Resta altissima la tensione in Mozambico dopo le elezioni presidenziali che hanno visto la contestata vittoria di Daniel Chapo, il candidato del Frente de Libertacao de Mocambique (FRELIMO) al potere dall’indipendenza. Le opposizioni sono scese in piazza denunciando brogli e la polizia mozambicana è intervenuta sparando sui manifestanti e ferendo cinque persone nella provincia di Niassa. La Commissione Elettorale Nazionale ha diffuso dati che parlano di una vittoria di Chapo con il 70% delle preferenze, ma   i sostenitori di Venancio Mondlane, candidato di Podemos hanno pubblicato dei dati diversi che mostravano una vittoria del partito di opposizione.

Stando ai dati ufficiali Mondlane, ex volto televisivo molto noto in Mozambico,  avrebbe ottenuto soltanto il 20% dei voti, ma i supporter del Partito Ottimista per lo Sviluppo del Mozambico (PODEMOS) hanno accusato la Commissione Elettorale di corruzione. Anche gli osservatori dell’Unione Europea hanno parlato di evidenti alterazioni dei risultati delle votazioni come le registrazioni dei verbali che hanno visto più voti al candidato del Frelimo di quanti fossero effettivamente i votanti nelle sezioni.

Proteste per brogli, uccisi due dirigenti di Podemos: avevano aizzato folla

Nei giorni subito successivi alle elezioni nelle strade della caotica capitale Maputo sono stati assassinati due alti dirigenti di Podemos, il portavoce del partito ed un consigliere di Venancio Mondlane, portando la tensione alle stelle. Il candidato di Podemos ha invitato i mozambicani a scendere in piazza e a paralizzare il paese per bloccare le marce della vittoria dei sostenitori del Frelimo, previste in tutte le principali città. Intanto sono arrivate le congratulazioni a Daniel Chapo da Xi Jinping e Vladimir Putin, due solidi alleati del Mozambico a guida Frelimo che hanno enormi interessi economici nell’ex colonia portoghese. Il Mozambico ha enormi giacimenti di gas naturale, ma oltre due terzi della popolazione vive sotto la soglia di povertà.

Le province settentrionali di Cabo Delgado, Nampula e Niassa sono sconvolte dal terrorismo jihadista dello Stato Islamico che ha assorbito nella sua galassia gli islamisti locali che riescono ad arruolare i giovani senza speranza del Mozambico settentrionale. Il governo del precedente presidente Filipe Nyusi non aveva fatto nulla per proteggere la popolazione locale e la Total, il colosso francese che ha la concessione per l’estrazione del gas, ha fatto arrivare un migliaio di militari dal Ruanda per difendere le istallazioni petrolifere. Le proteste stanno continuando, anche se l’altro partito di opposizione di destra Renamo non sta partecipando attivamente, e Mondlane ha dichiarato che non accetterà mai il risultato dichiarato dalla Commissione Elettorale Nazionale. La comunità internazionale sta seguendo con attenzione i fatti mozambicani, ma il grande paese africano sembra sempre più vicino all’area dei Brics e sempre più lontano dal blocco occidentale, portando un’altra pedina dalla parte di questo crescente antagonista degli Stati Uniti e dell’Europa.

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Matteo Giusti, giornalista professionista, africanista e scrittore, collabora con Limes, Domino, Panorama, Il Manifesto, Il Corriere del Ticino e la Rai. Ha maturato una grande conoscenza del continente africano che ha visitato ed analizzato molte volte, anche grazie a contatti con la popolazione locale. Ha pubblicato nel 2021 il libro L’Omicidio Attanasio, morte di una ambasciatore e nel 2022 La Loro Africa, le nuove potenze contro la vecchia Europa entrambi editi da Castelvecchi