Ma è solo un like, nulla di più! È una reaction lasciata sotto a un post molto probabilmente più per abitudine, che per una effettiva condivisione del contenuto che ci è apparso in bacheca. Quante volte abbiamo sentito questa affermazione e quante altre volte ci è stato detto che in ogni caso il like non si trasforma automaticamente in una scelta di voto. Troppo semplice e troppo stupido credere all’equazione un like, un voto.

I magnifici 7

Tutto assolutamente vero, ci mancherebbe, eppure a dispetto di alcuni luoghi comuni che vanno per la maggiore, va qui rimarcato senza il timore di essere messi alla berlina, che un like è una interazione comportamentale assai preziosa per un leader politico e ancor di più per un candidato. Tanto da poter essere considerata l’anticamera della preferenza che l’elettore-follower decide di scrivere sulla scheda nel giorno delle votazioni.  Ecco perché sono pronto a scommettere che i candidati che in queste ultime quattro settimane sono stati più performanti nel coinvolgere i follower e che abbiamo giornalmente censito nella classifica de I magnifici 7, in proporzione raccoglieranno più consensi dei loro colleghi di lista che sono riusciti a stimolare in modo meno intenso la partecipazione digitale.

Le conseguenze immediate

Il like non è un voto, ma riesce comunque a produrre due conseguenze immediate che nel tempo contribuiscono non poco alla possibile conversione del follower in elettore: la prima, alimenta l’algoritmo di funzionamento della piattaforma che traduce quella reaction in uno specifico interesse da parte nostra e per questo continuerà nel futuro immediato a proporci con una certa frequenza i contenuti di quell’account, con l’obiettivo di strapparci una quota crescente di dati comportamentali.

La seconda, intimamente connessa alla precedente, è tutta incentrata sul fattore tempo in quanto più cresce la nostra esposizione a determinati contenuti con i quali abbiamo interagito, tanto più si consolida nel follower una famigliarità digitale con il leader e candidato. Questa familiarità diventa poi la bussola fondamentale che ci aiuta a districarci in una quotidianità fatta di iperscelte. “Ogni giorno – come ci ricordano Richard Thaler e Cass Sunstein nel loro best sellers Nudge, la spinta gentile – prendiamo decisioni sui temi più disparati, ma siamo condizionati da troppe informazioni contrastanti, dall’inerzia e dalla limitata forza di volontà” che riducono sensibilmente a pochi secondi il tempo della nostra attenzione digitale. Il like dunque è quella spinta gentile che ci semplifica la vita, che ci fa ritenere giusta, motivata e coerente anche una scelta di voto, proprio perché reaction dopo reaction, settimana dopo settimana il contenuto politico si è fatto strada nelle nostre abitudini richiedendoci, grazie a un frame semplificato e pop, sempre meno sforzi per la sua comprensione.

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Domenico Giordano è spin doctor per Arcadia, agenzia di comunicazione di cui è anche amministratore. Collabora con diverse testate giornalistiche sempre sui temi della comunicazione politica e delle analisi degli insight dei social e della rete. È socio dell’Associazione Italiana di Comunicazione Politica. Quest'anno ha pubblicato "La Regina della Rete, le origini del successo digitale di Giorgia Meloni (Graus Edizioni 2023).