Non c’è mai stata partita e i numeri non lasciano spazio a libere interpretazioni. Il centrosinistra doveva solamente concretizzare a porta vuota e, a differenza della Liguria, in Emilia-Romagna ha insaccato il pallone in rete. Michele De Pascale si impone con il 56,7%, confermando pronostici e sondaggi che da settimane avevano escluso ogni ribaltone. Dal canto suo il centrodestra ha provato a giocarsi la carta Elena Ugolini, ex sottosegretaria al ministero dell’istruzione nel governo Monti, già docente di Storia e Filosofia e preside del Liceo Malpighi: era l’unica opzione non tanto per sperare nel colpo di scena, ma per ridurre il margine della sconfitta e non sprofondare. E infatti, al di là della vittoria, l’esperimento strappa il 40,1%. Non un successone, certo, ma è un dato non terrificante in una roccaforte rossa inespugnabile. Gli altri due candidati racimolano le briciole: Federico Serra (Per la pace, l’ambiente e il lavoro) l’1,9% e Luca Teodori (Lealtà, coerenza, verità) l’1,2%.
Elezioni Emilia-Romagna, non c’è mai stata partita
Crolla l’affluenza: a gennaio 2020 aveva votato il 67,7% degli elettori, mentre ora solo il 46,4% si è recato ai seggi. Ma va detto che 4 anni fa un’estrema polarizzazione, complice anche il «fattore sardine», aveva portato entrambi gli schieramenti a giocarsi il tutto per tutto. Invece in questa tornata lo scontro è stato molto meno sentito, così come dimostra la scarsa rilevanza (anche mediatica) data dai leader del centrodestra all’appuntamento elettorale. Anche perché la partita fin da subito è apparsa chiusa.
Ottimo il risultato di lista per il Partito democratico, oltre la soglia del 42%. Bene Fratelli d’Italia (23,9%) e l’Alleanza Verdi-Sinistra (5,3%). Il Movimento 5 Stelle – inchiodato al 3,6% – è praticamente un decimo dei dem. Male anche Forza Italia (5,7%) e soprattutto la Lega (5,3%). Carlo Calenda, leader di Azione, esulta: «L’ottima affermazione di De Pascale conferma che era il candidato giusto. Persona pragmatica, con esperienza di governo, riformista. Noi siamo molto contenti di averlo appoggiato, complimenti a lui».
Schlein esulta, Renzi prova a salire sul carro
Il trionfo del centrosinistra è benzina per chi insiste per il campo largo. A partire da Elly Schlein: «È il segno di una vittoria che è anche la vittoria della coesione di una squadra, di una coalizione e anche dell’unità e della coesione del nostro partito. È sicuramente il segno di dove possiamo arrivare quando siamo uniti, compatti attorno a un obiettivo». Ma la segretaria tiene a rimarcare anche il ruolo di primo piano: «Dato straordinario, questo conferma la responsabilità che ci sentiamo come perno per l’alternativa al centrodestra». Anche Matteo Renzi, leader di Italia Viva, va in pressing: «Il centrosinistra unito vince. Il centrosinistra diviso perde. Lo dice la matematica da sempre, lo conferma la politica oggi».
De Pascale cerca subito un ponte con il governo, in particolare per la questione alluvione e ricostruzione: «Spero di poter incontrare Giorgia Meloni nei prossimi giorni. Serve un cambio di passo, una leale collaborazione istituzionale, per dare risposte a chi non dorme la notte per il maltempo». Non a caso propone un «patto repubblicano»; la presidente del Consiglio auspica «una collaborazione costruttiva per affrontare le sfide comuni e lavorare per il benessere e il futuro delle nostre comunità».
Il commento senza senso di Rita Dalla Chiesa
Ugolini, nella telefonata di rito per congratularsi con l’avversario, chiede di impegnarsi «per riconquistare il più grande partito che c’è in Regione, quello di chi ha deciso di non andare a votare». Invece il senatore leghista Claudio Borghi fa polemica: «Già sparita la bassa affluenza. Si sente distintamente preparare la fanfara». E la risposta di Rita Dalla Chiesa di Forza Italia fa discutere: «Alla prossima alluvione se lo ricorderanno…».