudiato dal Partito Democratico e infangato da 19 processi a suo carico (da cui è sempre stato assolto…). Come continuità al progetto ormai decennale di de Magistris, c’è la giovane Alessandra Clemente che in questi anni, ed ancora oggi, ha ricoperto diversi incarichi in giunta. Chiude la corsa dei rappresentanti della sinistra napoletana Sergio D’Angelo, storicamente vicino al terzo settore, ma appena silurato da de Magistris dalla direzione dell’azienda pubblica ABC, che fornisce il servizio idrico in città.

Che tipo di campagna elettorale sarà? Quale invece la strategia adottata fino ad oggi dai candidati? Il Riformista ha chiesto un parere a Livio Varriale, data journalist e scrittore, per fare chiarezza sui candidati e le loro strategie.

Manfredi è il candidato da battere – secondo il giornalista – La sua campagna elettorale è molto semplice da gestire. Ha pezzi di Governo con cui fa passerelle che lo appoggiano ed il suo profilo richiede una campagna elettorale dai toni bassi, fatta più da incontri privati con gli interlocutori istituzionali della città, e se dovesse fallire l’obiettivo, sarebbe una sconfitta molto cocente, visto che corre insieme al Movimento 5 Stelle (che secondo me si confermerà maggior partito della coalizione) ed ha tutti i pezzi forti che lavorano per lui“.

Maresca e Bassolino invece?
Maresca è quello da abbattere ed infatti è il candidato più chiacchierato dalla stampa vuoi per la sua scelta di prendere le distanze dai partiti, vuoi perché l’orientamento politico della stampa partenopea e degli editori, salvo alcune rarità, è tendenzialmente a sinistra. Si parla molto di Maresca per indebolirlo, non è un caso che pochi gli domandano dei programmi, molti invece lo incalzano sugli inciuci di coalizione. Bassolino è il candidato da riavvicinare per la sinistra e da arruolare per la destra. L’ex sindaco è quello che tecnicamente ha ottime competenze per ricoprire il ruolo e la sua campagna elettorale è vintage, ma sorprendentemente emozionante perché è il primo ad aver iniziato la stagione dei comizi che piacciono trasversalmente agli utenti dei social. Anche Maresca sta seguendo la campagna elettorale con molto interesse tra i vicoli delle città e fa più paura di tutti sia perché ha per il momento ancora tutta la destra cittadina con se sia perché Bassolino, inattivo politicamente da tempo, può rappresentare una vera emorragia di voti per la sinistra. Non è un caso che il centrodestra lo abbia abbandonato per paura di perdere il controllo politico su un candidato civico una volta terminate le elezioni.

Ci sono tante polemiche sulla campagna elettorale di Alessandra Clemente che non ha lasciato il suo ruolo a Palazzo San Giacomo…
Premesso che Alessandra Clemente è giovane e donna, alla faccia del PD e di Letta che predicano sempre meglio di quanto praticano, ed è la politica più fresca come esperienza amministrativa per via delle sue ripetute esperienze nella giunta arancione. Far parte della sfera di de Magistris non è ad oggi un buon biglietto da visita visto il calo di popolarità del sindaco con le valigie pronte per la Calabria, la Clemente dovrebbe tagliare quanto prima possibile il cordone con l’attuale Giunta per evitare di trovarsi quotidianamente tra le polemiche già scoppiate sul suo ruolo di candidata e assessore in carica, oltre a dover disertare gli eventi istituzionali del comune per scansarsi da chi sostiene che sta facendo campagna elettorale con i soldi dei cittadini. Paradossalmente Clemente e Maresca sono simili se li contestualizziamo nel serbatoio elettorale delle associazioni Antimafia sparse sul territorio. Se stacca il cordone ombelicale da Dema può proporsi come startupper della politica napoletana, giovane e rosa ed ambire ad iniziare un percorso politico autonomo di lungo corso vista l’età. Anche se sospetto che l’abbandono dello zio Sandro Ruotolo verso Manfredi, la traghetterà verso la sinistra e magari sarà lo specchietto per le allodole proprio del Pd che vuole donne giovani capaci in posti di potere.

D’Angelo ha scisso l’elettorato di Dema in due, cosa ne rimarrà del movimento arancione?
Sergio D’Angelo è un’altra mente eccelsa della politica del fare, non sfigurando affatto rispetto agli altri candidati, anzi. Paga lo scotto di non essere il prescelto di una parte, per questo motivo credo che, insieme a Bassolino, sia il vero candidato autonomo nonostante provenga da una esperienza anche lui arancione. Fa bene a presentarsi al pubblico come outsider e farebbe bene ad intavolare discorsi di collaborazione con altri candidati a sindaco, preparandosi ad un ritiro, lasciando la Clemente con il cerino in mano dopo averle già sottratto una buona parte dei centri sociali al di fuori di Potere al Popolo.

La decisione di Rastrelli invece?
Persona per bene, acerbo dal punto di vista amministrativo, destinata a perdere e candidato secondo una logica di scambio di favori tra partiti che hanno intrapreso un dialogo per l’unificazione della destra in un’unica sigla. La strategia perdente del centrodestra ha senso molto più ampio di accordo non solo tra i partiti della stessa coalizione, ma soprattutto tra tutti i partiti che adesso formano l’arco del Governo. Hanno ceduto Napoli ai soci Pd-5S-Leu, chissà cosa avranno in cambio sugli altri territori della Penisola.

E la rete che dice?
Beh, Bassolino ha un seguito di tutto rispetto coltivato in questi anni dove ha parlato poco di politica e più di sport e di esperienze istituzionali passate, ma ha seguito sia su Facebook che su Twitter ad esempio. Manfredi e Clemente godono di una bella visibilità, pulita soprattutto, grazie alle condivisioni social del mondo accademico per quanto riguarda il primo e delle associazioni per quel che concerne la seconda. Tutti e due però hanno investito su Facebook mentre su Twitter non generano traffico, soprattutto l’ex rettore iscritto da poco e Clemente che non coltiva il social. D’Angelo non ha pubblico se non i suoi, immagino che sia difficile per lui raccattare qualche voto sui social, quindi farebbe bene a viaggiare di più sul territorio.

E Maresca come va sui social?
Maresca ha i social, ma non va forte, anche perché essendo un magistrato fino ad oggi ha osservato un basso profilo, ma c’è un nutrito gruppo di elettori che ha creato comunità social in suo sostegno, oltre a un dato che non va sottovalutato e precisamente che nell’ultimo mese è quello più cercato su Google seguito da Manfredi e da Bassolino. Ecco perché in queste elezioni apparentemente decise, più che un candidato da battere, c’è bisogno di abbattere un candidato.

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Esperto di social media, mi occupo da anni di costruzione di web tv e produzione di format