Elezioni al Consiglio superiore
Elezioni Csm, il giudice Sacchi: “L’obiettivo è migliorare il sistema giustizia”
Massimiliano Sacchi, giudice di Corte di Appello a Napoli, è tra i candidati al Csm sorteggiati dal comitato Altra Proposta, collegati al candidato Andrea Mirenda sorteggiato ex lege.
Separazione delle carriere e indipendenza interna dei magistrati sono due temi centrali, la prima dovrebbe garantire la seconda: cosa ne pensa?
«Non sono favorevole alla separazione delle carriere poiché a mio parere il pubblico ministero deve restare nell’ambito dell’ordine giudiziario, unitamente al giudice, in quanto costituisce un presidio di legalità a garanzia dello stesso indagato, essendo il primo interlocutore della polizia giudiziaria. Un pm autonomo dal potere esecutivo costituisce, inoltre, garanzia di un esercizio dell’azione penale condotto nell’interesse effettivo dei cittadini. L’indipendenza interna dei magistrati si tutela attraverso un Csm autorevole e liberato da ogni forma di condizionamento di tipo correntizio».
In che modo l’elezione di magistrati indipendenti dalle correnti potrebbe contribuire a un reale rinovo del Csm?
«Il candidato libero da vincoli di mandato può esercitare il suo ruolo senza doverne rispondere ad alcuno, ma avendo quale criterio guida del suo operato quello della rigorosa osservanza della Costituzione, della legge e degli atti di normazione secondaria. La presenza al Csm di consiglieri realmente indipendenti consente di rendere trasparente l’attività dell’organo di autogoverno e fornisce la garanzia di decisioni assunte nell’interesse generale, avendo come fine ultimo il migliore funzionamento del sistema giustizia».
Quali sono, secondo lei, i cambiamenti da adottare per un cambio di passo rispetto al passato?
«Il ruolo di consigliere non deve costituire occasione per esercitare un potere finalizzato al perseguimento di interessi particolaristici o per precostituirsi titoli da spendere successivamente per l’acquisizione di incarichi direttivi».
Giustizia e magistratura vivono una crisi di credibilità: come se ne esce?
«Premiare, in occasione dell’imminente consultazione elettorale, candidati indipendenti come quelli individuati da Altra Proposta, sarebbe un primo segno di discontinuità rispetto al passato. Occorre, inoltre, che vengano messe a disposizione dei capi degli uffici le risorse necessarie per rendere più celere ed efficiente la risposta alla domanda di giustizia. Con riguardo all’aspetto programmatico ritengo imprescindibile l’individuazione, da parte del Csm, del cd. Carico sostenibile di lavoro, vale a dire di uno standard, distinto per funzioni esercitate, che possa uniformare il livello di produttività esigibile su base nazionale, determinato avuto riguardo alla complessità dei singoli procedimenti. Non ogni fascicolo infatti ha lo stesso livello di complessità e talvolta accade che un solo processo, per il numero elevato delle parti coinvolte o per la specificità della materia trattata, impegni il magistrato in misura sensibilmente maggiore che più processi messi assieme. Inoltre, attualmente le risorse sul territorio non appaiono distribuite in maniera razionale e la misura dell’impegno richiesto varia sensibilmente a seconda dei risultati attesi che ciascun dirigente indica nel programma annuale di gestione, con il quale fissa gli obiettivi da perseguire anno per anno. Ferma restando la necessità di tenere conto delle esigenze degli utenti del servizio giustizia e quindi di fornire una risposta in tempi adeguati, occorre tuttavia mettere i singoli magistrati in condizione di poter svolgere serenamente la propria attività. L’indicazione di una soglia di produttività esigibile, la cui individuazione è dalla legge demandata al Csm, consentirebbe di coniugare l’obiettivo dell’efficienza con la necessità di offrire una risposta di giustizia anche qualitativamente adeguata».
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