La sfida del voto
Europee, Meloni pronta ad annunciare la candidatura. Spareggio tra Tajani e Salvini al fotofinish
Due date blindate e poco o nulla di fatto: il 20 aprile i partiti devono depositare i simboli delle liste; tra il 29 e il 30 devono essere depositate le liste. Poi una campagna elettorale durissima. Il paradosso è che i più moderati possano essere proprio i Fratelli d’Italia: i sondaggi dicono che avranno molti seggi in più rispetto ai sette attuali e quindi c’è solo l’imbarazzo della scelta, nessun mal di pancia, pochi gli interrogativi. La suspence riguarda “solo” Giorgia Meloni, il ministro-cognato Francesco Lollobrigida e il ministro-Virgilio – colui che le aprì le porte della presidenza di Ecr – Raffaele Fitto. E altri nomi-civetta come Guido Crosetto, Adolfo Urso e Gennaro Sangiuliano. La loro mission è portare voti e consenso per far eleggere altri. Il disvelamento è affidato ad una sorta di beach party in quel di Pescara dove tra il 26 e il 28 aprile è in calendario la conferenza programmatica del partito. L’attesa è tanta. Giusto in tempo per presentare le liste il giorno dopo.
Forza Italia e Lega
Assai più problematica la situazione per Forza Italia e Lega. Per motivi opposti ai Fratelli, Salvini dovrà ridurre e di parecchio la squadrone di 27 eurodeputati uscenti. Se andrà bene ne potranno rientrare 8-9, dieci sarebbe un grande successo. E il Matteo verde ha solo una cosa in testa: fare cassa con alcuni mr Preferenze. Al sud ha arruolato il recordman di voti Aldo Patriciello che dopo dodici anni ha salutato Forza Italia. C’è l’enigma Vannacci che da mesi dice di essere lusingato per le offerte della Lega e però ci deve sempre pensare ancora un po’ su. Il tempo è scaduto. Il bluff anche. Salvini lo vorrebbe capolista in tutte le cinque circoscrizioni, “ci porta il 2%”. Lo stato maggiore leghista non è contento, meno che mai gli uscenti, e pongono condizioni ineludibili: “Se proprio ci deve stare, con lui ci devono essere militanti storici”. Come quelli che però sta candidando Forza Italia.
Tajani vuole svuotare la Lega
Il mite ma furbo Tajani, forte del patto che ha stretto con Giorgia che ha individuato nel Ppe il suo lasciapassare per entrare nella maggioranza europea e ringalluzzito dai risultati in Sardegna e in Abruzzo sta giocando una partita abile e inaspettata per tutti coloro – molti anche dentro il partito – che avevano dato per esangue il partito di Berlusconi. Dopo l’alleanza con Noi moderati di Maurizio Lupi, ha federato Forza Nord, il nuovo partito di Flavio Tosi già leghista della prima ora e oggi plenipotenziario di Forza Italia nel nord est. Tajani sta facendo pesca a strascico tra i leghisti del nord delusi. E non sono pochi. E’ un brutto colpo per Salvini. Forza Nord ha lo sfondo verde e ha reclutato nomi come Reguzzoni, Cosa e Iowobi”. Tajani vuole svuotare la Lega, marginalizzare Salvini e prenderne il posto come secondo forza di coalizione. Proprio per questo non è escluso che il presidente di Forza Italia, vicepremier e ministro degli Esteri, decida alla fine di candidarsi per le Europee. Fu il primo, Tajani, a dire “giammai”. Ma questo succedeva a dicembre. Poi sono arrivati i risultati delle regionali e la “sua” spitzenkandidaten Ursula von der Leyen rischia di entrare nelle urne europee “papa” e di uscirne “cardinale”. E allora da una settimana Tajani accarezza il pensiero stupendo: candidarsi alle Europee e puntare a diventare il Commissario italiano. Sognare cosa poco. “Il Ppe sarà la chiave di qualsiasi governo europeo” diceva ieri. La prova del nove per lui è portare a Strasburgo più degli otto attuali eurodeputati. In lista anche lady Moratti (Letizia). Al sud qualche voce comincia a girare circa il presunto ingaggio di Totò Cuffaro e del suo rivendicato pacchetto da 140 mila voti.
Conte e Schlein
Sarà una lotta feroce fino all’ultimo voto. La stessa che Giuseppe Conte fa al Pd di Elly Schlein. “La segretaria doveva capirlo a novembre quale era il gioco di Conte e a quel punto lasciarlo senz’acqua ad affogare. Altro che dargli la Todde in Sardegna…” mormarono furiosi dal Pd. La verità è che Conte fa molto rumore ma non sa chi mettere in lista per le Europee. La situazione è migliore al sud e nelle isole. Candida Tridico, l’ex presidente dell’Inps, con il vessillo (scaduto) del reddito di cittadinanza. Per le isole ha arruolato Giuseppe Antoci, ex presidente del Parco dei Nebrodi e un solido profilo antimafia. Al Centro aveva pensato a Marco Tarquinio, l’ex direttore di Avvenire che tra qualche mal di pancia dovrebbe essere candidato dal Pd. Se per qualche motivo dovesse andare male, Conte non farà il permaloso e lo accoglierà a braccia aperte. Il Movimento ha otto europarlamentari, solo tre sono ricandidabili (con un mandato alle spalle). L’asticella è portarne a Bruxelles almeno altrettanti. Nel 2019 prese il 17%. Vietato andare sotto. Un modo ci sarebbe, anche qui: candidare Conte. Ma l’ex premier al momento non si pronuncia.
Sindrome da accerchiamento
Come fa la segreteria del Pd Elly Schlein. Lo tsunami Bari ha interrotto le trattative sulle liste. Dal Nazareno tutto tace. Ai gruppi parlamentari anche. Il 20 aprile ci sarà la Direzione, mancheranno dieci giorni alle liste e qualcosa di più, se nel frattempo non succede altro, si dovrebbe capire. Elly si candida o no? E in quale posizione? In tutte le circoscrizioni? Cacicchi, capibastone e derivati vari, criminalizzati da Conte (che è a sua volta politicamente un Capo che però uccide in culla ogni dissenso interno) e dalla vicenda Bari sono pronti a vendere cara la pelle per mantenere il loro posto. Che però la segretaria vorrebbe eliminare per fare posto ai volti nuovi della società civile (Tarquinio, Annunziata, Cecilia Strada) o del partito come Marta Bonafoni e sindaci uscenti come Decaro, Gori, Ricci, Nardella. Il problema è che ciascuno di loro è espressione di una corrente e, nel gergo di Conte di un capobastone.
Il Pd deve anche guardarsi a sinistra da Sinistra e Verdi che hanno fatto il polpaccio di Ignazio Marino e incrocia le dita perchè fallisca la raccolta firma di Santoro. E al Centro dove l’operazione Stati Uniti d’Europa (tra i capilista Bonino, Caiazza e lo stesso Renzi) alla fine sembra arrivare alle urne come la novità più fresca della sfida. Sono tutti voti, a sinistra e al centro, che Elly rischia di perdere. Ecco perchè è chiusa al Nazareno. In piena sindrome da accerchiamento.
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